Lunedì 24. Ora è il momento di fare il punto. Bisogna cominciare la campagna elettorale, e trovare una strategia adeguata. Quella di tenere insieme Veltroni e D’Alema non funziona per tanti motivi, il principale dei quali è la mancanza di volontà dei due (devo dire di Veltroni soprattutto). Cosa bisogna fare a venti giorni dal voto? Il primo problema è quello della sicurezza e dell’ordine pubblico. Bisogna rendere chiaro che la garanzia di stabilità e di ordine è il voto ai Ds, la non dispersione. Ma bisogna anche rilanciare una piattaforma riformista: siamo messi male tra la riforma della Bindi, quella dei ministeri che non porta subito popolarità, etc…

Calma piatta nei giorni successivi. Il problema è la gestione degli ultimi quindici giorni di campagna elettorale. Martedì a colazione (in appartamento o a Botteghe Oscure? Da noi) ci vediamo con lo staff di Veltroni per una riunione voluta da D’Alema. Temo di essere predestinato a fare il rompicoglioni. Cerchiamo di capire cosa dire. Il punto è come si sfruttano le due “risorse” a disposizione. D’Alema è capo del governo. Deve mantenere il suo profilo istituzionale che è quello che gli dà credibilità, forza, consenso. Veltroni deve fare la campagna elettorale esaltando la stabilità, l’attività di governo, la competizione tra Ds e Fi. Questo è tutto. Quali colpi si possono fare negli ultimi giorni? Naturalmente la pace, prima di tutto. La riforma dei ministeri. Il contratto dei metalmeccanici. Bisogna impedire danni provenienti dal governo (la Bindi), collisioni con i partner di governo e risse nell’alleanza. Ci vuole però un’idea, che al momento non abbiamo. Intanto il punto è dare noi ritmo e temi alla campagna elettorale.

Quelli politici non interessano. Bisogna far crescere un clima nel paese e parlare di cose che portino naturalmente a votare Ds. La stabilità è tema fondamentale. La passione e la competenza nel lavoro. Domani Vespa è appuntamento molto importante. Vespa va bene, nel fine settimana pare che si faccia la pace, io me ne vado a Parigi. Ma domenica notte si interrompe il processo di pace. Ora è lunedì mattina, tra qualche giorno si vota e le prospettive non sono brillanti. Ultimi giorni di campagna elettorale. Si accavallano sondaggi, preoccupazioni, fantasmi. Nel pomeriggio di martedì, alle 18, mentre D’Alema sta dando un’intervista a De Bortoli, arriva la notizia della sospensione dei bombardamenti, quantomeno limitata e non ufficiale. Il percorso di pace va avanti, vedremo meglio. Alle 19 e 30 D’Alema va in sala stampa e diffonde una dichiarazione. Sono un po’ preoccupato. E se fosse eccessiva? Più tardi si chiude il contratto dei metalmeccanici. Un altro passo avanti. Basterà tutto ciò per domenica?

Le elezioni sono passate, e sono andate come è noto. Si è trattato di un voto libero. La gente ha votato per l’Europa e per le personalità (Bonino, ma anche Prodi) più legate all’Europa. Se vogliamo essere fiscali il centro-sinistra è davanti al centro-destra. Perché non vuol dire granché? Perché l’interpretazione corrente è che è finito l’asse D’Alema-Marini per le sconfitte di entrambi i partiti. Questo è il punto. Che fare? Rimpasto? Vediamo i dati. Non mi sembra che abbia senso. La base del governo sta in Parlamento, e lì il Ppi ha una caterva di parlamentari che votano e devono continuare a votare, fino alla fine della legislatura. Tuttalpiù bisogna dare ai democratici (a Maccanico, per esempio) le riforme istituzionali. Rilanciare la coalizione sul piano programmatico, ideale, organizzativo, aggregativo, organigrammatico. Può farlo da qui Minniti, dato che né D’Alema (non può), né Veltroni (non sa) lo faranno.

Tutti i problemi finiscono a Botteghe Oscure. Nel senso che non possiamo prescinderne, per organizzare il lavoro da qui ai prossimi due anni. Il problema è rappresentato dalle persone. Quelle giuste funzionano e vincono, quelle sbagliate no. Fine. Cuillo mi dice che ieri sera, martedì 15, Zingaretti ha discusso riservatamente con spagnoli e francesi la questione della presidenza dell’Is. Si è avanzata l’ipotesi D’Alema da parte di uno dei due. Fassino rifiuta il posto europeo per la ricostruzione per motivi personali. Potremmo mettere la Bonino a fare la ricostruzione del Kosovo. Inoltre Fassino propone Bernabé per fargli dirigere la task-force tecnica per la ricostruzione.

Lunedì 21 se ne va Bassolino. Nel governo entrano Maccanico e Salvi. Bassolino gestisce alla perfezione la sua uscita, e se la prende con me su “Repubblica”. È bravo, non c’è dubbio. I giornali di martedì sono brutti. Non appena entrano in scena i Ds sono dolori. I giornalisti fanno festa. Ieri poi c’è stata una uscita infelice di Prodi sull’Euro, e invece di prendersela con lui, hanno scritto dell’eterno duello tra D’Alema e Prodi, a causa dell’intervento altrettanto infelice di D’Alema alla direzione dei Ds. Ho proposto per ottobre la giornata nazionale del centro-sinistra, con elezione di organismi e quant’altro. Vedremo come organizzarla. Siamo andati in Sudamerica, abbiamo perso le elezioni a Bologna, ci siamo fatti mettere sotto sulle pensioni. Dopo qualche dichiarazione fatta a Minzolini e Gentili sono di nuovo nell’occhio del ciclone. Da Botteghe Oscure mi danno addosso. Siamo alle solite, e io sono in crisi come sempre. Tutti pensano che i miei piani siano mefistofelici, in realtà sono un mix di ingenuità e costruzioni astratte.

Si può pensare, invece che a cose clamorose e ripetitive (me ne vado, dove, perché? Diventerei solo ridicolo), a definire meglio il mio lavoro qui? Per esempio si potrebbe lavorare ad un incarico sulla comunicazione. Quali garanzie ci vorrebbero perché funzioni? L’offensiva di Veltroni è stata un buco nell’acqua. Ci ha fatto una figura di merda, e io ho ricevuto molta solidarietà. Si può pensare di scrivere qualcosa sul partito? Ce ne sarebbe bisogno. I temi: partito di governo, che cioè collabora, sostiene, stimola il governo. Partito che forma classi dirigenti, questione fondamentale. Partito e istituzioni. Si può o si deve surrogare una riforma che non arriva. Guai. L’Asino non vuole fare il vertice del 16 per il rilancio del centro-sinistra. Il dibattito parlamentare è stanco, i giornali non sono buoni, vi sono ondate di scioperi nei trasporti, al Policlinico scoppia un’epidemia tra i neonati. Bisogna preparare un Costanzo (sui pensionati?) e approntare uno staff con i controcoglioni sulla comunicazione.

Comunicazione. I problemi sono i seguenti: 1) comunicare bene le cose che il governo fa. Evitare che le cose si sappiano prima, con annunci senza senso e che non hanno seguito. Ci vuole un monitoraggio attento e costante su quello che esce sui giornali e sulle Tv. 2) Fare un piano di propaganda e comunicazione che preveda spot istituzionali meglio fatti e altro. Cosa? Verificare quello che si può fare. 3) Lavorare con uno studio. Ha senso? lo penso di sì. Quale è la cabina di regia del governo? Dove è che si sa l’andamento dei provvedimenti, quelli che camminano e quelli che non camminano, si riesce a programmare qualcosa? Va ripresa l’iniziativa, che pensava D’Alema, dei parlamentari del centro-sinistra? Pare che l’incontro del 16 non si faccia più, o si faccia a settembre. È pensabile che si aspetti fino ad allora? Ma se si mettono insieme i parlamentari del centro­sinistra questa non è un’iniziativa disperata, senza ritorno? Quelli che non ci stanno, sono fuori della maggioranza?

Sto per andare in vacanza. La situazione è del tutto surreale. C’è una specie di crisi virtuale, tutti contro tutti i partiti del centro-sinistra, fibrillazione assoluta. E noi siamo come paralizzati, continuiamo a governare facendo finta di niente. Il bello è che – forse – nulla accadrà e si andrà avanti così. Con due possibili esiti: il disastro, oppure il successo dell’operazione narcotizzante di D’Alema. Ho scritto una lettera a Bassolino per mettere lo stop alle polemiche vere e false tra noi…

Ecco, qui il diario si interrompe. Non ricordo neppure perché. Penso per la mia classica incostanza, o perché mi pareva che non servisse a niente. Nel 1999 non sapevo che molti anni dopo l’avrei messo su un blog (che all’epoca non sapevo cosa fosse, ovviamente), che l’avrei pubblicato come ebook, e che l’avrei addirittura ricicciato su “il Riformista” nella torrida estate 2024. Ma, leggendolo oggi, credo che anche la ripubblicazione ha avuto senso, se non altro per mostrare quanto consuetudini, regole e tic della politica prescindano dalle stagioni, dagli schieramenti, dalle persone. Valevano 25 anni fa come oggi, e in futuro le cose non cambieranno. “Humani nihil a me alienum puto”: nel bene e nel male, nessun concetto è più vicino alla politica dell’antico detto terenziano.