Quello che è successo ad Alec Baldwin poteva succedere a Pierfrancesco Favino. Lo ha raccontato lo stesso attore in una lunga intervista a Il Corriere della Sera. La tragedia sul set del film Rust, lo scorso 21 ottobre: mentre l’attore provava una pistola di scena un colpo è partito e ha ucciso la direttrice della fotografia Halyna Hutchins e ferito il regista Joel Souza. La pistola era caricata con proiettili veri. Le indagini sulla tragedia sul set a Santa Fe, in New Mexico, sono in corso.
La rivelazione di Favino – a proposito di brutte esperienze, e di sicurezza sui set cinematografici – proprio nel giorno in cui dagli Stati Uniti arriva la notizia di un membro della troupe del film Rust, Jason Miller, morso al braccio da un ragno marrone. L’uomo è grave, ricoverato in ospedale: rischia l’amputazione a causa dell’infezione. I giornali stanno parlando di maledizione del film. Baldwin, che dall’inizio ha collaborato con gli inquirenti, è ancora sconvolto per la tragedia.
“A proposito di quello che è successo a Alec Baldwin – ha raccontato dunque Favino – ricordo un episodio. Eravamo in Bulgaria. Avevo un fucile, ovviamente caricato a salve, dovevo sparare bendato. Ho chiesto all’aiuto regista di poter provare l’arma prima e non mi fu data la possibilità di farlo per questioni di tempo. Sparai, il bossolo mi sfiorò le tempie”.
L’attore non ha voluto rivelare di quale film si trattasse. “Per la prima volta nella vita ho urlato tanto. Mi hanno tenuto, avevo ragione io. Un film può venire male, ma un conto è che sia un incidente, un conto che sia un progetto”. L’attore tornerà al cinema il prossimo 18 novembre con Promises di Amanda Sthers. Interpreterà Alexander che “non è il classico italiano mafioso ma un uomo cresciuto a Londra, madre inglese e padre italiano, ma che vuole recidere i legami con questa parte della famiglia”. Ha recitato in inglese. Favino nei prossimi mesi sarà di nuovo in sala con Il colibrì, tratto dal romanzo vincitore del Premio Strega di Sandro Veronesi, e Nostalgia, dal romanzo di Ermanno Rea.
Agli inizi, ha ricordato Favino nell’intervista, fu importante la sua ragazza dell’epoca, che lo incoraggiò a recitare. Lui guardava tre film al giorno e andava al Festival di Venezia con lo zaino in spalla. Ha studiato con Luigi Lo Cascio e Fabrizio Gifuni. Con quest’ultimo in particolare condivide tanti biopic sulla storia italiana. I passi più importanti nella sua carriera? Bartali, El Alamein, la serie tv Romanzo Criminale e il Festival di Sanremo condotto con il direttore artistico Claudio Baglioni e Michelle Hunziker nell’edizione del 2018. Favino nella sua carriera ha vinto tre David di Donatello, una Coppa Volpi, quattro Nastri d’argento.