Peppe ma che caspita hai detto?
“Rama fuori dal Pse” di cui non fa parte, la figuraccia di Provenzano a Malaga e l’imbarazzo del Pd
Mamma mia che imbarazzo a Malaga per la delegazione Pd, e soprattutto che figuraccia con gli amici socialisti europei.
Poi proprio Peppe, chi lo avrebbe mai detto? L’auto nominato erede di Emanuele Macaluso, il brillante diplomato al prestigioso Sant’Anna di Pisa, il giovane ricercatore di Svimez, il primo della classe che corregge tutti, il fu ministro di Conte, quello che nelle riprese televisive non sorride mai. Giuseppe Provenzano, quello scoperto da Andrea Orlando, che poi tentò di fare le scarpe ad Andrea Orlando, il delfino di Goffredo Bettini, che per noblesse obblige, non è mai andato ai compleanni plebei del maestro alla Storta (quartiere romano sulla Cassia), anche per non familiarizzare troppo con l’esuberanza di Monica Cirinnà.
E che nemesi, ora tutti che lo riprendono, come fosse un Arturo Scotto qualsiasi, persino Elly che lo chiama subito un po’ risentita, dopo le improvvide dichiarazioni rilasciate a Repubblica: l’espulsione di Edi Rama dal Partito socialista Europeo.
Ma Peppe, Rama non fa parte del Pse! È solo un osservatore esterno.
Peppe ma che caspita hai detto?
Eppure Elly lo volle, e come lo volle Peppe, nella sua segreteria con l’importante incarico di responsabile degli esteri, fece fuoco e fiamme con Lorenzo Guerini, che voleva imporle il molto più bravo Alessandro Alfieri, ma proprio non si poteva, perché Peppe fu il primo a schierarsi decisamente alle primarie, per la candidata che veniva da un altro mondo. E così esteri furono.
Ed ora non ci si può certo lamentare, perché è notorio che Provenzano sia fatto così.
All’uomo che al Nazareno chiamano non a caso il ‘broncio’, scatta frequentemente la necessità di rimettere in riga il mondo, di bastonare le impurità, lui che è un interprete fedele del socialismo, anzi il più fedele, mica come il suo antico caposcuola, quell’Andrea Orlando, che pur di stare al governo, si fa stare bene ogni possibile compromissione.
Peppe no. Ed infatti il responsabile Esteri del Pd, dopo essere stato ‘bastonato’ da tutti, la corregge così: “Alla presidenza del Pse porremo la questione delle compatibilità tra questo genere di accordi e i principi del socialismo europeo. Il tema per noi non sono le procedure, serve una discussione che definisca una linea chiara su una tema cruciale”.
Che poi parlare di ‘principi del socialismo europeo’ nel partito di Elly Schlein, è un po’ come stare sulla luna. Perché, il Pd è tornato ad essere il solito casino, indeciso a tutto, con una linea politica che ha fatto della vaghezza, il suo unico punto di riferimento. Come nella ultima querelle, quella sulla manifestazione di sabato 11 novembre. Sorvegliate speciali saranno le bandiere, ammesse solo quelle arcobaleno, che è l’unica scelta possibile per un partito che sul Medioriente non è riuscito a dire nulla di sensato, che non partecipa alle manifestazioni pro Israele, neanche subito dopo il 7 ottobre, e non può permettersi il sostegno alla Palestina, come la maggioranza dei militanti, vorrebbero, per non far infuriare i riformisti. “Ho una vaga impressione, ma anche tutto il resto non è così preciso”, che questa si che sarebbe una perfetta fotografia del Pd alla fine del travagliato 2023.
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