La tanto annunciata ‘stretta’ sul Reddito di cittadinanza si farà, parola di Claudio Durigon, ex sindacalista e poi parlamentare della Lega, ora sottosegretario al ministero del Lavoro.

La misura simbolo dei governi grillini, approvata anche nell’esecutivo Conte 1 con l’appoggio decisivo dello stesso Carroccio, sarà rinnovabile per periodi sempre più brevi e con un assegno a scalare. Inoltre chi rifiuterà anche una sola offerta di lavoro perderà il sussidio, ha spiegato Durigon al Corriere della Sera.

Una ‘stretta’ che riguarderà “un percettore su tre del Reddito di cittadinanza”, ha sottolineato il sottosegretario al Lavoro, ovvero i 660mila aventi diritto che attualmente sono tenuti a sottoscrivere il patto e i 173 mila che oggi già lavorano ma con retribuzioni così basse da poter ottenere il sussidio. L’esecutivo Meloni conta di impiegare i miliardi risparmiati per investimenti nelle misure contro il caro bolletta e sulle pensioni, altro ‘mantra’ di Lega e Fratelli d’Italia.

La proposta della Lega, secondo il sottosegretario, “è più morbida di altre che circolano nella coalizione, ma si muove nello stesso solco” e il punto di partenza è che “il sussidio non può essere a vita. Va fissato un termine oltre il quale non si può andare, un po’ come con la Naspi“, l’indennità di disoccupazione. Un percorso “ragionevole“, secondo Durigon, “prevede, dopo i primi 18 mesi di Reddito, che si possa andare avanti al massimo per altri due anni e mezzo, ma con un décalage“.

Secondo il piano della maggioranza dopo i primi 18 mesi di percezione del sostegno, se la persona non ha trovato un lavoro viene sospesa dal sussidio e inserita per sei mesi in un percorso di politiche attive del lavoro. Se dopo 6 mesi la persona è ancora senza lavoro, potrebbe ottenere di nuovo il Rdc, “ma con un importo tagliato del 25% e una durata ridotta a 12 mesi“, durante i quali continuerebbe a fare formazione.

Se anche dopo questo periodo il beneficiario non è entrato nel mercato del lavoro, verrà sospeso per altri sei mesi, passati i quali potrà chiedere per l’ultima volta il Rdc, questa volta “solo per sei mesi e per un importo decurtato di un altro 25%. Prenderà cioè la metà di quanto prendeva all’inizio“.

Inoltre col rifiuto di una sola offerta “congrua” di lavoro, la riforma in cantiere prevederà che si decade dal diritto al Rdc: un taglio del 50 per cento rispetto all’attuale standard, che permette di rifiutare due offerte.

Quanto ai controlli, “pensiamo che il sistema non debba più essere gestito centralmente dall’Inps ma sul territorio dai Comuni, che conoscono meglio le reali situazioni di povertà”, è il piano dell’esecutivo secondo quanto rivelato dal sottosegretario leghista.

Redazione

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