L’1 dicembre le e-residency, ovvero le residenze virtuali estoni, compiono cinque anni. Un tempo sufficiente, un medio periodo direbbero gli economisti, per una prima valutazione della riforma voluta dal governo ugrofinnico, in particolar modo se rappresenti la terra promessa per i nomadi digitali o un paradiso fiscale al confine dell’Europa.

L’applicazione sul sito della repubblica nord-orientale, 100 euro e un passaggio verso il confine è tutto quello che serve per ottenere la propria identità digitale e aprire un’azienda. Come riferisce un trentenne belga di origine portoghese, che lì ha avviato la propria startup di export on-line di cibi e bevande, infatti, al confine con l’Estonia c’è addirittura un ufficio dove svolgere le pratiche necessarie per poi ritornare sui propri passi. Nonostante tutto lui ha scelto di rimanere, sostiene, per la qualità di vita e le molte opportunità per chi investe nel settore digitale. Ma per chi svolge la propria attività in giro per il Mondo la convenienza è che tutta l’attività amministrativa che compete a una normale azienda può essere gestita completamente tramite un portale sul web. Niente scartoffie e file agli sportelli. C’è di più, le tasse sono pagate in Estonia. Parliamo, a detta del think tank con sede a Washington DC, Tax Foundation, del sistema fiscale più competitivo tra i vari sistemi fiscali dei Paesi Ocse.

Dopo il primo e-resisident, il giornalista inglese Edward Lucas dell’Economist, più di 50.000 mila persone, per 6.000 società, posseggono la loro carta di identità. Tra questi compaiono nomi altisonanti come Bill Gates, Papa Francesco, Angela Merkel, Barack Obama e Mukesh Ambani, alcuni di questi per motivi di relazioni internazionali con uno stato leader dell’innovazione, altri per influenzare il mercato Europeo, basti pensare le 275 aziende create in un anno da 2.174 nuovi residenti provenienti dall’India. Dato che va rapportato, ad esempio, a quelle italiane che sono 295.

Ampliando la platea di questo fenomeno bisogna pensare a come il lavoro sia cambiato. I nomadi digitali, coloro che hanno scelto di cambiare stile di vita, valicare i confini degli Stati e allo stesso tempo lavorare sfruttando le potenzialità di internet, sono la maggioranza e continuano a crescere, specialmente tra i millenials. Queste giovani menti annoverano anche influencer e youtuber, certamente, e meriterebbe una riflessione ulteriore se equiparare queste attività con quelle imprenditoriali. Per intenderci il 68% delle applicazioni sul sito estone ha il businnes nelle sue corde, percentuale bassa in considerazione della funzione prettamente economica dello strumento.

Per tutti il vantaggio è di mantenere un piede virtuale in Europa. Assieme ai diritti e alle garanzie del vecchio continente, le startup possono anche accedere ai fondi dell’Unione Europea.

Insomma, il programma delle e-residency cortocircuita il concetto stesso di sovranità nazionale dal momento che la presenza fisica in un luogo delimitato da confini non sono più dei presupposti applicabili. E sembra che molti imprenditori inglesi per proteggersi da un’eventuale Brexit si siano garantiti perlomeno un “remain” digitale. Inoltre, la seconda nazionalità presente in termini numerici è la vicina Russia bersagliata dai dazi economici. E i dati raccontano che i cittadini di origine turca hanno abbondantemente superato le 2.000 applicazioni.

È interessante notare come la sfida giunga da un paese dell’ex blocco sovietico dopo trent’anni dalla caduta del muro. Sempre il giovane startupper racconta che collaborando con un’università estone di economia aggiornavano su di un tabellone il ranking del Pil rispetto agli altri stati Europei: la via verso la digitalizzazione della repubblica sul Baltico comincia già nel 1997 con il progetto e-Estonia e tra i più grandi successi segna la creazione di Skype.

Il quinto compleanno delle e-residency, nel paese da un milione e trecento mila abitanti, segna già la piena maturità ed anche la perdita dell’innocenza più i confini fisici vengono abbattuti. Forse non è un caso che proprio in Estonia è in programma una sperimentazione di giudici-robot per cause di lievi entità.

Carlo Nan

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