La vicenda è nota. Tre giorni fa, il due agosto, nel Varesotto un gruppo di sei ragazzi ha danneggiato una scultura di Enrico Butti mentre era intento a girare un filmato all’interno di Villa Alceo a Viggiù. Un danno di circa 200 mila euro. “I ragazzi – ha raccontato il custode – non hanno rispettato il divieto di entrare nella fontana e sono stati ripresi dalle telecamere mentre due di loro si abbracciavano alla statua facendola cadere e distruggendola, mentre quattro loro compagni giravano video con i telefonini”. La vicenda è stata raccontata e filmata sul sito locale Varesenews.
La nota giornalista e scrittrice Concita De Gregorio ha commentato così la vicenda su Repubblica, con parole durissime: “Allora dunque ci sono questi cretini integrali, decerebrati assoluti che in un tempo non così remoto sarebbero stati alle differenziali, seguiti da un insegnante di sostegno che diceva loro vieni tesoro, sillabiamo insieme, pulisciti però prima la bocca. Ecco ci sono questi deficienti, nel senso che letteralmente hanno un deficit cognitivo, non è mica colpa loro, ce l’hanno”.
Tra le prime, insieme a molte associazioni del settore, a criticare con asprezza Concita De Gregorio è stata Lisa Noja, consigliera regionale lombarda di Italia Viva, nota per le sue battaglie di civiltà a favore delle persone non normodotate: “Ho riletto tre volte l’apertura dell’editoriale di oggi di Concita De Gregorio. Raramente in questi ultimi anni ho trovato in poche righe pubblicate su un quotidiano nazionale un concentrato di abilismo così terribile. La disabilità utilizzata come strumento di offesa: persona con disabilità cognitiva = idiota = incivile e maleducata da emarginare. Con la aggravante che la De Gregorio sembra quasi rammaricarsi del fatto che oggi non ci siano più le scuole differenziate ed esista invece l’obbligo di una scuola inclusiva. Sono parole che grondano pregiudizi discriminatori e che feriscono la dignità delle persone con disabilità. Scritte proprio da una giornalista che spesso si professa paladina dei diritti civili”.
Sul quotidiano di sabato è la stessa Concita De Gregorio a replicare, apparentemente chiedendo scusa: “Cerebrolesi non è un insulto ma una condizione, mi hanno scritto. Completamente d’accordo. Chiedo sommessamente scusa”. Ed ancora: “I normodotati che distruggono statue per postare una foto su Instagram non hanno nessun danno.” Ma poi è la stessa giornalista che incalza, peggiorando semmai la situazione: “A margine penso che sia comunque la morte del contesto. Autorevolissimi pensatori e filosofi, financo semplici scrittori lo hanno spiegato prima e meglio di me. Mi limito a confermare. Il linguaggio politicamente corretto e il comportamento che ne consegue stanno paralizzando il pensiero e l’azione – specie a sinistra”.
Quindi secondo la nota giornalista paragonare dei ragazzetti che distruggono senza alcun senso una statua a dei “celebralesi” che “in un tempo non remoto sarebbero stati alle differenziali, seguiti da un insegnante di sostegno che diceva loro vieni tesoro, sillabiamo insieme, pulisciti però prima la bocca” è sì una cosa censurabile, una cosa di cui chiedere scusa, ma che dimostra come il linguaggio politicamente corretto stia paralizzando il pensiero e l’azione. Perché il contesto, evidentemente, la scuserebbe.