La prima prova per la possibile alleanza tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle sancita dall’intergruppo al Senato? Le elezioni nella Capitale. A Roma infatti la sindaca uscente Virginia Raggi ha lanciato il guanto di sfida a tutti, non solo all’opposizione di centrodestra che ancora deve decidere un nome, ma anche al suo stesso Movimento.
La sindaca con toni duri e diretti ha chiesto ai vertici pentastellati che la sua ricandidatura al Campidoglio sia messa al voto sulla piattaforma Rousseau: “È il momento che la base M5S si esprima sulla mia candidatura a Roma. Basta ambiguità e giochi di palazzo. – scrive Raggi su Facebook – Credo che, a poco più di tre mesi dal voto, sia un atto dovuto soprattutto nei confronti dei cittadini: siamo tutti ormai stanchi dei giochetti da vecchia politica. Lo scorso anno, mi sono candidata in piena trasparenza. Vorrei la stessa chiarezza da parte di tutti e non leggere retroscena o assistere, come avviene ormai da anni, a trame di potere volte a isolare chi è scomodo…”.
Un messaggio chiarissimo al Movimento, che col passare degli anni ha progressivamente abbandonato al suo destino la Raggi. Impossibile dimenticare la reazione di fronte all’assoluzione nel dicembre scorso nel processo di Appello per l’inchiesta sulle nomine. “Credo che debbano riflettere in tanti, anche e soprattutto all’interno del MoVimento 5 Stelle. Ora è troppo facile voler provare a salire sul carro del vincitore con parole di circostanza dopo anni di silenzio”, aveva ricordato la Raggi, subito supportata da Alessandro Di Battista, ormai fuoriuscito dal Movimento, che aveva parlato di “fuoco amico”.
La richiesta di chiarezza da parte della sindaca uscente si ‘scontra’ però con l’intenzione del Partito Democratico di candidare a Roma Roberto Gualtieri, ex ministro dell’Economia nel governo Conte bis eletto lo scorso anno alle suppletive proprio nel centro di Roma.
Un Gualtieri che, secondo l’agenzia Nova, avrebbe già accettato di correre come candidato a sindaco per la coalizione di centrosinistra. Pd che vorrebbe però legittimare Gualtieri con le primarie, per una investitura popolare: così si unirebbero, è il pensiero della segreteria Zingaretti, le diverse anime del partito romano.
Mentre Pd e Movimento 5 Stelle devono ancora decidere, chi è certo di scendere in campo è Carlo Calenda, ex ministro dello Sviluppo Economico e leader di Azione, che non intende sfilarsi dalla corsa al Campidoglio anche in presenza di Gualtieri.
Nel centrodestra i discorsi per ora sono ancora fumosi, anche se il profilo preferito resta quello del manager/tecnico, scartando l’ambito politico-partitico. Uno degli ultimi nomi è quello che vede in campo Andrea Abodi, presidente del Credito Sportivo, sostenuto da Fratello d’Italia ma apprezzato anche dalla Lega.