In attesa di una quadra definitiva tra Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi sui nomi giusti per i ministeri del prossimo governo che sarà guidata dalla leader di Fratelli d’Italia, e anche sulle ‘dimensioni’ dell’esecutivo, da quello ‘mini’ di Lamberto Dini del 1995 a quello uscente di Mario Draghi composto da 23 ministri, si può iniziare a fare i conti in tasca ai prossimi titolari dei dicasteri.

Innanzitutto va fatta una distinzione tra ministri politici o ‘tecnici’: i secondi, non essendo eletti in uno dei due rami del Parlamento, guadagnano 8.863 euro lordi al mese.

Dal luglio 2019 è inoltre entrata in vigore una norma che prevede un taglio del 3,7% dei compensi per i ministri, così come per i sottosegretari, ma sempre solo quelli ‘tecnici’: prima lo stipendio complessivo era infatti di 9.203,54 euro lordi mensili.

I ministri eletti in Parlamento vedono sommare a questa cifra, che al netto delle trattenute si aggira intorno ai 4.500 euro netti, l’indennità della Camera di appartenenza. Così un ministro che è anche senatore arriva a guadagnare 14.634,89 euro al mese, mentre in caso di elezione alla Camera la cifra scende a 13.971,35.

Dal 2013 è stato invece abolito il doppio stipendio per i ministri parlamentari, una scelta presa dall’allora presidente del Consiglio Enrico Letta per ‘rispondere’ all’ondata anticasta portata in Parlamento dai 5 Stelle e cavalcata all’esterno dalla stampa.

Redazione

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