L'attaco su Open e conferenze
Renzi, l’affondo contro Letta: “Da Enrico troppi cartellini rossi, sul Quirinale giusto votare tutti insieme”
Matteo Renzi a tutto campo, con messaggi chiari soprattutto ai suoi amici/nemici, il duo Enrico Letta-Carlo Calenda. L’ex presidente del Consiglio e leader di Italia Viva dalle colonne del Corriere della Sera torna sui principali temi del dibattito politico nel Paese, già ampiamente trattati dalla Leopolda di Firenze, e fa ulteriore chiarezza sulle prossime mosse del partito.
LA PARTITA DEL QUIRINALE – L’appuntamento chiave per la politica sarà ovviamente l’elezione del prossimo capo dello Stato. Sul punto Renzi ripete “ciò che ho sempre detto”, ovvero: “Draghi sarebbe uno straordinario presidente della Repubblica. Per sette anni darebbe solidità alle istituzioni in continuità con Ciampi, Napolitano, Mattarella. E tuttavia Draghi farebbe molto bene anche da Palazzo Chigi in un momento nel quale bisogna spendere bene i soldi del Pnrr”.
Sulla sfondo c’è infatti una questione di rilevanza capitale, ovvero la possibilità più volte evocata da Renzi di tornare ad elezioni già nel 2022, un anno prima della naturale scadenza della legislatura. “L’ho detto anche alla Leopolda. Noi preferiremmo votare a scadenza naturale nel 2023. Ma gli interessi dei leader dei partiti principali, da Salvini a Meloni, da Letta a Conte sono diversi: tutti, per motivi diversi, vogliono votare. Anche e soprattutto quelli che non lo dicono”, spiega Renzi.
I RAPPORTI COL PD – Strettamente collegata alla questione Quirinale è anche il rapporto con gli ex compagni del Partito Democratico e soprattuto col suo leader Enrico Letta, che ha avvertito come IV sarà “fuori dal centrosinistra” in caso di voto con il centrodestra per il Colle.
Parole che non vanno giù a Renzi: “Al segretario del Pd sfuggono due considerazioni. La prima è che al Quirinale è giusto votare un candidato tutti insieme, dalla Meloni ai grillini, da Salvini ai dem. Questo perché il presidente è l’arbitro, non un giocatore. Votare insieme al centrodestra, poi, in questo passaggio è un dovere istituzionale e algebrico visto che stavolta hanno i numeri dalla loro parte. Quindi Iv voterà col centrodestra e col centrosinistra un presidente europeista e anche il Pd voterà col centrodestra. E non credo che Letta potrà espellere persino il Pd dal centrosinistra”.
Il secondo punto di Renzi sferza nuovamente Letta, con cui i rapporti sono, per usare un eufemismo, complicati. “Letta ha già espulso Italia Viva dopo che lui stesso aveva sbagliato tutto sulla Legge Zan. Non è che può espellerci una volta alla settimana. Per voler fare un campo largo mi pare che stia esagerando con i cartellini rossi. Spero che il Santo Natale faccia recuperare saggezza all’amico Enrico”, aggiunge ancora il leader di Italia Viva.
LA FINE DEI 5 STELLE – Non mancano stoccate ai ‘nemici’ pentastellati. L’occasione è la firma di venerdì del Trattato del Quirinale tra Italia e Francia.
“Sono entusiasta. Macron e Draghi, con la regia di Mattarella, hanno segnato un passo straordinario per noi e per l’Europa”, dice Renzi, che ha chi evoca un patto troppo ‘filo francese’ spiega che “chi oggi critica finirà come Di Maio che ieri era il più imbarazzato“: accanto Mattarella, Draghi e Macron, “la foto simboleggia la fine dei Cinquestelle”.
IL RAPPORTO CON CALENDA – Un passaggio è dedicato quindi a Carlo Calenda, il leader di Azione che da giorni va ‘picconando’ il progetto di un grande centro evocato proprio da Renzi. Calenda che secondo l’ex premier “fa tutto da solo, anche quando attacca duramente e poi fa la pace”.
Renzi ricorda quindi di aver voluto Calenda ministro, “l’ho nominato ambasciatore, l’ho sostenuto alle Europee e alle Comunali. Non ho mai detto nulla contro di lui, non inizierò adesso. Quanto al centro: non lo facciamo nascere io e Calenda. C’è già. Qualcuno lo rappresenterà. A me piacerebbe che a farlo fosse un soggetto plurale, come ha fatto Macron in Francia. Ma quest’area c’è già e sarà decisiva anche nella prossima legislatura”.
OPEN E LE CONFERENZE – Non può mancare ovviamente un riferimento all’inchiesta sulla fondazione Open che vede Renzi indagato a Firenze. Renzi ribadisce infatti di non aver violato alcuna legge, “temo invece che i magistrati fiorentini abbiano violato la Costituzione. Lo verificheremo nelle sedi opportune”.
Secondo l’ex premier infatti “tutti i finanziamenti” alla fondazione “sono regolari”. “Quello che colpisce è che un pm voglia decidere le forme in cui i cittadini si mettono insieme per fare politica. In una democrazia che cosa è un partito e come funziona lo decide il Parlamento, non il codice penale”, attacca il leader di IV.
Renzi che quindi difende anche la sua attività di conferenziere in giro per il mondo, una questione legata in particolare ai soldi ricevuti dall’Arabia Saudita. “Lo fanno in tutto il mondo. Ho l’impressione che usino questo argomento perché vorrebbero farmi smettere di fare politica, non di fare conferenze. Più che smettere io di fare politica, sarebbe bene che iniziassero loro a fare politica. Se ne sono capaci, naturalmente”, conclude.
© Riproduzione riservata