L’inverno incalza ma il clima, in maggioranza, si fa bollente. Ad alzare la temperatura le parole del portavoce nazionale azzurro, Raffaele Nevi (classe ‘73 da Terni, una lunga gavetta politica nella sua Umbria prima dell’approdo in Parlamento nel 2018), un fedelissimo di Antonio Tajani, che prima invita l’alleato Matteo Salvini a ‘’darsi una calmata’’ per poi lanciare l’affondo: «Salvini fa un po’ il paraculetto e dice che nel programma c’è anche la riduzione del canone Rai…». Un giudizio che in tanti tra gli azzurri – lontano dai microfoni e a mezza bocca – condividono ma i vertici del partito devono smentire per senso di responsabilità e spirito di coalizione. «Berlusconi ci ricordava sempre che l’unità della coalizione è e resta il nostro bene più prezioso», avrebbe ammonito Tajani. Abbiamo chiesto a Nevi di precisare le sue parole.
Onorevole, ma l’ha detto davvero, “paraculetto” a Matteo Salvini?
«Il paraculetto si riferiva al fatto che lui diceva che la riduzione del canone ci sarebbe, nel programma, perché c’è l’impegno alla riduzione delle tasse. Ma al netto di questo, succede che non ci sia una perfetta identità di vedute, che ci sia dialettica tra noi. Altrimenti staremmo in un partito unico. Capisco che la stampa faccia il suo mestiere, e capisco che faccia il suo mestiere di opposizione la sinistra, ma fondamentalmente si sta parlando del nulla».
Dunque il centrodestra non ha bisogno di fare un tagliando?
«C’è una coesione di fondo. Vera. Siamo una coalizione coesa perché andiamo d’accordo sul 97% delle cose che facciamo».
È quel restante 3% che ci interessa…
«È il vostro lavoro, è normale che ci sia attenzione da parte dei media, che si cerchino appigli sulle piccole polemiche. Fa sempre molto più rumore un albero che cade di una foresta che cresce».
Però lei lo ha detto, rivolto alla Lega: “Si diano una calmata”?
«Io non ho detto la Lega, ho detto “calmiamoci tutti, abbassiamo i toni”. E lo ribadisco. Toni bassi e andiamo avanti con il lavoro che abbiamo, che non è poco. E sul quale non vedo problemi».
Ci sarà una verifica di maggioranza?
«Noi di Forza Italia non abbiamo chiesto nessuna verifica. Bisogna attenersi al programma, quella è la verifica quotidiana. Per il resto, è tutta una tempesta in un bicchier d’acqua…»
È stato convocato il Consiglio nazionale di Forza Italia, il 13 dicembre. Che cosa sarà?
«Il Consiglio Nazionale servirà a discutere i temi all’interno del partito, dal tesseramento alla situazione politica. Ci sarà dibattito. E se è questo che mi chiede, non prevedo toni particolarmente critici sulla Lega».
La pressione della famiglia Berlusconi esiste?
«No, questa dell’intervento della famiglia è una panzana totale. A parte che io non ho mai avuto il piacere di interloquire con loro, è Forza Italia che qualche volta chiede consigli alla famiglia Berlusconi. Le posso dire che da loro non ci sono mai arrivati ordini di nessun tipo».
Giorgia Meloni è andata da Mattarella, mercoledì, al Quirinale. Proprio mentre le polemiche tra Forza Italia e Lega andavano al calor bianco. Lo sapevate?
«Io non lo sapevo, non so se lo sapesse Tajani. Né Giorgia Meloni è tenuta ad annunciare ogni suo incontro, ogni suo spostamento. Che la Presidente del Consiglio vada a pranzo con il Presidente della Repubblica mi sembra normale, non ci vedo niente di particolarmente strano né tantomeno di preoccupante».
Il momento però è denso, l’agenda impone passaggi e condivisioni: c’è il tema del rimpasto, alle viste?
«Non penso. C’è la questione del ministro Raffaele Fitto, al quale faccio i miei auguri per un incarico così prestigioso, che va sostituito. E quindi bisognerà ridefinire, redistribuire le deleghe. Magari la premier ha parlato anche di questo con il Presidente della Repubblica, ma non glielo so dire».
È il Quirinale che nomina i ministri…
«Per quanto riguarda la nomina dei ministri e dei sottosegretari, la competenza è del Presidente della Repubblica, sentita la presidente del Consiglio. Quindi è chiaro e normale che ci sia un colloquio tra le cariche istituzionali. Aggiungo: è auspicabile e normale».