Un tempo i “partitini”, dall’alto del suo 40% preso alle Europee del 2014, li voleva sbranare, politicamente parlando, ritenendo “non accettabile” i veti posti dai partiti che raggranellavano il 2-3 per cento dei consensi. Una tesi ribadita più volta sui social network, da Facebook a Twitter, dove oggi quelle parole sembrano invecchiate male.

Così la stessa rete sta ‘rinfacciando’ a Matteo Renzi, leader di Italia Viva ed ex segretario del Partito Democratico ottenne il risultato più importante della sua storia, una posizione che ormai appare opposta a quella dell’epoca. Chiariamoci: l’attuale posizione di Renzi, che pretende giustamente che Italia Viva abbia la propria voce nei dossier politici più scottanti del governo di cui fa parte, dal Recovery Plan al Mes, è legittima.

Quello che Renzi sconta, oggi che ‘fa la guerra’ al premier Giuseppe Conte, è proprio il ribaltamento del ruolo, da pesce grande a pesce piccolo ‘bullizzato’. Così alcune delle pagine Facebook ‘politiche’ più note, da Socialisti Gaudenti a Hipster Democratici, hanno ricordato i trascorsi dell’ex premier, quando nel 2012 alla Leopolda ricordava che “Se vinciamo noi non ci sarà più spazio per il potere di veto dei partitini”, o come quando cinque anni più tardi da Porta a Porta (appena rieletto segretario del Pd, ndr) riteneva “non accettabile che nel 2017 ci siano ancora i piccoli partiti che mettono i veti”.

L’idea di Renzi oggi appare superata dal tempo e dall’evolversi del quadro politico: quando era segretario del più importante partito italiano, i cosiddetti “partitini” era una piaga per i loro veti; ora che Italia Viva è nata e, almeno per i sondaggi, non scalda i cuori dell’elettorato italiano, per Renzi è giusto porre veti all’azione del governo e del premier. Una posizione corretta quella del ‘Renzi di oggi’: i partiti, anche quelli piccoli, hanno sempre diritto di parlare, soprattutto se fanno parte del governo.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia