La ripresa e i fondi europei
Recovery Fund, con i soldi dell’Europa la chance di accorciare il divario Nord-Sud: il ruolo chiave delle Popolari
A metà agosto il nostro Paese ha finalmente beneficiato dei primi fondi previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza. La Commissione Europea ha infatti dato il via libera al prefinanziamento di 24,9 miliardi di euro per far partire i progetti che sono stati presentati alla stessa Commissione la scorsa primavera e che devono essere sviluppati nel rispetto di precise scadenze per non perdere i contributi previsti per i prossimi mesi.
Un’occasione e un’opportunità importanti, ma anche una sfida che pone il Paese e le sue istituzioni davanti alla responsabilità di essere credibile ed efficace nella sua azione di sostegno alla ripresa dell’economia. Circa il 40 per cento dei fondi del Pnrr è destinato alle regioni meridionali con l’obiettivo di colmare quel divario tra Nord e Sud che la crisi del 2008 e la pandemia del 2020 hanno ulteriormente ampliato. Ciò richiede la capacità di sviluppare concretamente progetti utili ai territori di riferimento e di promuovere un’azione di forte e decisa sinergia tra Stato centrale, associazioni, istituzioni, enti locali e imprenditoria, sia locale che nazionale, per favorire gli investimenti necessari e il rispetto dei tempi concordati con la Commissione Europea.
In quest’ottica, già nei mesi scorsi, l’Associazione Nazionale fra le Banche Popolari, che vede le sue associate fortemente radicate nei territori e con un’ampia rappresentanza nelle regioni meridionali, ha promosso una serie di incontri, proprio al fine di individuare le modalità migliori e più efficienti per promuovere a livello locale tutti i progetti previsti dal Pnrr (sia nazionali che non) in una fase in cui le banche del territorio, e tra queste le Popolari, possono giocare un ruolo essenziale grazie alla conoscenza approfondita che questi istituti hanno della realtà economica locale e del tessuto produttivo di cui sono espressione.
La fase attuale, su quelle che potranno essere le prospettive future di crescita per il Paese, risulta cruciale. Il cambiamento di paradigma che la pandemia ha inevitabilmente imposto alla politica economica dell’Unione, passando dall’austerity, basata esclusivamente sul controllo dell’andamento dei conti pubblici con effetti prociclici perversi nei momenti di crisi, alla consapevolezza della necessità di ricorrere a investimenti pubblici per ammodernare le infrastrutture e promuovere sviluppo e occupazione, rappresenta un’occasione unica che non può andare perduta. Proprio per questo, la presenza di un sistema finanziario diversificato o, in altri termini, di un ampio grado di biodiversità bancaria, è condizione imprescindibile per raggiungere quella inclusività che è tra gli obiettivi del Pnrr.
Una posizione, questa, che viene condivisa a più livelli anche all’interno delle istituzioni italiane, come testimoniato, ad esempio, dal Senatore Andrea De Bertoldi, Segretario della commissione Finanze del Senato, il quale considera indispensabile che i processi aggregativi che stanno interessando diverse realtà bancarie debbano trovare compimento in una pluralità di gruppi più ampia, proprio per favorire la concorrenza e la presenza all’interno del sistema bancario di più soggetti, ognuno con la propria specifica vocazione, per supportare così le aziende nell’attuazione dei piani di ripresa economica.
Promuovere la biodiversità in ambito bancario, coniugare l’opera delle istituzioni centrali e statali con quelle locali, coinvolgere anche le piccole e medie imprese attraverso le banche del territorio, rappresenta un passaggio obbligato e ineludibile per favorire quella allocazione efficace delle risorse afferenti al Pnrr. Un’occasione unica, eccezionale e, per certi versi, irripetibile, come dimostrano gli accostamenti al “Piano Marshall” del dopoguerra, e che, proprio per questo, richiede politiche che possano contribuire a determinare una maggiore collegialità e coinvolgimento di tutte le istituzioni finanziarie e bancarie, sia locali che nazionali. Già i prossimi mesi saranno indicativi per comprendere quale potrà essere il futuro del nostro Paese.
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