Il dibattito più penoso degli ultimi 50 anni
“Quanto è caduta in basso l’America”, l’opinione di Massimo Teodori sul confronto Biden-Trump

Il dibattito televisivo tra Donald Trump e Joe Biden analizzato uno dei più autorevoli studiosi del “pianeta Usa”: Massimo Teodori, professore di Storia e Istituzioni degli Stati Uniti.
Quello di martedì notte è stato davvero il più brutto dibattito nella storia delle presidenziali Usa?
Assolutamente sì. È stato il più brutto dibattito nella storia degli scontri presidenziali degli ultimi cinquant’anni. Non solo questo. Il dibattito ha dimostrato a che punto Trump ha ridotto la democrazia americana. Nelle elezioni presidenziali americane i dibattiti sono stati sempre il punto massimo di manifestazione della democrazia liberale americana, in cui i cittadini erano messi a parte delle intenzioni e dei programmi dei candidati dei rispettivi partiti. Questa volta, invece, Trump ha trascinato nel trivio anche Biden che non ha potuto fare altro che replicare a tono sul terreno su cui Trump lo aveva trascinato. Veramente un episodio molto brutto, che è un simbolo di che cosa questi quattro anni di presidenza Trump abbiano rappresentato per la democrazia americana.
Si pensava che The Donald padroneggiasse la comunicazione e che su questo terreno fosse nettamente avvantaggiato rispetto al suo sfidante democratico. Ma allora da cosa nasce la rovinosa caduta dell’altra notte?
Trump è certo molto abile negli scontri mediatici ma non sul terreno politico e non sul terreno che è proprio di un presidente in carica che vuole essere riconfermato alla Casa Bianca. Trump è esperto di quel tipo di programmi su cui lui è cresciuto, cioè programmi di varie varietà che lui ha fatto per una decina di anni. Lui non ha alcuna esperienza anche dal punto di vista televisivo di dibattiti in cui bisogna entrare nel merito delle questioni politiche e di governo come quelle che sono state poste questa volta dal conduttore, peraltro di una catena televisiva molto vicina a Trump che è la Fox: cioè i problemi della gestione del Covid, i problemi delle tasse, i problemi dell’economia, i problemi del rapporto fra le razze, tutte questioni su cui Trump assolutamente non vuole entrare.
Professor Teodori, c’è da avere paura il 4 novembre, il giorno dopo il voto, visto che Trump ha detto che non riconoscerà una eventuale vittoria di Biden dovuta al voto postale?
Sì, io credo che c’è da avere paura perché Trump è una persona pericolosa. Lo ha detto la sua nipote Mary L. Trump nel libro che ha dedicato allo zio, dicendo che l’uomo è un uomo pieno di complessi e che quindi diventa molto pericoloso. Recentemente lo ha messo in evidenza anche il libro di Bob Woodward che s’intitola Rage, Rabbia, che è fondato su 18 interviste che Trump ha dato negli ultimi sette mesi, in cui viene fuori tutta la rabbia molto pericolosa del personaggio che non intende cedere il potere ad ogni costo. Last but non least quanto a pericolosità, è la violenza con la quale cerca di imporre la ratifica del nono membro della Corte Suprema, perché pensa di delegittimare i risultati, soprattutto di quelli che verranno attraverso il voto postale, appellandosi alla Corte Suprema dove, se la ratifica del nuovo membro sarà fatta nel prossimo mese, questo gli potrà dare un enorme vantaggio tra i giudici della Corte Suprema.
© Riproduzione riservata