Dopo la vittoria del “campo largo” in Sardegna, i partiti guardano già ai prossimi appuntamenti elettorali. Prima dello showdown delle elezioni europee ci sono altre due regioni che andranno al voto. C’è l’Abruzzo, che si recherà alle urne domenica 10 marzo. E c’è la Basilicata, dove si voterà il 21 e il 22 aprile. Se il centrodestra teme l’effetto domino dopo la sconfitta del meloniano Paolo Truzzu, l’opposizione spera in una valanga che, potenzialmente, potrebbe mettere in difficoltà il governo di Giorgia Meloni.
La situazione è più definita in Abruzzo, mentre in Basilicata regna ancora il caos. A destra come a sinistra. La tornata abruzzese, in particolare, preoccupa la maggioranza che governa a Roma. Si perché il centrodestra unito, che corre con la solita formula, dovrà vedersela con un “campo largo” versione extralarge.
Da un lato c’è un ancora un meloniano di ferro, il governatore uscente Marco Marsilio. Dall’altro c’è un civico, il professore di Economia Aziendale dell’Università di Teramo Luciano D’Amico. D’Amico è riuscito a mettere d’accordo praticamente tutte le opposizioni. A sostegno della sua coalizione ci sono Pd, M5s, Azione e Italia Viva. Oltre alle liste civiche. Tanto che dal Pd dell’Abruzzo e per bocca dello stesso candidato presidente, dopo il risultato della Sardegna, si parla di “entusiasmo”.
“Dopo la Sardegna tocca all’Abruzzo”, è il mantra. Un messaggio ribadito da un esponente nazionale dem, abruzzese doc, come il tesoriere Michele Fina. Fina parla “di un recupero incredibile”, “di un trend in crescita che non si è mai fermato nelle ultime settimane”. E ancora, disegna uno scenario simile a quello sardo: “Fino a due mesi fa ci davano 20 punti sotto. Nell’ultimo sondaggio della scorsa settimana, prima della vittoria in Sardegna, siamo appena a un punto. Abbiamo vinto la sfida del recupero e questo ci dà una grande forza. Noi siamo quelli che rincorrono e loro quelli che sentono il fiato sul collo. Non vorrei essere nei loro panni”. Il tesoriere del Nazareno si riferisce a una rilevazione commissionata dal Pd tra il 17 e il 21 febbraio.
Un sondaggio che prevede un altro testa a testa, con D’Amico che insegue l’uscente Marsilio. Il candidato di centrosinistra e Cinque Stelle è al 49,4%, con l’attuale governatore al 50,6%. “Era dal 2015 che non vincevamo una regione governata dalla destra, sono passati 9 anni. È stata la prima, non sarà l’ultima. Questo è il mio messaggio a Giorgia Meloni”, dice Elly Schlein in collegamento dalla festa della Sardegna. “Adesso, tutti in Abruzzo!”, insiste Pierluigi Bersani. L’opposizione, insomma, crede nella doppietta ravvicinata. Perciò Schlein tornerà subito in Abruzzo. La sensazione, nel campo larghissimo, è che un’altra rimonta sia nell’ordine delle cose. “Giovedì mi sposto in Abruzzo, c’è un progetto molto chiaro, con obiettivi condivisi”, rilancia Giuseppe Conte. Dal centrodestra provano a non scomporsi e Matteo Salvini cerca di ostentare ottimismo: “C’è l’occasione di rivincere subito, in Abruzzo.
Qui ci sono solo due candidati e non c’è voto disgiunto: o vince uno o vince l’altro. Secondo me qui vinciamo, e non di poco, con la Lega sopra il 10%”. Intanto anche Alessandra Todde annuncia la sua presenza in Abruzzo per la campagna elettorale. Più convulsa la situazione in Basilicata. Nel centrosinistra il quadro è ancora tutto da comporre, così come il perimetro delle alleanze. L’unico a essere uscito allo scoperto è l’imprenditore nel campo dell’assistenza sociale Angelo Chiorazzo, lanciato dal movimento civico “Basilicata casa comune” e sostenuto dal grosso del Partito Democratico. Ma la sua corsa non trova il favore del M5s, che preferirebbe un altro candidato. “La Basilicata abbia lo stesso coraggio della Sardegna”, ha detto Chiorazzo in una nota. Ma è ancora stallo alla messicana. Anzi, alla lucana. Il M5s si oppone e ha proposto ai dem una rosa di nomi alternativi. Dall’ex direttore generale dell’Asp di Potenza Lorenzo Bochicchio al presidente vicario della Corte d’Appello del capoluogo, Alberto Iannuzzi. Fino a Rocco Paternò, presidente dell’Ordine dei medici potentini. Ma Chiorazzo, per il momento, resiste. Archiviata l’ipotesi delle “primarie lampo”, lanciata dal segretario del Pd lucano Giovanni Lettieri.
E nelle ultime ore è spuntato il nome di Piero Marrese, presidente della provincia di Matera. Ma è bagarre anche nel centrodestra. Forza Italia insiste sul governatore uscente Vito Bardi e Fratelli d’Italia, con Giovanni Donzelli, fa sapere: “Nessuna preclusione su Bardi”. Però fino al giorno della sconfitta in Sardegna i meloniani avevano provato a imporre un nome vicino a FdI anche in Basilicata. Si era parlato del presidente della Confindustria lucana Francesco Somma, come figura gradita a Meloni. E poi c’è la Lega. Il Carroccio sogna un “risarcimento” dopo lo stop a Christian Solinas. Il nome di Salvini è quello dell’ex senatore Pasquale Pepe. Ma non è escluso che, dopo la lezione “sarda”, il centrodestra decida di puntare sull’uscente Bardi.