Il leader di Italia Viva Matteo Renzi e il manager dei vip Lucio Presta sono indagati dalla Procura di Roma per finanziamento illecito e false fatturazioni.

L’indagine della procura capitolina è legata al documentario ‘Firenze secondo me’, realizzato dallo stesso Renzi assieme alla società di Presta, la Arcobaleno Tre. Un progetto, quello dell’ex presidente del Consiglio, andato in onda su Discovery Channel con scarsi risultati di pubblico, il 2 per cento, finendo già nel 2019 una relazione dell’antiriciclaggio della Uif.

Su delega dei pm romani titolari dell’inchiesta, nei giorni scorsi è stata svolta una perquisizione nei confronti del produttore da parte della Guardia di Finanza: nel mirino in particolare i contratti stipulati dalla società di Presta con l’ex premier per la produzione del documentario.

Secondo il quotidiano Domani, l’indagine verte sui “rapporti economici e i bonifici da quasi 750mila euro versati dall’agente delle star all’ex premier per il documentario ‘Firenze secondo me’ e alcuni contratti per la cessione di diritti d’immagine“.

L’ipotesi che fa la procura di Roma e il nucleo di Polizia valutaria della Guardia di finanza è che dietro il pagamento del cachet per il documentario ci sia altro, ovvero un finanziamento illecito al Renzi ‘politico’.

I dubbi emergerebbero in particolare sullo squilibrio tra il cachet di Renzi e i ricavi del documentario: secondo Domani la Arcobaleno Tre aveva fatto a Discovery una fattura da appena mille euro, mentre a Renzi appuntò girò tra rapporti economici e bonifici quasi 750mila euro. Da parte sua l’ex premier aveva spiegato che non era affar suo se Presta voleva pagarlo quanto star televisive del calibro di Roberto Benigni.

Secondo il quotidiano di De Benedetti “il documentario, costato quasi un milione di euro tra compenso per Renzi e spese di produzione, ad oggi non ha incassato nulla. I soldi ottenuti dall’amico Presta, già organizzatore della Leopolda, servirono invece a Renzi, nell’autunno del 2018, a restituire parte del prestito da 700mila euro che aveva ricevuto dalla famiglia Maestrelli per l’acquisto della villa di Firenze. Un prestito anomalo che finì nelle maglie dell’antiriciclaggio (i soldi furono bonificati dai Maestrelli attraverso il conto corrente dell’anziana madre, e da qui finirono su quelli dei Renzi), ma in quel caso la procura di Firenze non ravvisò gli estremi del finanziamento illecito, nonostante nel bilancio 2018 dell’azienda dei Maestrelli da cui partì la provvista il destinatario finale del prestito (un politico) non era stato segnalato come vuole la legge sul finanziamento alla politica”.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia