Nel 2007 il premio Oscar per il miglior film straniero venne assegnato al film tedesco La vita degli altri, una storia ambientata nel 1984 nella ex DDR che racconta le vite parallele del drammaturgo Georg Dreyman e di Gerd Wiesler, un capitano della Stasi, codice HGW XX/7, che, grazie alle microspie poste nella casa dell’artista per ordine di un ministro, controllava passo dopo passo la vita di Dreyman e della sua compagna.
In difesa del “cattivo” devo anche dire che alla fine non ha commesso violenze fisiche né alterato prove né si è arricchito o ha fatto carriera alterando le prove contro la vittima delle sue indagini, e non ha maliziosamente “omissato” per usare non a caso un orribile neologismo utilizzato nella prassi investigativa. Alla fine HGW XX/7 è stato più che corretto. Anzi, bisogna anche dire che dal film emerge che le prove a carico nella DDR degli anni ‘80 non venivano inventate, costruite a tavolino o alterate. Insomma nella DDR degli anni ‘80 senza vere prove si veniva assolti e in ogni caso non si veniva arrestati per costringere alla confessione, se le prove della colpevolezza dell’indagato non si trovavano nessuno ne metteva di false né c’erano pentiti pronti a tappare docilmente qualunque buco. Comincio col dire che a me HGW XX/7 piace, il mio eroe nel suo grigiore è lui, e non Georg Dreyman, il drammaturgo che stava inutilmente intercettando.
Devo ammettere che molto spesso mi sento come HGW XX/7: lui era con la cuffietta sempre in testa ad ascoltare suo malgrado le vite degli altri, io con gli occhialetti a leggerle. Come lui passo molto, troppo del mio tempo chiuso nella penombra dello studio a leggere le intercettazioni dei processi che di volta in volta mi capitano. Insomma leggo, a volte anche dalla mattina alla sera, le vite degli altri. Non solo le vite della gente di strada, dei cosiddetti camorristi nella loro miserrima e il più delle volte poverissima vita quotidiana. A volte capita anche di leggere le vite di persone che si conoscono, del medico che cerca di fare carriera, del poliziotto, del politico nazionale o anche locale che cerca favori, del giornalista, dell’imprenditore sotto estorsione che non può denunciare e che, se lo facesse, dovrebbe chiudere in quattro e quattr’otto perché lo Stato non è assolutamente in grado di difenderlo. A differenza di HGW XX/7, che entrava nella vita soltanto di due persone e da ufficiale superiore su delega di un colonnello e su impulso del ministro, insomma in via assolutamente eccezionale, nell’Italia del 2022, sotto l’imperio del codice garantista dell’89, le cose in materia di intercettazioni vanno in questo modo: qui le intercettazioni sono il più delle volte guardonismo di massa. Qui da noi, rispetto alla DDR degli anni ’80, le cose vanno decisamente peggio.
In realtà, qui da noi essere intercettati è semplicissimo, basta che un poliziotto qualsiasi scriva un’informativa assolutamente generica raccontando la storia della camorra, aggiunga un po’ di numeri di telefono, magari non del tutto a caso, e chieda al pm di porli sotto intercettazione aggiungendo, come per legge e quando si ricorda, che si tratta di intercettazioni urgenti ed assolutamente indispensabili alla prosecuzione delle indagini. Il pm regolarmente emette il decreto di intercettazioni di urgenza e poi manda gli atti al gip per la convalida, insomma prima autorizza le intercettazioni e poi chiede al gip di essere autorizzato ad autorizzare, e le intercettazioni iniziano subito e a valanga. Occorre dire che questi decreti di convalida sono delle formalità del tutto inutili, in circa quarant’anni i rigetti delle richieste del pm che ho visto saranno stati tre o quattro, più o meno uno ogni dieci anni su qualche migliaio di richieste; in altri termini le probabilità di vincere al superenalotto sono certamente maggiori del rigetto di una richiesta di intercettazione o di proroga e, se qualche volta il gip dovesse dire di no al pm, il pm che fa? Cambia gip e ripresenta la richiesta, in pratica il pm comanda e decide e il gip sta lì a ratificare.
Le intercettazioni poi dovrebbero avvenire esclusivamente nei locali della Procura e sotto il diretto controllo del pm ma, nella pratica, questo non avviene quasi mai. Le intercettazioni, o meglio la loro sintesi la scrive, nel suo ufficio in un brogliaccio, non il capitano HGW XX/7 sotto il controllo del colonnello e del ministro ma il maresciallo Pincopallo di turno. Detto ciò dobbiamo aggiungere che il 90% dei provvedimenti di intercettazione telefonica che conosciamo si fondano su valutazioni quanto meno erronee poiché presuppongono l’urgenza e l’indispensabilità degli ascolti, e questo perché la massima parte delle intercettazioni telefoniche vengono abbandonate quasi subito in quanto ritenute ininfluenti dagli stessi richiedenti che ne spergiuravano l’assoluta indispensabilità ed urgenza sulla scorta di valutazioni che secondo me al di là delle forme prende la polizia giudiziaria. Insomma, la massima parte delle intrusioni dello Stato nelle vite dei cittadini si rivelano quasi subito infondate e per questo vengono quasi sempre immediatamente abbandonate, per poi finire sui giornali se si tratta di storie piccanti o di vip.
Poi ci sono le cosiddette intercettazioni a strascico che, come le reti da pesca, vengono gettate a caso nel mare delle nostre chiacchiere intercettando decine e decine, se non centinaia, di numeri e poi i pm prendono quello che trovano. Si potrà dire: sì ma in genere almeno per quello che emerge qualcosa esce. Questo è anche vero, ma noi sappiamo pochissimo di quello che si ascolta, e poi in un Paese in cui è vietato tutto e tutti fanno tutto è assolutamente normale che qualcosa esca. Ma poi chi dice che il maresciallo abbia capito bene la conversazione e il suo senso e l’abbia trascritta senza forzature o errori? La verità è che nell’Italia giudiziaria di questi anni le garanzie reali sono molto inferiori a quelle della DDR degli anni ‘80, può sembrare un’esagerazione ma in effetti non è così. È vero che i Vopos sparavano a vista su chi cercava di fuggire all’ovest e che questo da noi sarebbe inconcepibile, ma è anche vero che altri diritti, come quello alla segretezza delle comunicazioni o le garanzie processuali, erano riconosciuti e garantiti. Nelle mie intrusioni nella vite degli altri ho letto e visto di tutto, posso dire che non c’è parlamentare o funzionario pubblico di rango di cui non siano stati intercettati amori, vita, morte e miracoli.
All’inizio la lettura sembrava interessante e divertente, ma poi alla fine si è fatta noiosa e ho smesso di leggere, anche perché era del tutto inutile e anche piuttosto nauseante. La verità è che brogliacci e intercettazioni non li legge mai nessuno, anche perché sono talmente tanti che sarebbe del tutto impossibile farlo. È raro che un imputato in un processo complesso abbia i mezzi per competere con quelli del pm, che sono praticamente illimitati, e un avvocato che solleciti il proprio cliente a nominare un consulente per perizie di questo tipo verrebbe immediatamente sostituito con qualche rassicuratore professionista di passaggio. Una volta una poliziotta mi disse che con un incarico che aveva avuto per trascrivere un processo si era comprata casa ed allora, se questa è la situazione, mi pare ci si trovi di fronte ad un’altra espressione di quel grande ammortizzatore sociale che chiamano giustizia.