La politica dell’opposizione è stata investita dalla forza centripeta e, viceversa, da una forza centrifuga. La prima ha spostato il Partito democratico a sinistra, la seconda ha messo in crisi i partiti del terzo polo. Un discorso a parte va fatto con il M5S, bisogna aspettare la fine della “guerra delle pec”, di Grillo contro Conte. Schematicamente, si è rafforzato il bipolarismo populista bastardo, la cui solidità dipende vuoi da una legge elettorale antidemocratica, in mano alle “oligarchie” partitiche che nominano i parlamentari a loro immagine e somiglianza vuoi dall’incapacità di costruire un soggetto autonomo tra i due poli, quello della Meloni e quello della Schlein, che menano le danze più di prima. A ragion veduta, la democrazia parlamentare è in crisi e il Parlamento ha perso la sua centralità e, di conseguenza, il governo ha preso il sopravvento, creando un grande vulnus democratico.

Il deficit del PD

Il Pd di Elly Schlein ha azionato la forza centripeta, dandosi una configurazione di sinistra, benché non si possa dire di aver definito la sua identità, per via di un atlantismo ambiguo, di un giustizialismo sul carro dell’Anm e di un riformismo inconsistente. A conferma di ciò, nel Pd c’è un deficit di cultura politica, la cui misura sta, tra l’altro, nell’essersi rifugiata nell’icona di Enrico Berlinguer. Nulla quaestio. Epperò, il comunismo è una storia morta e sepolta. Insomma, ai dem manca quello che gli antichi romani chiamavano un “mos maiorum”.

Gli insuccessi di Renzi e Calenda

Italia viva e Azione si sono mosse in modo dicotomico alle europee, il cui risultato è stato un flop elettorale, non superando il quorum del 4%. Carlo Calenda aveva rifiutato l’invito di Emma Bonino a far parte della coalizione di Stati uniti d’Europa, in cui c’erano Italia Viva, Più Europa e il PSI, e ha preferito, al contrario, di presentarsi, con una propria lista. Gli insuccessi elettorali hanno convinto Matteo Renzi e Carla Calenda, ognuno per suo conto, di andare a Canossa, ossia di diventare partner junior della Schelin. Seppure Calenda neghi, c’è stato un fuggi fuggi di parlamentari, dirigenti locali e iscritti, portatori di una tesi opposta, quella fuori dai poli, che lo smentisce. Non se la passa bene nemmeno Renzi, una parte del Pd, il M5S e l’Avs hanno posto una sorta di conventium ad excludendum al leader di Iv.

Libertà e democrazia

Motivo per cui, sta in mezzo al guado. Lungi da noi fare dietrologia, ma tra Renzi e Schlein ci sarà stato un vis-à-vis, in cui il primo avrà promesso alla seconda di lavorare per lo scioglimento del Parlamento e le conseguenti elezioni anticipate, con lei, cioè Elly, candidata alla presidente del consiglio. Di fatto, Renzi e Calenda sono due facce della stessa medaglia e, purtroppo, hanno perso delle occasioni politiche. Dopo aver fatto le elezioni del 2022 insieme, acquisendo un buon 8%, alle europee, invece, zero eletti. Alla luce della sconfitta, si sono arresi e stanno ritornando da dove sono partiti, dal Nazareno. Vero è che hanno concluso il loro ciclo, dal momento in cui hanno interrotto, definitivamente, la “convezione sentimentale” con l’elettorato che credeva in una politica, purché fuori dai due poli. Più per il loro personalismi, che per ragioni politiche, hanno mandato a carte quarantotto il progetto autonomo dai due poli. Che fare? Recuperare una storia di due pensieri forti, il liberale e il socialista. Bobbianamente parlando: libertà e democrazia, diritti civili e diritti sociali. Da qui, bisogna ripartire per una nuova attraversata nel deserto. Quasi il 40% degli italiani non votano e a questi bisogna rivolgersi con una nuova visione dell’Italia.