Quarant’anni dopo di anni ne ho 54 e alle 8.00 di mattina mi trovo in uno studio televisivo, ironia della sorte per condurre il dibattito di Omnibus che verte sulla giustizia. In Consiglio dei Ministri sono appena passati i primi provvedimenti della Riforma Nordio tanto attesa.

Alla stessa ora, quarant’anni fa uscivo di casa quattordicenne per fare il mio esame di terza media e in poche ore la mia, la nostra vita veniva stravolta. Sono andata a scuola che avevo un padre perbene e onesto. Sono tornata a casa che era diventato per tutti un mostro sbattuto senza pietà in TV ad aprire l’edizione straordinaria.

Tra quei 14 anni e i miei 54 di oggi è passato di tutto. Dolore, rabbia, paura. Mai vergogna. E soprattutto, abbiamo combattuto contro un immondo sistema di macelleria giudiziaria e di un sistema di certa informazione che a quanto pare non vedeva l’ora di contribuire a distruggere una vita e a segnarne profondamente altre.

La riforma della giustizia da sempre è divisiva. Se sei garantista sei ladro, se non lo sei un forcaiolo. Ora io non entro nel merito dei piccoli provvedimenti introdotti dalla prima parte della Riforma Nordio ma reputo che siano segnali culturali importanti. Non cristallizziamoci ancora una volta sul dibattito tra tifoserie.

A me piace pensare che questa sia l’occasione di un approccio diverso perché la giustizia è un bene comune che riguarda tutti. Anche quelli che hanno avuto la fortuna di non incappare nelle maglie non solo di un errore ma anche di un meccanismo perverso, dove devi dimostrare non di non essere colpevole ma di essere innocente. Questo non è l’inizio della Riforma della giustizia di Berlusconi o di Tortora. Questa deve essere la riforma della giustizia giusta di tutte le cittadine e i cittadini. Restituiamola a loro.

Gaia Tortora

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