Maggioranza lacerata
Regionali, incontro tra Meloni, Salvini e Tajani: i leader della destra cercano l’intesa sulle candidature
Una mattinata intensa per Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini. I leader della destra nelle ultime ore sono stati protagonisti di alcune riunioni per discutere dell’operato di governo e soprattutto delle elezioni regionali in arrivo. Il rebus delle candidature sta infatti lacerando le tre forze di maggioranza, dopo diverse dichiarazioni, anche pungenti e dure, delle dirigenze di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia.
In mattinata i tre leader di sono incontrati a Palazzo Chigi: al centro del tavolo il tema dell’immigrazione e dei flussi di migranti, a quanto apprende l’Agi. Tanto che erano presenti anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e i vertici dell’intelligence. Ma a seguire Meloni, Salvini e Tajani si sono rincontrati, sempre a Palazzo Chigi, a pranzo. E questa volta l’oggetto del confronto sono state le imminenti elezioni regionali. Le difficoltà dei partiti di destra a trovare una soluzione su alcune candidature, specie in Sardegna, ormai sono noti.
Le dichiarazioni di Tajani sulle regionali
La giornata era iniziata con alcune dichiarazioni di Tajani, segretario di Forza Italia, rilasciate al Quotidiano Nazionale. Il messaggio del forzista è stato chiaro: “Dal 1994 andiamo uniti. Non pongo veti e non voglio veti sulle candidature”. Che poi ha aggiunto: “Nessun partito vince da solo. Vince la coalizione, ognuno è indispensabile. Non ho alcun pregiudizio”.
Sulla sua candidatura personale alle europee, altro tema che interessa tutti i leader dei partiti di ogni schieramento – tra chi ha deciso di scendere in campo e chi no – Tajani ha glissato: “Non ho preso alcuna decisione. Prima c’è il congresso di Forza Italia, il 23 e il 24 febbraio. Non sono certo preoccupato per le preferenze: ho già fatto il capolista alle Europee. La mia perplessità sulla corsa, piuttosto, è sul fatto che toglierei tempo alla mia attività di governo”.
“Ne parleremo – aveva promesso Tajani – E comunque non do consigli né a Salvini, né a Meloni. Il fatto che un leader si candidi per Bruxelles è già successo tante volte”.
L’auspicio di Gasparri
Altra voce di Forza Italia, impegnata a mediare tra le posizioni divergenti di Fratelli d’Italia e della Lega, è quella di Maurizio Gasparri: “Non vi sono liti” nella maggioranza, dice il senatore a margine di una conferenza stampa. “Ci sono discussioni. I numeri sono cambiati, non è irrilevante” ma “non aggraviamo la situazione con dichiarazioni, risolveranno i leader, abbiamo tutti buoni rapporti, la questione si risolverà” ha promesso Gasparri, aggiungendo: “Stiamo governando il paese, si troveranno soluzioni anche sui territori e se ci sono situazioni complesse ci si dedicano i leader, come faceva Berlusconi”.
Regionali, la volontà di Salvini
Matteo Salvini, invece, vuole qualcosa di più dagli esponenti del suo partito, sia per le regionali sia per le europee in arrivo a giugno. Dopo aver affermato nei giorni scorsi di non avere intenzione di correre per un posto all’Europarlamento, Salvini ha chiesto a governatori e membri del governo di scendere in campo in prima persona, così come a deputati e senatori leghisti, si parla già dei nomi di Alberto Bagnai, Francesco Bruzzone e Mirco Carloni. Nella riunione con i gruppi parlamentari a palazzo Montecitorio, il leader del Carroccio ha ribadito la linea di voler ricandidare i presidenti di regione uscenti, a partire da Christian Solinas in Sardegna, dicendosi comunque fiducioso che si troverà una soluzione insieme agli alleati.
Lupi: la Lega sia generosa
Al vertice a Palazzo Chigi mancava quello che in teoria è il quarto leader di maggioranza e della destra, Maurizio Lupi di Noi Moderati. “Se dai territori arrivano indicazioni chiare, dobbiamo rispettarle. Il criterio che ci siamo dati è di ricandidare gli uscenti ma anche di ascoltare il territorio. Solinas ha sicuramente fatto bene, ma se si chiede dal basso di presentare una candidatura che valorizzi ancor più la coalizione, lo trovo legittimo” ha detto Lupi in un’intervista al Corriere della Sera.
“È successo già in regioni importanti come la Sicilia, o in Molise. Musumeci era un presidente autorevole, infatti oggi è ministro. Ma si decise di ampliare ancor più la potenzialità della coalizione, e FdI fece un passo indietro con generosità. Trovo comprensibile che oggi il partito di Meloni possa chiedere di candidare non l’ultimo arrivato, ma un suo esponente di valore come l’attuale sindaco di Cagliari” ha detto Lupi.
Sui rapporti di forza cambiati all’interno della coalizione di destra, Lupi è chiaro: “Il primo criterio non è il rapporto di forza ma la qualità del candidato. Poi non c’è dubbio che oggi il centrodestra abbia una guida forte, di Giorgia Meloni, e sia con il 27 o 28 o 29% sicuramente il primo partito della coalizione. È un elemento che non possiamo far finta non esista. Tanto più visto che Meloni si è dimostrata generosa in passato. Altrettanto può fare la Lega, mi auguro e sono convinto che lo faranno. Che ci sia disponibilità a dare spazio in regioni importanti al primo partito della coalizione mi sembra corretto – conclude – ma sono cose che affronteremo quando sarà il momento. Ora l’importante è essere uniti”.
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