Il Sì & No
Ratifica del Mes, sbagliato opporsi: bisognava dare la possibilità alle altre nazioni europee di usufruirne
Nel Sì & No del giorno del Riformista spazio al dibattito sulla ratifica del Mes, bocciata ieri alla Camera. Favorevole il deputato del Partito Democratico Marco Simiani, contrario invece il deputato leghista Alberto Bagnai.
Qui sotto il commento di Marco Simiani:
Sulla ratifica del Mes, la destra italiana ha perso definitivamente la faccia. Ma facciamo un po’ d’ordine. Il Meccanismo europeo di stabilità è stato istituito mediante un trattato intergovernativo nel 2012. La sua funzione fondamentale è concedere, sotto precise condizioni, assistenza finanziaria ai paesi membri che, pur avendo un debito pubblico sostenibile, trovino temporanee difficoltà nel finanziarsi sul mercato. L’idea dell’istituzione di un meccanismo permanente per la gestione delle crisi dell’area euro è stata inizialmente prospettata dal Consiglio europeo del 28 e 29 ottobre 2010 al fine di sostituire, a partire dal luglio del 2013, le soluzioni temporanee approntate per la gestione della crisi greca.
Nel luglio 2011, al termine di una fase di trattativa tra gli Stati aderenti, si giunge a un accordo. Nel luglio 2011 era ancora in carica il Governo Berlusconi IV, concluso a dicembre dando il via al Governo Monti che con il voto del Parlamento aveva dato l’approvazione del Trattato il 19 luglio 2012. La ratifica parlamentare finale avvenne infatti alla Camera dei Deputati con 325 sì, 53 no e 36 astenuti. Oggi come allora – lo si può evincere facilmente dai numeri – i protagonisti della destra fecero il doppio gioco: nonostante il voto favorevole del loro gruppo di appartenenza disertarono vigliaccamente l’aula come l’attuale Premier Giorgia Meloni che non si presentò in Parlamento, mentre altri si astennero meschinamente. I nomi sono noti e tra loro ci sono Giudo Crosetto (cofondatore di FdI e attuale ministro della Difesa), Tommaso Foti (capogruppo di FdI a Montecitorio), Francesco Paolo Sisto (viceministro della Giustizia in carica).
Il Mes, come ha ripetuto in numerose occasioni la Banca d’Italia, “non è un organismo inutile e, certo, non danneggia il nostro paese; serve all’Italia tanto quanto a ciascun altro paese dell’area dell’euro”. “Il Mes infatti – sempre per Bankitalia – attenua i rischi di contagio connessi con eventuali crisi di un paese dell’area dell’euro, rischi che in passato si sono materializzati e hanno avuto gravi ripercussioni sul nostro paese (come è accaduto, ad esempio, a partire dal 2010 con la crisi della Grecia). La presenza del Mes riduce la probabilità di un default sovrano, almeno per i paesi le cui difficoltà sono temporanee e possono essere risolte con prestiti o linee di credito. Con la riforma, che consente di fungere da backstop del Fondo di risoluzione unico, il Mes contribuirebbe anche a contenere i rischi di contagio connessi con eventuali crisi bancarie di rilievo sistemico.
Per quanto riguarda specificamente l’Italia, il rifinanziamento dell’elevato debito pubblico del nostro paese può avvenire in maniera più ordinata e a costi più contenuti se le condizioni sui mercati finanziari restano distese”. Per questo il Mes andava ratificato: non solo per poterlo eventualmente utilizzare ma anche per dare la possibilità alle altre nazioni europee di usufruirne. Perché la destra continua però a votare no al Mes? Perché il Mes, nonostante la sua ratifica non implichi nessun impegno ed il cui utilizzo rimane l’ultima ratio in caso di gravissima crisi, è ormai l’ultima bandiera ideologica di una destra che in pochi mesi di governo ha fatto retromarcia su tutto: dal blocco navale per gli immigrati, al taglio delle accise della benzina; dalla flat tax per tutti a quota 100 per le pensioni.
Rimane solo da difendere il no sovranista sul Mes: quindi il nulla. Siamo l’unico paese europeo a non averlo ratificato e possiamo continuare a non farlo proprio perché, grazie al governo Meloni, ormai in Ue non contiamo niente. Il Patto di Stabilità Ue è stato deciso dall’asse Franco-Tedesco, che vede sconfitta l’Italia a cui è stato però promesso un salvacondotto: Giorgia Meloni ha infatti negoziato in Europa solo per garantirsi ancora tre anni “sabbatici”, con i parametri di deficit e debito ancora flessibili. Solo dopo, a conclusione dell’attuale legislatura, il Patto di Stabilità farà sentire la morsa dei vincoli su deficit e debito. Dopo, chi vivrà vedrà. Proprio Giorgia Meloni che si lamenta e cerca scuse alla propria inadeguatezza a causa del presunto buco lasciato dal Superbonus ha svenduto il futuro del nostro paese.
Giorgia Meloni, con il voto sul Mes, ha confermato non solo la propria inconsistenza ma anche, ancora una volta, il proprio opportunismo: la Presidente del Consiglio, infatti, dopo aver soltanto imposto in questi mesi decine di decreti e Legge di Bilancio non modificabili, vorrebbe ora scaricare sulla presunta autonomia del Parlamento una scelta che è invece soltanto sua. Siamo di fronte a un governo non solo incapace di promuovere gli interessi degli italiani in Ue, ma che ha paura di prendersi le proprie responsabilità di fronte al paese.
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