Red Canzian era considerato “il bello dei Pooh”. E per coincidenza o no, quest’anno ha portato in scena Casanova Operapop dal romanzo di Giacomo Casanova – La sonata dei cuori infranti di Matteo Strukul. “Avrò avuto l’ultima avventura a 25 anni. E non erano storie droga e rock ‘n roll: sono stato sempre un romanticone”, ha raccontato in una lunga intervista a Il Corriere della Sera. Il successo, le relazioni sentimentali, la fine dei Pooh, il suo ultimo ricovero che lo aveva fatto temere per la sua vita. “Sono solo ancora più concentrato ad apprezzare il bello piuttosto che dissipare il tempo”.

Canzian esordì a sedici anni al Festival Stroppolo d’oro di Conegliano Veneto. All’anagrafe Bruno Canzian, nato a Quinto di Treviso nel 1951. Dal 1973 bassista dei Pooh, una storia lunga 43 anni, con 80 milioni di dischi venduti. Con Uomini Soli, nel 1990, la vittoria al Festival di Sanremo. Dopo lo scioglimento nel 2016, la morte di covid del batterista Stefano d’Orazio nel 2020, nessuna reunion in vista. “Le cose belle devono avere un inizio e una fine. Ma con Dodi e Roby faremo un evento per il decennale della morte del nostro paroliere Valerio Negrini, e resta un’amicizia di quelle che non hai bisogno di appuntamenti per vederti”.

Canzian fu protagonista anche nel gossip per le sue relazioni con Marcella Bella, Patty Pravo, Loredana Bertè, Mia Martini e Serena Grandi. Dagli anni ’90 i successi cosiddetti “canzoni di Canzian”, ispirate dalla seconda moglie Beatrice Niederwieser. “Dal primo momento in cui l’ho vista, mi sono sentito come investito da un camion. Ma lei era incinta e sposata, io ero sposato. Per dieci anni, ci siamo frequentati in coppia, coi rispettivi consorti. Per me, sono stati anni di attesa. Io ti aspetterò parla di quella fase, dice: sarai, vedrai, sarai la mia donna prima o poi”. Canzian da solista ha pubblicato tre album.

E sulla sua malattia: “Ho cure per un altro anno e mezzo. Nel 2015, mi era scoppiata l’aorta; nel 2018, ho avuto un tumore al polmone: quelle erano vere malattie, stavolta è stata sfiga… Mi è entrata una scheggia di legno in una mano e ho preso un’infezione da stafilococco aureo. Sono caduto per terra il giorno che iniziavano le prove di Casanova, non riuscivo a stare in piedi, ci ho messo un’ora per arrivare al divano e chiamare i soccorsi. Intanto, avevo febbre e visioni psichedeliche come se fossi drogato. Mi hanno aperto di nuovo il torace, stavo andando in setticemia. Sono finito in rianimazione e, rispetto alle altre operazioni da cui mi ero svegliato lucido, stavo malissimo, vedevo fiori rossi scendere da pareti bianche. Vedevo il parlottare preoccupato dei medici e mi dicevo: rimango così per tutta la vita”.

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Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.