Sui social l'hashtag #ItalyDidIt
“Renzi ha tramato contro Trump”, l’ultimo delirio dei complottisti USA porta in Italia
Non c’è alcuna prova che le ultime elezioni americane siano state “rubate”, oggetto di frode ai danni del presidente in carica Donald Trump e a favore dell’entrante Joe Biden. A quanto pare le evidenze non bastano e il nutrito ambiente del complottismo americano trova appigli anche oltreoceano, in Europa, in tutto il mondo, perfino in Italia dove a tramare contro il tycoon sarebbe stato nientedimeno che Matteo Renzi. È l’ultimo delirio dei complottisti, quelli che hanno partorito idee come QAnon e il Pizza Gate, che per anni sono stati trattati alla stregua di macchiette e che ieri hanno fatto irruzione nel Congresso a Washington dando forma a quello che è stato definito da più parti come “il giorno più buio degli Stati Uniti”.
L’ultima folle teoria porta dunque a Roma, anzi parte da Rom. A Renzi che con Obama, Soros, Leonardo e altri avrebbero tramato contro il Presidente degli USA. Gli hashtag che hanno definito la storia sono #Italygate e soprattutto #ItalyDidIt. La teoria della cospirazione italiana nasce e cresce come ormai di consueto sui social e dagli ambienti dell’ultra-destra a stelle e strisce. All’inizio sull’account BlueSkyReport, oltre 46 mila followers, che scrive: “Tutte le strade portano a Roma. L’Italia ha inferferito con le elezioni americane. Diamo prima un’occhiata ai possibili giocatori coinvolti. Obama e l’ex premier dell’Italia Renzi”. E che quindi lancia un thread con una serie di notizie false, inattendibili, non verificate.
All Roads Lead To Rome. Italy interfered with the U.S. Elections. Let’s first look at the possible players involved. Obama and former PM of Italy Renzi. The Story is developing. pic.twitter.com/9OYf8kBpid
— BlueSkyReport (@BlueSky_Report) January 5, 2021
La ricostruzione è del commentatore Bradley Johnson, in forza al network trumpiano Oann. La frode sarebbe partita da Dominion, il sistema elettronico di controllo dei voti ai seggi. Algoritmo manomesso e manipolato da Roma. Gli attori e gli ingredienti tirati in ballo dai complottisti sono quasi sempre gli stessi: a tramare contro Trump ci sono l’ex presidente Barack Obama e l’imprenditore e filantropo ungherese George Soros. Stupisce poi il contributo di Matteo Renzi, ex Primo ministro Italiano e leader di Italia Viva, e di Leonardo, l’azienda leader della Difesa italiana.
Leonardo, secondo la teoria di BlueSkyReport, si sarebbe avvalsa del satellite italiano lanciato nel 2019, Prisma, per interferire e hackerare il voto dello scorso 3 novembre. Alla regia della macchinazione il generale Claudio Graziano, presidente del Comitato militare europeo. Graziano viene presentato come membro del board di Leonardo: e questa è un’altra bufala. L’algoritmo sarebbe stato manomesso per spostare voti da Trump a Biden, interferendo nel server Dominion.
“Tutto questo chiama in causa George Soros. L’intera elezione è stata orchestrata all’ambasciata a Roma. Un membro del board dell’azienda della Difesa Leonardo ha usato la sua rete per cambiare i voti da Trump a Biden”, ha scritto su Twitter è Ann Vandersteel, attivista e sedicente affiliata alla campagna di Trump 2020 in Florida. “Barack Obama e Renzi hanno orchestrato tutto questo con l’aiuto di agenti della Cia. Si tratta di tradimento”, aggiunge Vandesteel chiamando in causa il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, con gli hashtag #ItalyDidIt e #ConteComeClean, e Sidney Powell, avvocato e Consigliere del Generale Michael Flynn, ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale di Trump, che dal presidente ha appena ricevuto la grazia dopo aver mentito all’Fbi riguardo ai sui rapporti con la Russia nell’ambito del RussiaGate. Lo stesso Flynn, ospite della trasmissione ultranazionalista Infowars ha dichiarato: “Abbiamo interferenze estere dalla Cina, dalla Serbia, dall’Italia, dalla Spagna, dalla Germania”. Per Vandersteel, Powell avrebbe le prove, una registrazione perfino. Niente di verificato naturalmente. La teoria è stata raccolta dal blog italiano La Cruna dell’ago che scrive contro l’ambasciatore in uscita Lewis Eisenberg, “ex membro di Goldman Sachs e contributore della sua prima campagna” ma “al tempo stesso vicino alle lobbies neocon sioniste che sono feroci nemiche del presidente per il suo piano in corso per il ritiro dell’esercito americano in Medio Oriente”.
Renzi era stato tirato in mezzo già nel 2019, accusato da George Papadopoulos, ex consigliere di Trump, di aver cercato di sabotare il presidente con l’aiuto di Obama. Papadopoulos è stato condannato anche lui per aver mentito agli inquirenti riguardo contatti con emissari russi. Non bastavano insomma una crisi di governo in Italia e Massimo D’Alema – che ieri a Repubblica si è chiesto come “possa passare per la mente di nessuno l’idea di mandare via da Palazzo Chigi l’uomo più popolare del Paese per fare un favore a quello più impopolare” – a Matteo Renzi. Ci voleva anche il complotto internazionale. “Ieri, prima dell’assalto al Campidoglio, alcuni profili trumpiani hanno accusato Obama e il sottoscritto di ‘orchestrare’ campagne contro Trump – ha detto oggi nella sua e-news il leader di Italia Viva – Siamo alla follia totale. I responsabili di queste menzogne hanno ricevuto il pardon – una sorta di grazia – da Trump qualche settimana fa. Sto cercando con i miei avvocati di chiedere comunque di portare questi signori davanti alla giustizia italiana. Quello che dicono di me è folle: ci mancava giusto che mi accusassero di complotti internazionali. Ma ancora più grave è che questi signori la facciano franca”.
© Riproduzione riservata