Il Riformista è “una voce libera” ed è chiaro “che non è il giornale del Terzo Polo come mi aveva detto di fare Calenda“. Queste le parole di Matteo Renzi, leader di Italia Viva e dal prossimo 3 maggio direttore editoriale del Riformista. A radio Leopolda, l’ex premier spiega la rottura con Azione e l’addio al partito unico del Terzo Polo. “L’amarezza dei militanti è anche la mia perché non c’è niente di politico nella divisione che è maturata” sottolinea Renzi. “Io però non intendo alimentare la polemica, ho fatto solo un tweet ieri facendo un appello a non rompere, ad andare avanti tutti insieme, ho dimostrato credo in questi mesi di dare la massima disponibilità e di più non potevo fare. Non c’è una motivazione politica per questa rottura” aggiunge.

Renzi poi va nel dettaglio della rottura, etichettata come una scelta unilaterale di Calenda: “Carlo ha deciso nella sua libertà e autonomia di convocare una riunione, sfissarla, farci sapere via stampa che il partito unico era morto. Direi che è inutile adesso rinfacciarsi le responsabilità o rimpallarsi la colpa, parliamo di futuro”, prima di ribadire che è sfumata “una grande occasione, non ci sarà il partito unico, Calenda ha scelto di non farlo, è un errore, un autogol, ma è una scelta unilaterale”.

Tornando al Riformista, Renzi assicura che “ci divertiremo un sacco”, sottolineando che “chi ha paura delle idee non sono quelli che amano la politica, sono solo populisti e sovranisti. Chi ha voglia di approfondire, dialogare, anche discutere non può aver paura del Riformista o della Leopolda”. Il suo Riformista uscirà “dal 3 maggio e vi posso garantire che sarà una voce libera in più”. Ribadisce che non sarà il giornale del Terzo Polo “come mi aveva detto di fare Calenda. Io gli ho risposto di no perché questa era un’idea di Carlo, che voleva dare a tutti i tesserati l’abbonamento del Riformista. No, il Riformista è uno spazio di libertà”.

E’ un problema che un parlamentare fa il direttore? È sempre stato così – ricorda l’ex premier – lo ha fatto Sergio Mattarella ben più autorevolmente di me con il Popolo, lo ha fatto Massimo D’Alema e qui il ben più autorevolmente non ce lo metto, lo ha fatto Walter Veltroni, lo ha fatto Bettino Craxi. È una tradizione italiana quella di avere leader politici che alimentano il dibattito su un giornale, fin dai tempi di Ricasoli. Anche Spadolini è stato direttore di un giornale”.

Sul governo Meloni rivendica: “Come è possibile che nessuno faccia notare alla Meloni che quando deve fare le nomine mette tutti quelli che avevamo scelto noi, dopo che per anni ci ha accusato di essere schiavi delle lobby? Se oggi noi fossimo in una situazione serena dovremmo dire che il tempo è galantuomo, all’Eni, alle Poste, persino a Leonardo dove è stato chiamato quel Cingolani che aveva fatto il progetto del post Expo quando eravamo al governo. Alla fine noi alla Meloni non chiediamo i diritti d’autore, però il tempo restituisce con gli interessi tutto quello che nel breve periodo sembra che possiamo perdere”.

 

LE 10 FAKE NEWS SULLA ROTTURA DEL TERZO POLO – “Non c’è una sola scelta politica che abbia diviso il Terzo polo, ma solo una scelta personale di Carlo Calenda”. È quanto si legge in un documento di Italia Viva – Renew Europe. Tra le altre ‘fake news’ a cui il documento risponde, quella sui ‘problemi personali’ di Renzi con Calenda. Nessun problema personale, assicurano da Italia Viva, sottolineando che “Renzi ha permesso a Calenda di diventare ministro, ambasciatore, leader del terzo polo e lo ha sostenuto sia alle Europee che al Comune di Roma, contribuendo a finanziarne le campagne elettorali. È evidente che Renzi non ha nessun problema personale o caratteriale con Calenda”.

Nel testo si sottolinea che non è stata la Leopolda il pomo della discordia perché “Renzi l’ha sempre organizzata, quando era sindaco, quando era premier, quando era nel Pd, quando era in Iv, perché la Leopolda è uno spazio di libertà” che anche per Calenda era “straordinariamente bella”. Si rimarca che era già stata fissata la data del 29 ottobre per lo scioglimento di Iv, che Italia Viva avrebbe contribuito al 50% di tutte le spese (quindi nessun problema sui soldi), e che il problema non era neanche la direzione del Riformista: “Calenda era entusiasta della scelta di Renzi”, e lo ha manifestato “sia su Twitter che nelle trasmissioni televisive”.

Sono fake news che Renzi “non voleva la norma sul conflitto di interessi”, è “falso” che Renzi “ha votato per La Russa in cambio di una vicepresidenza e della vigilanza”, che non fa il “lobbista” e che la “rottura si è consumata per ragioni politiche”.

 

Redazione

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