Cinque eredi a sorpresa. È il ‘conto’ di cugini e cugine ancora in vita di Joseph Ratzinger, il Papa emerito scomparso il 31 dicembre dello scorso anno. A riferire il numero di possibili eredi dell’ex pontefice tedesco è stato l’arcivescovo Georg Gänswein, fidato assistente di Benedetto XVI e diventato dopo la morte del Papa emerito la voce del cattolicesimo più conservatore e ostile a Papa Francesco.

Gänswein, spiega oggi il Corriere della Sera, lo ha rivelato domenica durante una Messa celebrata a Roma in ricordo di Ratzinger, durante la quale lo stesso arcivescovo si è mostrato sorpreso di aver appreso tale novità: “Pensavo fossero due, è stata una sorpresa anche per me”.

Eppure esiste il concreto rischio che nessuno di questi cugini decida di farsi avanti per reclamare la sua parte di eredità lasciata dal testamento del Papa emerito. Eredità che consiste “in ciò che può essere ancora presente nel conto”, anche se cifre esatte non sono circolate: il lascito di Ratzinger non comprende in ogni caso effetti personali e soprattutto i diritti d’autore sui libri scritti durante il pontificato, bestseller mondiali, che resteranno invece in mano al Vaticano. La “Fondazione vaticana Joseph Ratzinger”, nata nel 2010 con il sostegno patrimoniale dei diritti d’autore, ha infatti sede e appartiene alla Città del Vaticano.

Quanto alle lettere private, già al momento della scomparsa del Papa emerito l’arcivescovo Gänswein riferì di averle bruciate su indicazione dello stesso Ratzinger. “Un peccato? Sì, anche io glielo dissi ma lui mi ha dato questa indicazione: nessuna scappatoia“, ha detto Gänswein. Dunque scritti inediti del pontefice emerito non ne sono rimasti: “Io non ho più niente in mano, l’ultimo testo è “Che cosa è il cristianesimo“, ha spiegato ancora l’ex segretario.

Ma cosa potrebbe spingere gli eredi a non dare seguito alle volontà di Ratzinger presenti nel testamento, di cui padre Gänswein è esecutore? Secondo Gian Guido Vecchi, ‘vaticanista’ del Corriere della Sera, lo scoglio sarebbe il rischio di finire coinvolti nelle cause di risarcimento danni intentate in Germania contro l’ex Papa Benedetto XVI.

La questione riguarda l’accusa, sempre smentita dal diretto interessato, di non essere intervenuto contro un prete pedofilo, “padre H”, quand’era arcivescovo di Monaco nel periodo tra il 1977 e il 1982.

Redazione

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