Inammissibile la responsabilità diretta delle toghe
Referendum sulla giustizia, inizia la battaglia per il quorum
Dopo due giorni di grande tensione, finalmente sappiamo su quali referendum andremo a pronunciarci in primavera: la Corte Costituzionale, dopo aver dichiarato inammissibile martedì il quesito sull’omicidio del consenziente, ieri ha reso note le decisioni sugli altri sette quesiti. Nel primissimo pomeriggio, attraverso un comunicato stampa, è stato reso noto che quelli su Legge Severino, abuso della custodia cautelare, separazione delle funzioni dei magistrati e eliminazione delle liste di presentatori per l’elezione dei togati del CSM sono stati ritenuti ammissibili “perché le rispettive richieste non rientrano in alcuna delle ipotesi per le quali l’ordinamento costituzionale esclude il ricorso all’istituto referendario”.
Mentre, durante la conferenza stampa convocata alle 18 presso la sede della Consulta, il Presidente Giuliano Amato ha comunicato l’esito degli altri referendum: “Abbiamo dichiarato inammissibile il referendum che è sulle sostanze stupefacenti, non sulla cannabis. Il quesito è articolato in tre sotto quesiti ed il primo prevede che scompare tra le attività penalmente punite la coltivazione delle sostanze stupefacenti di cui alle tabelle 1 e 3, che non includono neppure la cannabis ma includono il papavero, la coca, le cosiddette droghe pesanti. Già questo sarebbe sufficiente a farci violare obblighi internazionali”. Inammissibile anche quello sulla responsabilità diretta dei magistrati in quanto “essendo fondamentalmente sempre stata la regola per i magistrati quella della responsabilità indiretta, l’introduzione della responsabilità diretta rende il referendum più che abrogativo”, anzi “innovativo”. Ha superato il vaglio invece quello sul diritto di voto dei laici – avvocati e professori – nei Consigli giudiziari.
Ora bisognerà vedere come si intreccerà la campagna referendaria di Lega e Partito Radicale sui referendum giustizia con la discussione alla Camera della riforma del Consiglio Superiore della Magistratura e dell’ordinamento giudiziario, considerando che tre quesiti riguardano proprio l’imminente riforma. Quello che è sicuro è che praticamente non ci potremo esprimere sui referendum che avrebbero sicuramente trascinato molte più persone nelle urne. Immediata la reazione del Comitato promotore referendum cannabis per cui “si è persa una occasione storica, ma la vera sconfitta è per le istituzioni”. In particolare il presidente del Comitato, Marco Perduca, ha stigmatizzato aspramente quanto detto dal vertice della Consulta: “Le motivazioni addotte dal Presidente Amato e le modalità scelte per la comunicazione sono intollerabili. Il quesito non viola nessuna convenzione internazionale tanto è vero che la coltivazione è stata decriminalizzata da molti Paesi, ultimo tra questi Malta. Il riferimento del Presidente alle tabelle è fattualmente errato: dall’anno della bocciatura della Legge Fini Giovanardi (2014) il comma 4 è tornato a riferirsi alle condotte del comma 1, comprendendo così cannabis. La scelta è quindi tecnicamente ignorante e esposta con tipico linguaggio da convegno proibizionista”.
Gli ha fatto eco l’onorevole e Presidente di +Europa Riccardo Magi: “È un colpo durissimo non tanto per noi promotori del Referendum o per le centinaia di migliaia di persone che si sono mobilitate per firmare e sostenerlo, ma per la democrazia in questo Paese. L’inammissibilità del Referendum Cannabis dopo quella su Eutanasia equivale ad affermare, per dirla con le parole del Presidente Amato, che la Corte il ‘pelo nell’uovo’ l’ha cercato e lo ha anche trovato”. Inoltre, ha concluso il parlamentare radicale, “si è persa l’occasione di far vivere la Costituzione attraverso il rapporto virtuoso tra Referendum e democrazia rappresentativa”. Ad inizio conferenza stampa Amato si era subito soffermato sul quesito relativo al fine vita: “Sentire che chi ha preso la decisione che abbiamo preso noi ieri (martedì, ndr) non sa cosa sia la sofferenza mi ha ferito, ha ferito ingiustamente tutti noi. La parola eutanasia è stato usata in modo fuorviante. Il referendum non era sull’eutanasia, ma sull’omicidio del consenziente”.
Inoltre ha spiegato che “il quesito apriva all’immunità penale per chiunque uccidesse qualcuno con il consenso di quel qualcun altro”. E ad una nostra domanda in cui chiedevamo di commentare le dichiarazioni del tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni Marco Cappato (“In due ore hanno liquidato la nostra iniziativa. Volevano sbrigarsela anche prima, bastava guardare le facce dei relatori per capirlo. Il giudice Amato è una personalità molto politica, e questa è una decisione politica”) ci ha risposto: “Dire che questa Corte fosse mal disposta significa dire una cattiveria che Cappato si poteva risparmiare, sarebbe stato meglio se si fosse interrogato su ciò che stava facendo, dato che nel quesito non si parlava di eutanasia ma di omicidio del consenziente”. E ha concluso “io sono assai meno politico di lui”.
Alle dichiarazioni di Amato sul referendum impropriamente denominato, a suo dire, eutanasia legale, ha replicato il Segretario dell’Associazione Luca Coscioni Filomena Gallo: “L’esempio portato dal presidente della Corte a motivazione dell’inammissibilità del referendum sull’eutanasia è fallace. La Giurisprudenza infatti condanna l’uccisione di una persona depressa, o in stato di infermità mentale, anche temporanea, che ne faccia richiesta, come omicidio volontario proprio attraverso la norma del 579 che non sarebbe stata toccata. Quanto al nome del referendum, ricordiamo che l’unica norma che impedisce l’eutanasia, è quella porzione di norma che il referendum voleva abrogare”. Oggi comunque alle 11:30 conferenza stampa dei Comitati cannabis e eutanasia legale.
Sul fronte giustizia, Maurizio Turco e Irene Testa, segretario e tesoriere del Partito Radicale, plaudono la decisione della Consulta: “Da oggi i cittadini sono chiamati alle urne. Sarà una primavera di liberazione, se gli organi di informazione, a cominciare da quelli del servizio pubblico, non continueranno nella scellerata campagna di evitare dibattiti veri. Se i cittadini saranno informati, da noi e da chi è contrario alla riforma radicale della giustizia, siamo certi che conquisteremo questa riforma”. Gli esponenti radicali hanno concluso: “A chi in Parlamento dopo decenni tra la commistione con la magistratura e il letargo riformista, oggi sente l’effetto stimolo va avvertito che il referendum non è una purga ma un istituto previsto dalla Costituzione. Per il momento grazie a Matteo Salvini e alle 9 regioni che hanno depositato i quesiti per consentire a tutti i cittadini di potersi esprimere (se saranno informati)”.
Proprio il leader della Lega Salvini si è mostrato entusiasta: “Con cinque referendum ammessi su sei, che sono in mano ai cittadini è una vittoria clamorosa. Oggi (ieri, ndr) è una bellissima giornata per la democrazia e l’Italia. Dopo 30 anni da Tangentopoli ora gli italiani possono di nuovo fare una rivoluzione pacifica”.
© Riproduzione riservata