L’Uguaglianza fattore di comunità è il tema della prossima Convers-Azione al Circolo Ilva Bagnoli. Domani 6 ottobre l’incontro sarà con Fabrizio Barca e Andrea Morniroli del Forum Diseguaglianze e Diversità e con Dino Falconio, sub commissario per la rigenerazione di Bagnoli. Ne parliamo con Osvaldo Cammarota, operatore di sviluppo e coesione territoriale.

Dottor Cammarota, osservo che le vostre iniziative richiamano molto i concetti di Coesione e Comunità, ci dice di più?
«Una comunità priva di coesione è una contraddizione in termini; una coesione sociale che non abbia comunità di senso è priva di sostanza. La nostra è una ricerca-azione continua, per connettere i “fermenti di comunità” che si esprimono nel nostro territorio per costruire la Coesione sociale che serve a dare sostenibilità al suo sviluppo».

Ha senso parlare di Comunità, per altro locale, in epoca di globalizzazione?
«I fermenti di comunità con quali abbiamo dialogato nel precedente incontro con Aldo Bonomi ci dicono di sì. La domanda di comunità si raccoglie intorno a bisogni ed esigenze dell’epoca moderna: la qualità dell’ambiente, la salute, la qualità dello sviluppo, il lavoro, l’inclusione sociale, e tante altre necessità su cui si è formato un tessuto associativo fatto da persone che lavorano per una società più capace di accogliere le diversità e di contrastare squilibri e diseguaglianze».

In qual misura l’uguaglianza è un bisogno socialmente e universalmente desiderato?
«Verbalmente da tutti, ma la società moderna è attraversata da egoismi, conflitti, paure e rancori. Populismi di vario genere li eccitano e ne fanno strumento di consensi. Sarebbe ora di chiedersi dove porta questa deriva. Dai microcosmi locali alla dimensione globale, questa deriva porta a guerre militari e conflitti sociali che tutti dicono di non volere. Nel mondo sono aumentati i morti di guerra e i morti di fame. Lo sfruttamento dissennato delle risorse naturali può portare alla fine del Pianeta. La giustizia sociale e ambientale è una condizione basilare di uno Stato moderno».

Ma come può, lo Stato, contrastare concretamente le diseguaglianze?
«Serve che in tutte le articolazioni locali e ministeriali dello Stato sia garantita parità di diritti, come vuole la Costituzione. Non vedo politiche coerenti e convergenti su questo punto. Le associazioni del Terzo Settore suppliscono come possono. Il Circolo Ilva Bagnoli, per esempio, opera da 113 anni e con maggior intensità dal 1999 quando la chiusura delle fabbriche ha determinato il crollo del reddito delle famiglie e ha accentuato i disagi sociali nella comunità locale».

Cosa si può fare di più a livello locale?
«Con Barca, Falconio e gli altri autorevoli partecipanti ragioneremo proprio su questo. Vogliamo capire in qual modo una comunità di luogo come il Circolo Ilva Bagnoli può contribuire a formare una moderna comunità di senso e aiutare lo Stato a fare il suo dovere. Stiamo studiando e lavorando insieme ad altre realtà associative e imprese sociali che abbiamo incontrato nel corso del ciclo di iniziative dedicato al tema Territorio e Comunità: la coesione sociale per lo sviluppo».

La questione riguarda solo Bagnoli?
«La sfida dello sviluppo sostenibile, inclusivo e resiliente riguarda la più ampia Area Flegrea, Procida e Ischia comprese. A ben guardare, medesimi problemi interessano l’intero meridione, Bagnoli è mun caso emblematico e clamoroso. Qui abbiamo maturato il convincimento che oltre gli investimenti finanziari, serve il capitale sociale territoriale per vincere queste sfide».

Avatar photo

Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.