Non capita tutti i giorni, per la verità neppure tutti gli anni, di vedere un importante direttore di giornale che dà nero su bianco dello “stronzo” a un presidente di Regione, oltretutto politicamente amico. Senza perifrasi, senza puntini o giri di parole. Papale. Leggendo la letterina a mezzo stampa che ieri Alessandro Sallusti ha indirizzato, tramite venefico articolo su Libero, al governatore leghista del Friuli Venezia Giulia fresco di rielezione, non si può evitare l’imbarazzante sensazione che di solito coglie quando al ristorante la coppia seduta al tavolo vicino comincia a dirsene di tutti i colori. A voce altissima e senza risparmiare particolari intimi, a tratti persino sordidi.

La colpa che Sallusti il tradito rinfaccia a Fedriga il Fedifrago è aver sborsato una quantità incerta ma comunque esorbitante di soldoni, di tasca va da sé non sua ma della Regione, per acquistare al blocco tutti gli spazi pubblicitari, dalla prima all’ultima pagina, di due quotidiani che si fanno pagare cifre di tutto rispetto anche per un francobollo in penultima. Mica giornali qualsiasi, oltretutto, ma proprio quelli che cercano di fare a fettine la Lega un giorno sì e l’altro pure, Repubblica e La Stampa. Nessun tonico è tanto efficace per la memoria quanto l’ira e al direttor furioso torna in mente che i giornali foraggiati dal malnato avevano sostenuto col dovuto vigore la sua sospensione per 15 giorni dalla Camera, comminata dalla presidente Boldrini dopo una rissa da trivio nell’aula. E indovinate un po’ a chi telefona il Presidente per chiedere un aiuto quando i giornali succitati lo prendono a schiaffoni, sbotta infine l’umiliato e offeso.

Son cose che capitano nelle migliori famiglie, si sa. Quando di mezzo c’è il portafogli, poi, si finisce per trascendere molto più spesso di quando in ballo ci sono i sacri valori. Ma qui il fallo di reazione è tanto fuori dalle righe da autorizzare il sospetto che qui ci sia di mezzo qualcosa persino più concreta dei soldoni: il potere all’interno della Lega, insomma, e scusate se è poco. Le elezioni in Friuli Venezia Giulia hanno confermato la popolarità del governatore rieletto. Quelle di Udine hanno chiarito che quel capitale di consenso è molto più di Fedriga che del Carroccio. Il trono di Salvini vacilla da un pezzo e l’eventualità che finisca presto per rovinare è concreta.

Il solo sostituto possibile, con Zaia che non schioderebbe dal suo Veneto neppure sotto le bombe, è appunto Massimiliano Fedriga: nei corridoi di Montecitorio e palazzo Madama lo sanno proprio tutti. L’esborso di lusso ai giornali che ce l’hanno col Carroccio più che con chiunque altro sarebbe nella migliore delle ipotesi un handicap pesante. Insomma, il dubbio che l’intemerata sia non una reazione, più o meno sgangherata, ma un azione decisa a freddo, magari suggerita da chi ha tutti i motivi per temere la concorrenza di Fedriga, è impossibile non nutrirlo.