Nessun sistema elettorale è perfetto. In Italia si addita il proporzionale come causa di tutti i mali. Eppure, se si guarda ciò che accade nel Regno Unito, il modello proporzionale sembra garantire una buona rappresentanza democratica. Gli ultimi sondaggi del Financial Times hanno delineato un possibile scenario per le elezioni del 4 luglio. Il partito laburista di Sir Keir Starmer potrebbe vincere vantando un record di 450 seggi e una grande maggioranza, seppur con una quota di voti inferiore per il partito a quella ottenuta nel 2017 sotto la guida di Jeremy Corbyn. Nel frattempo i Liberal Democrats si attesterebbero con il secondo maggior numero di seggi, diventando così l’opposizione ufficiale nonostante il probabile quarto posto per preferenze (dietro sia ai Tories sia al Reform UK di Nigel Farage).

La distorsione

Una situazione del genere sarebbe simile alla vittoria di Donald Trump nel 2016 (quando Hillary Clinton fu la più votata a livello popolare, con quasi tre milioni di preferenze in più). A quel punto si dovrebbe aprire una giusta riflessione sulla rappresentanza democratica. Anche con un risultato meno imponente, è probabile che i Lib Dem possano strappare circa 50 seggi con meno preferenze rispetto a quelle di Reform UK, che al massimo può sperare di ottenere una manciata di seggi. C‘è la possibilità che il loro leader carismatico Nigel Farage, se riuscirà ad affermarsi nel collegio elettorale di Clacton (nell’Essex), possa essere l’unico deputato di Reform UK. Questi sono solo alcuni esempi delle distorsioni più frequenti causate dal sistema elettorale maggioritario uninominale, dove la relazione tra il numero di voti e i seggi vinti è spesso incoerente. Un sistema di questo tipo tende a favorire i partiti il cui sostegno è concentrato in specifici collegi elettorali rispetto a quelli con una base di elettori più equamente distribuita in tutta la nazione.

I sondaggi

A meno che non si tratti di grandi partiti, visto che in quel caso l’effetto è l’opposto. Con la politica britannica che mostra segni di evoluzione verso un sistema multipartitico – con un attaccamento sempre minore ai partiti tradizionali – gli effetti di questo cambiamento diventerebbero più pronunciati e imprevedibili, rendendoli più difficili da ignorare. I sondaggi attuali suggeriscono che le elezioni nel Regno Unito potrebbero portare al risultato più sproporzionato di sempre in termini di discrepanza tra i voti espressi e i seggi vinti. Questa la conclusione di un’analisi di Dylan Difford, membro di Make Votes Matter (un gruppo che si batte per la riforma del sistema elettorale). Si rischia di dover fare i conti con i risultati elettorali più distorti di qualsiasi grande paese a livello globale. È difficile immaginare una formula migliore per alimentare il populismo: milioni di elettori che si sentono privati dei propri diritti dal sistema elettorale, mentre i loro leader criticano chi è al governo piuttosto che essere chiamati ad affrontare le complessità e le responsabilità del governo, anche per gli effetti distorti del sistema elettorale. In pratica la posizione da sempre preferita per populismi di ogni sorta.

Lo sviluppo della democrazia

I sostenitori dell’attuale sistema maggioritario “first-past-the-post” affermano che – nonostante i suoi difetti – offre una maggiore stabilità politica rispetto alle alternative, limitando così l’influenza dei partiti estremisti. Ma l’ultimo decennio della politica britannica racconta una storia diversa: un caos politico senza precedenti innescato da un referendum, una mossa mal concepita per contrastare la destra radicale, che ha avuto un effetto boomerang sotto gli occhi di tutti e che sta portando il Partito Conservatore ad uno dei peggiori risultati della sua storia. Al termine delle elezioni la riforma elettorale potrebbe tornare sul tavolo della discussione politica, senza dimenticare che nel 2011 venne bocciato il referendum sull’adozione di un sistema di voto diverso dal maggioritario secco. Va inoltre considerato che di solito i vincitori delle elezioni tendono a voler mantenere lo status quo. Mentre il governo italiano si confronta con la riforma costituzionale e il premierato, bisognerebbe essere più benevoli verso il nostro sistema elettorale e di rappresentanza visto il processo palesemente antidemocratico inglese che produce risultati elettorali spesso casuali. Nel Regno Unito il processo per una maggiore e migliore democrazia dovrebbe venire dall’interno dei partiti stessi, per garantire al meglio che le scelte dei membri del partito riflettano al meglio la volontà popolare. Questo dovrebbe essere anche lo spirito con cui guardare alle riforme in Italia, piuttosto che inseguire tentativi maldestri di introdurre un sistema presidenziale a discapito di una democrazia parlamentare.

Natale Labia

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