A Napoli non cresce la raccolta differenziata. E i turisti non aumentano la quantità dei rifiuti. Asìa gestione fallimentare. L’ex rettore della università Federico secondo ed ex ministro del governo Conte II, Gaetano Manfredi viene eletto sindaco di Napoli al primo turno con oltre il 65% di voti nell’ottobre del 2021, 16 mesi fa. La Napoli che si ritrova è quella sotto gli occhi del mondo per le sue bellezze naturali, i musei e la storia che si incontra in ogni piazza, strada e vicolo del centro storico della città.

La città di Partenope però, è ancora praticamente priva dei servizi che ogni amministrazione comunale dovrebbe fornire e garantire ai cittadini. Carenze importanti, talvolta drammatiche, sul fronte trasporti pubblici, traffico, inquinamento, gestione del verde e tanti altri settori, tra cui, in primis, quello della raccolta e smaltimento dei rifiuti e dello spazzamento. Un comparto, questo dei rifiuti, gestito talmente male che è stato e viene ancora accostato al nome della città nelle sua accezione negativa.

Uscimmo fuori, circa dodici anni fa, dalla drammatica emergenza rifiuti, quella dei cumuli fino al primo piano dei palazzi, grazie a provvedimenti governativi e regionali, tra i quali l’entrata in funzione della terza linea di incenerimento del termovalorizzatore di Acerra, indimenticabili le immagini dei militari dell’Esercito a guardia dell’impianto. La risoluzione di quella fase critica e vergognosa che nessuno si augura possa più ritornare, non ha avuto però un seguito sul versante di una efficiente gestione di tutto il ciclo dei rifiuti. Cumuli di immondizia spuntano di tanto in tanto, la raccolta differenziata e lo spazzamento di strade e piazze scontano ritardi talvolta disastrosi. La roboante promessa dell’ex sindaco de Magistris, di raggiungere il 70% di raccolta differenziata in sei mesi è ormai un lontano ricordo, come sono lontani ricordi le altre innumerevoli promesse-boutade dell’ex magistrato, ex sindaco.

L’amministrazione Manfredi sembra essere più guardinga su promesse rivoluzionarie ma sull’argomento rifiuti non ha mancato di giustificare alcune carenze su raccolta e smaltimento chiamando in causa l’elevato afflusso di turisti in città, presenze che farebbero aumentare la quantità di rifiuti da trattare. Una scusante utilizzata anche dalla precedente amministrazione per difendersi dalla indecenza di zone della città sporche e con rifiuti non raccolti, un tentativo di discolparsi che però non trova alcun riscontro nella realtà dei numeri, dei dati che si evincono da tabelle pubblicate dalla stessa società partecipata del Comune, l’Asìa spa, che si occupa appunto della gestione dei rifiuti cittadini.

Chiamare in causa un fatto positivo per giustificarne uno negativo fa sempre effetto e per questo spesso utilizzato da incapaci amministratori che non mancano di affermare frasi del tipo: “avete visto quanti turisti nella nostra Napoli? E pazienza se vedete rifiuti, sono loro che ne producono in più rispetto a quelli che prodotti negli anni scorsi!”.
Secondo gli inquilini precedenti e attuali di palazzo San Giacomo i numerosi turisti, ospiti delle migliaia di nuove strutture ricettive nate in città, hanno contribuito e contribuiscono all’aumento della quantità dei rifiuti prodotti influendo sulle quote di conferimento agli Stir. Dunque, nel 2010 (fonti ufficiali) la quantità totale del rifiuti prodotti è stata di 549mila T, nel 2018 di 505mila T. nel 2021 di 501mila T. Un dato in evidente calo e non in aumento per colpa di qualsiasi motivo. Secondo il ragionamento di questi amministratori, da questi dati, si dovrebbe dedurre che i turisti sono diminuiti, non aumentati! I tanti bed and breakfast produrrebbero più rifiuti? E mica erano disabitati quegli immobili? Prima c’erano famiglie ad occuparle e a produrre rifiuti, peraltro in tutti i periodi dell’anno. Quindi i turisti non c’entrano niente con i rifiuti in aumento e tanto meno in calo.

È una tesi però che non trova riscontro però nei dati forniti dalla stessa società Asìa, dalle quali si evince ancora una diminuzione dei rifiuti totali raccolti nel 2022 rispetto al 2021. Dalle 501.910. T del periodo 2021, alle 491.210 T del 2022, un calo di circa 10mila T in 12 mesi, nonostante il pienone dei turisti registrato in città, specialmente nel periodo natalizio. Dalle stesse tabelle si evince un altro dato più che preoccupante se si considera che questa amministrazione, c’è stata infatti una stagnazione imbarazzante, della percentuale di raccolta differenziata, praticamente ferma rispetto al dato del 2021. Si passa dal 37,6% del 2021 al 37,8% del 2022. Un dato preoccupante che si giustifica solo con errori madornali di gestione e di governo di questo settore. Quello che ha lasciato l’assessore Mancuso è quindi un risultato negativo la cui corresponsabilità è in capo agli amministratori della società partecipata, responsabili che in ambiti di impresa privata già sarebbero stati defenestrati.

A fronte di questi risultati come può risultare credibile il contenuto del piano industriale presentato prima di Natale da Asia, dove si punta a ridurre entro il 2027 di quasi 30 milioni l’anno il costo di gestione dei rifiuti passando dal 37 al 60 per cento di raccolta differenziata? Un proponimento da assumere formalmente per gli obblighi di legge? Staremo a vedere. Un’altra giustificazione per i disservizi da parte sempre dell’amministrazione precedente come da quella attuale, è la mancanza di personale. Ed anche questa è una giustificazione fasulla che non può corrispondere alla realtà per il semplice fatto che il rapporto tra Comune di Napoli e l’Asìa è regolato attraverso un contratto di servizio, un contratto che prevede il pagamento da parte del comune di circa 180 milioni di euro derivanti per intero dal pagamento della Tari (tassa rifiuti) che versano i cittadini napoletani.

Una cifra calcolata per avere, da Asìa, una città perfettamente pulita e sgombra da rifiuti di qualsiasi genere. La società per tener fede alle norme contrattuali ha bisogno ovviamente di un determinato numero di dipendenti e può ricorrere, come appunto fa regolarmente, a lavoratori interinali e noleggi a freddo o a caldo (con autista) di mezzi meccanici per raccolta e smaltimento in modo da avere sempre a disposizione mezzi e personale a sufficienza per ottemperare agli propri obblighi stabiliti nelle pagine del contratto di servizio. Va detto che l’afflusso di turisti in determinati periodi è anch’esso previsto nel contratto e quindi già previsto il rinforzo di mezzi e personale in determinati punti della città.I lavoratori recentemente assunti in Asìa quindi, vanno infatti a sostituire i lavoratori interinali precedentemente ingaggiati attraverso agenzie di lavoro private e i lavoratori Asìa che vanno in pensione, non si aggiungono a quelli già esistenti come pure si lascia credere.

I problemi veri da risolvere sono quelli dell’efficacia e dell’efficienza delle società partecipate in generale, e in questo ambito va tristemente registrato il disastro di Asìa Spa, la società comunale che si occupa dei rifiuti e della pulizia delle strade cittadine di Napoli è l’esempio lampante di come questa formula di gestione di settori della pubblica amministrazione abbia completamente fallito a certe latitudini. Lo scopo, la mission delle società partecipate era quello di sfruttare il Know how, il bagaglio di esperienza acquisito nella gestione dei servizi, per aprirsi al mercato e offrire la propria opera ad altri enti pubblici e aziende private. La crescita che si ipotizzava doveva essere una splendida occasione per i Comuni, utile per valorizzare la loro attività portandola all’esterno al fine di incassare introiti diversi dalle tasse, dalle tariffe, dai trasferimenti statali e da tutto quello che rappresentavano fino a quel momento le partite attive dei bilanci comunali. E invece…