Regole della movida, scatta il piano contro gli assembramenti

Ogni giorno nell’area metropolitana di Napoli vengono controllate in media più di 8mila persone e oltre mille attività commerciali. Tra poliziotti, carabinieri, finanzieri e vigili urbani sono circa 3mila le unità quotidianamente impegnate per assicurare il rispetto delle misure anti-contagio. E secondo le statistiche delle ultime settimane, ogni giorno sono circa 120 i casi di violazioni riscontrate e punite con sanzioni o denunce. Da ieri, con l’avvio della fase 2 per ristoranti, pub e locali della movida, e da oggi, con la riapertura delle aree mercatali non più solo per i generi alimentari, si prevede un potenziamento dei controlli nei luoghi che torneranno a pullulare di gente dopo i mesi del lockdown. Attenzione alta, quindi, nelle aree dei mercati rionali e negli abituali luoghi di ritrovo dei giovani, a Napoli come in provincia. Riflettori puntati in particolare sui luoghi della movida. Si guarda con più sospetto ai tanti giovani e giovanissimi che torneranno a incontrarsi e a frequentare bar e locali. L’appello delle istituzioni al senso di responsabilità sociale è accorato.

Ma per verificare il rispetto delle misure anti-Covid scenderanno in strada le forze dell’ordine. Ci saranno verifiche e controlli mirati nelle zone dei baretti a Chiaia, nelle stradine del centro storico, e dal Vomero a Fuorigrotta. Il popolo della notte finisce così sotto la lente di ingrandimento. L’obiettivo è evitare assembramenti e situazioni di allarme come quelle già riscontrate in alcune città delle regioni dove ristoranti e locali hanno riaperto da lunedì. Del resto, il governatore Vincenzo De Luca ha dettato la linea per la Campania e con l’ordinanza firmata l’altra sera ha messo un primo freno alla vita notturna napoletana, stabilendo per bar e locali della movida la chiusura alle ore 23. “Gli orari fissati per i locali pubblici saranno soggetti a periodica valutazione in relazione alla situazione epidemiologica e al rispetto delle misure di sicurezza” si legge inoltre nella nota della Regione in cui si specifica anche che nei prossimi giorni proseguiranno gli incontri con le categorie interessate. Il dialogo, dunque, è aperto.

L’orario imposto per la chiusura è uno degli argomenti caldi. Per i titolari dei locali è un limite che rischia di creare ulteriori danni economici alle loro attività, tanto che adesso chiedono l’annullamento del limite per la chiusura di bar, chioschi, baretti, vinerie ed esercizi dei centri storici delle città della Campania: “Altrimenti si determinerà un danno commerciale ed economico spaventoso, considerato – spiega Confesercenti – che detti esercizi iniziano la loro attività dalle 22 in poi”. Nessuno vuole tollerare comportamenti irresponsabili, per questo l’associazione di categoria ha offerto la propria collaborazione alle istituzioni: “Gli esercenti, che in queste ore hanno provveduto ad acquisire quanto necessario per la propria attività dopo mesi di inoperosità, daranno la massima collaborazione – si legge nella lettera inviata ai vertici della Regione – anche con l’aiuto di addetti al controllo delle attività di intrattenimento e spettacolo, per contenere la presenza della clientela e far osservare le norme del distanziamento e della protezione, oltre a tutto quanto è d’obbligo nei regolamenti e linee guida”.

Insomma, per gli esercenti il concetto è semplice: se si crea assembramento non è certo a causa di un bar aperto oltre le 23, ma dipende dalla gente. L’affollamento viene fuori comunque, anche con i baretti chiusi, se non c’è la volontà delle persone di rispettare le regole, se non ci sono controlli e se non c’è attività di prevenzione ed educazione culturale. Dopo due mesi di lockdown e di calo vertiginoso degli affari, gli esercenti vogliono tornare a lavorare, senza assembramenti ma negli orari consoni.