Renzi attacca gli ex giallo-rossi: “Conte irresponsabile e da Letta strategia suicida, la partita è tra Meloni e Draghi”

Ne ha per tutti Matteo Renzi, da Conte “irresponsabile” a Letta “suicida”, fino a Meloni “non credibile”. Il leader di Italia Viva ospite di Corriere Tv parla dei temi di più scottante attualità a meno di venti giorni dal ritorno alle urne degli italiani.

L’obiettivo dell’ex premier, ora alleato con Carlo Calenda nel ‘Terzo Polo’ formato da Italia Viva e Azione, è in particolare Enrico Letta. I rapporti col segretario Dem sono ai minimi termini e gli scambi di accuse tra i due (e Calenda) sono quotidiani.

Renzi infatti ribatte una per una alle accuse lanciate in questi giorni da Letta, dalla responsabilità politica per il ‘Rosatellum’, l’attuale legge elettorale aspramente critica dal Pd e non solo, agli appelli continui dal Nazareno ad un “voto utile” per fermare la destra del trio Meloni-Salvini-Berlusconi.

Sulla legge elettorale Renzi ricorda che la sua “si chiamava Italicum ed è stata spazzata via con il No al referendum. Poi Pd, FI, Lega hanno votato il Rosatellum, sulla quale la fiducia non l’ho messa io ma Paolo Gentiloni, che mi risulta iscritta al Pd. E il “pongo la fiducia”, lo disse la ministra Anna Finocchiaro, che mi risulta iscritta al Pd ancora adesso”.

Quanto a Letta, per Renzi “il problema è l’intensità con la quale sta aiutando Giorgia Meloni. In molti collegi la partita è già decisa, perché Letta ha fatto una scelta suicida. Aveva due possibilità, o allearsi coi grillini o con l’area Draghi o andare da solo. Letta, roso e dominato dal rancore personale verso di me, ha chiuso la prospettiva dell’area Draghi e non se l’è sentita di fare un accordo con il M5S e ora sui collegi non tocca palla”.

Per questo il leader di Italia Viva respinge gli appelli al “voto utile” di Letta, perché l’unico voto di questo tipo secondo l’ex premier “è mandare gente competente in Parlamento, magari per riportare Mario Draghi” a Palazzo Chigi. “A Letta che dice chi vota terzo polo vota Meloni dico: chi vota Pd vota Di Maio e Fratoianni. Di Maio, che ha cambiato posizione mille volte e Bonelli e Fratoianni che erano all’opposizione di Draghi”, è la stoccata di Renzi.

Quella del ritorno dell’attuale presidente del Consiglio sulla poltrona di Palazzo Chigi è un tema ricorrente: per Renzi infatti se la destra non dovesse avere i numeri per governare dal responso delle urne, “la sola alternativa è andare tutti da Draghi e chiedergli di governare il Paese in attesa che facciamo la riforma sul sindaco d’Italia. In quel caso saremmo in maggioranza”, spiega il senatore toscano.

Quanto alla Meloni, se da una parte Renzi conferma che il 25 settembre “la partita è a due, o c’è lei o c’è Draghi”, e per questo “la proposta politica di Calenda e IV è l’unica che può fare la differenza”, dall’altra il numero uno di Italia Viva non chiude all’ipotesi di una Bicamerale avanzata dalla stessa leader di Fratelli d’Italia.

Bene fa Meloni a dire facciamo un’assemblea, l’idea di una commissione bicamerale è tutt’altro che disprezzabile – spiega Renzi al Corriere – Sono favorevole all’elezione diretta, ma credo che il sistema giusto sia l’elezione diretta del presidente del consiglio, non del presidente della Repubblica. Non è questione di lana caprina, l’elezione diretta del presidente del consiglio potrebbe garantire la certezza che per 5 anni c’è un sindaco d’Italia che governa ma più in alto resta un arbitro. Non mi preoccupa il presidenzialismo, ma se potessi scegliere sceglierei l’elezione diretta del presidente del consiglio”.

Quindi le ultime bordate contro Conte e Letta. Il primo è definito “un irresponsabile” per aver evocato “la guerra civile” se sarà cancellato il reddito di cittadinanza: “Non è un caso che sia supportato da Trump”, la stoccata di Renzi con un richiamo ai drammatici fatti di Capitol Hill.

Poi l’ennesimo affondo contro gli ex ‘amici’ del Partito Democratico, dove Renzi assicura che non tornerà. “Noi abbiamo portato il Pd al 40,8% ma a un certo punto hanno iniziato a farmi la guerra dall’interno D’Alema e co. Una parte della responsabilità è anche mia, non mi sottraggo, ma il nostro lavoro è stato minato dall’interno”, spiega tornando sul suo periodo da leader dei Dem. Ora invece “il modello è Macron, che ha spolpato da dentro sinistra e destra e il disegno con Calenda è questo”.