Più o meno a cinque mesi dalla diffusione di ChatGPT (seguito a ruota da Bard di Google), e a qualche settimana da quando il New York Times ha minacciato quella che potrebbe diventare una causa colossale, per diritti d’autore, ai danni di OpenAI (che ha utilizzato articoli e immagini del giornale per “istruire” l’intelligenza artificiale), facciamo il punto su questa nuova straordinaria tecnologia, tra le più rivoluzionarie di sempre, che promette di cambiare (in meglio) le nostre vite. Ne parliamo con Reid Hoffman, uno dei massimi esperti al mondo di Intelligenza Artificiale.
Hoffman, per chi non lo conoscesse, ha co-fondato LinkedIn, è stato COO di PayPal, è un innovatore e un importantissimo investitore, un venture capitalist, ma non è un tecnocrate. Al contrario, ha una laurea in sistemi simbolici e scienze cognitive da Stanford University e un master in filosofia conseguito presso il prestigioso Wolfson College di Oxford. In un certo senso, dunque, è una sorta di moderno uomo rinascimentale, è un innovatore con solide basi umanistico-filosofiche. Ed è uno straordinario filantropo che ha anche contribuito alla fondazione di un centro, HAI, Human-Centered Artificial Intelligence il cui scopo è già tutto nel nome: una intelligenza artificiale che metta al centro l’uomo.

Hoffman è anche uno che fa quello che dice. Da grande sostenitore delle magnifiche sorti e progressive delle nuove tecnologie generative, ha già scritto un libro, Impromptu, con ChatGPT in cui parla di Intelligenza Artificiale con l’intelligenza artificiale, e pubblica regolarmente podcast sul tema.
Parliamo con lui mentre è in partenza per l’Italia. Prima a Roma dove incontrerà il Presidente Giorgia Meloni, su questioni relative alle nuove tecnologie e intelligenza artificiale, e poi a Bologna dove terrà il Commencement Address, alla cerimonia di laurea della Master Class 2023 della prestigiosa Bologna Business School.

È noto che preferisci parlare di Intelligenza Amplificatrice più che di Intelligenza Artificiale e che consideri le nuove tecnologie generative come una sorta di co-pilota delle nostre vite. Che cos’è veramente l’intelligenza artificiale?
«Nel mio libro Impromptu parlo di intelligenza amplificatrice perché in generale consideriamo l’IA come un qualcosa di alieno quando invece è uno strumento che ci aiuta a migliorarci. Nel mio libro, c’è un capitolo che spiega come l’uomo si è evoluto grazie alla tecnologia. Pensiamo all’agricoltura, al fatto che abbiamo occhiali che ci permettono di vedere, e pentole in cui cucinare. L’IA è una delle innovazioni tecnologiche che ci hanno migliorato e ci miglioreranno la vita. La tecnologia è capace di darci dei superpoteri, pensiamo al fuoco, al sale che permette di conservare gli alimenti, a tutte le innovazioni che hanno segnato la storia dell’umanità. Ognuna ha dato all’uomo dei superpoteri. L’IA ci dà superpoteri cognitivi. Il motore a vapore ha dato in via alla rivoluzione industriale, ora siamo di fronte a una evoluzione tecnologica che ci dà molti nuovi superpoteri, a livello cognitivo, mentale. La IA è una sorta di estensione tecnologica dell’umano».

I cosiddetti LLM (Large Language Models) e la tecnologia generativa, in generale, stanno per cambiare il mondo. Una delle rivoluzioni più macroscopiche colpirà il lavoro. Quali lavori cesseranno di esistere? Quali saranno le professioni del futuro? E soprattutto cosa devono studiare i ragazzi di oggi per trovare un lavoro nel mondo di domani?
«I LLMs trasformeranno il modo in cui produciamo informazione, come la consumeremo, come comunicheremo, e come prenderemo decisioni. Se mi chiedi se ci saranno ancora degli avvocati nel futuro, la risposta è certamente sì. Ci saranno. Ma cambierà il loro lavoro. Ad esempio, un avvocato che dovrà stilare un contratto farà la prima stesura sicuramente con l’ausilio di IA. L’IA avrà un impatto potente su tutti i lavori che riguardano la conoscenza, la comunicazione. Ma l’IA cambierà anche le materie tecnologiche, prima fra tutte proprio l’ingegneria. Il mio consiglio ai giovani è quello di familiarizzarsi con le nuove tecnologie e di farlo nell’ambito delle materie e dei settori per i quali sentono di avere un interesse e una vocazione».

L’IA rimane in gran parte terra incognita in termini di politiche che la regolamentino. A chi tocca definire i confini entro cui può muoversi IA? Ai governi? I politici, specialmente in Italia, non conoscono un granché la tecnologia che dovrebbero regolamentare.
«L’IA ha bisogno di essere regolata anche se un approccio che regimenta una innovazione è generalmente contrario al senso stesso di innovazione. Ad esempio, inventata l’automobile, non sono subito state introdotte cinture di sicurezza o airbag. Per regolare l’IA, dobbiamo concentrarci, di volta in volta, su ciò che può risultare problematico. Ad esempio, si è visto che l’IA può avere dei pregiudizi razziali. Ovviamente questi devono essere corretti. Però, immagina che con l’aiuto dell’IA potremo avere un medico e un tutor a disposizione in ciascuno smartphone. Credo che arrivare a questo, sia molto più importante degli errori in cui incappiamo in corso d’opera. E dunque le regole dovranno migliorare l’IA ma non ne devono impedire lo sviluppo. Deve essere un processo dinamico».

C’è il rischio che IA diventi autonoma? Ci troveremo a dover fare i conti con un’IA alla Frankenstein?
«Non è una novità che le tecnologie possano essere autonome. La rivoluzione agricola è una rivoluzione tecnologica fatta di grande automazione. Di per sé dunque una tecnologia autonoma non è necessariamente anti-umana e non costituisce necessariamente una minaccia per l’uomo. La garanzia che non avremo un Frankenstei IA non c’è, così come non si può garantire che un asteroide non colpisca la terra, o che non arrivi una nuova terribile pandemia, o che non ci sarà una guerra nucleare. Non possiamo garantire che l’IA non diventerà un Frankenstein, ma c’è un guadagno netto nel miglioramento che porterà alle nostre vite per cui vale la pena di correre il rischio. E se il rischio di una IA Frankenstein si paventasse all’orizzonte, non è che non abbiamo strumenti per contrastarla e per fermarla».

È appena stata pubblicata una ricerca (The European House-Ambrosetti e Microsoft Italia) secondo cui le tecnologie generative hanno il potenziale di aumentare del 18% il Pil Italiano. Cosa deve fare il paese Italia per non perdere questa opportunità?
«Il Paese deve imparare a usare l’IA. Non la deve inventare, deve usarla. Ad esempio, una cosa molto semplice che rappresenterà un volano per tutte le industrie (grandi e piccole) riguarda l’amplificazione della comunicazione, quindi sales e marketing. Le imprese che si avvarranno per prime dell’IA, avranno un grande vantaggio sulle altre. Poi c’è l’Europa che va aiutata a muoversi nella direzione dell’innovazione tecnologica -le compagnie che stanno sviluppando l’IA sono attori globali».

Stiamo facendo una chiacchierata per un giornale. L’IA come cambierà i media? Cosa devono fare per rimanere rilevanti?
«L’IA cambierà il lavoro del giornalista, diventerà uno strumento essenziale per il giornalista ma il futuro sarà IA e giornalista insieme».

E l’istruzione? La domanda è duplice. Intanto, come possiamo evitare che gli studenti scrivano le loro tesine su ChatGPT e come possiamo invece motivarli a utilizzare l’IA in modo produttivo? Ancora, le future generazioni impareranno a leggere, scrivere o a fare i calcoli matematici e a esercitare il giudizio critico se l’IA può farlo al loro posto? Dopotutto, siamo diventati tutti meno bravi nell’orientarci da quando ci affidiamo alla tecnologia per andare dal punto A al punto B.
«Anche qui si tratta di amplificazione del potenziale umano. Immagina se nel tuo smartphone avessi un tutor infinitamente paziente che ti aiuta e ti insegna e che ti permette di sviluppare il tuo potenziale. E immagina che gli insegnanti avranno più tempo con gli studenti e troveranno in IA un assistente che corregge i compiti, che si occupa di questioni amministrative. Non esiste invece il pericolo che l’IA trasformi gli esseri umani in bruti che stanno in poltrona a mangiare cioccolata e a guardare serie di Netflix prodotte dall’IA. La natura umana non cambierà. I bambini continueranno a imparare e meglio».

So da uno dei tuoi podcast che l’IA ha salvato la vita a un cane. L’implicazione qui è l’IA e la medicina. Possiamo aspettarci che l’IA salvi vite umane?
«Certamente. La ricerca e la medicina verranno amplificate. Personalizzate e amplificate».

Hai un master in filosofia. Quali sono le maggiori preoccupazioni etiche che hai riguardo all’IA?
«Purtroppo, la gente quando pensa a IA o si concentra sul suo presente immediato (e ovviamente ci sono cose che dobbiamo migliorare) o sul futuro distante (la Frankenstein AI) invece di concentrarsi sul futuro che dobbiamo navigare. Ma la questione rimane quella dell’amplificazione umana e così come l’IA amplifica insegnanti, dottori e studenti, può amplificare i criminali e i pazzi. La mia preoccupazione maggiore è come evitare che l’IA venga usata per fini malvagi».

Più in generale, pensando a IA c’è qualcosa che ti tiene sveglio la notte?
«Tre cose. La prima: perderemo l’opportunità di migliorare davvero il nostro futuro perché ci avviciniamo alla tecnologia sempre con paura? Pensiamo all’introduzione della stampa che veniva salutata come una tecnologia che avrebbe degradato la conoscenza umana. Le innovazioni tecnologiche fanno sempre paura. L’importante è non lasciare che la paura ci impedisca di andare avanti. La seconda: l’IA nelle mani di cattivi attori. La terza: un impiego massiccio dell’IA porterà grandi cambiamenti e riorganizzazione sociale. Ogni grande cambiamento porta instabilità, l’instabilità è una opportunità per il progresso ma anche per disordini. Mi preoccupano i possibili disordini».

Qual è il futuro di IA? Una ChatGPT potenziata?
«Il futuro di IA sarà “prima e più strano” di quello che pensiamo. Certamente avremo una migliore ChatGPT e migliori LLM che cambieranno il modo in cui si produce e si comunica la conoscenza. Ad esempio, io ho appena fondato una startup, Inflection, che darà a tutti una specie di IA personale -si chiamerà Pi. Ma ci saranno amplificazioni della scienza, ad esempio per aiutarci con il cambiamento climatico; I’A verrà poi massicciamente applicata alla robotica, o l’IA farà i lavori più pericolosi. Ma avremo anche molte cose inaspettate che saranno molto significative e che sono ciò che dell’IA che mi interessa di più».

Ermelinda M. Campani

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