Servono soldi strutture e uomini. Medici, ospedali e presidi sanitari non bastano più, l’epidemia che l’Italia sta fronteggiando richiede finanziamenti e procedure semplificate. Tre miliardi e mezzo sono la prima risposta del decreto “Cura Italia” all’emergenza sanitaria, ma i soldi da soli non curano e allora si cambiano e si semplificano le procedure per l’accesso alla professione di 10 mila nuovi laureati in medicina, il 60% sono donne e sono pronti a scendere subito in campo e lo faranno senza più l’obbligo degli esami di stato.

Questa generazione di nuovi medici l’esame lo farà direttamente negli ospedali, nei reparti di medicina generale, nelle case di riposo per liberare 10mila colleghi più anziani e maturi e consentire loro di occuparsi dei contagiati, nei reparti più sensibili: rianimazione e sub intensiva. Un’iniezione di forze nuove, fresche sorrette dall’entusiasmo della giovinezza, dall’emozione di cominciare una nuova vita, quella del medico e dalla sicurezza dell’età.

Perchè anche la morte per il covid-19 qualche nemico ce l’ha e, in attesa del vaccino, si chiama gioventù, non si registrano infatti casi letali o fatali di corona virus sotto i 30 anni. E allora grazie cari studenti fra poco dottori, grazie dai cittadini, grazie dai vostri colleghi stremati, oltre 2000 si sono contagiati e grazie da chi giovane non è più, perchè come in ogni guerra a difenderci sarete voi, la meglio gioventù del paese e non solo, perchè arriveranno anche giovani medici e infermieri laureati all’estero.

E ora che l’esercito è pronto la guerra al virus sarà senza quartiere, perchè non si combatterà solo negli ospedali, ma caserme, alberghi, ospedali da campo, ogni luogo utile e funzionale verrà, se necessario trasformato in un luogo di cura e di lotta all’epidemia.