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Residenzialità leggera palestra per la riabilitazione

Nella salute mentale – un tema a cui Il Riformista ha deciso di dare da tempo spazio per alimentare il dibattito pubblico e per fare conoscere alcune realtà innovative – il panorama di risposte al bisogno è ricco di servizi dentro i quali si sta facendo strada anche la cosiddetta residenzialità leggera, tentativo lombardo iniziato con il mondo degli anziani e da qualche anno sperimentato anche per la patologia psichiatrica. Il fine ultimo della cura psichiatrica è quello della riabilitazione per cercare di riportare il paziente a una dimensione di vita la più normale possibile. Proprio dentro a questo obiettivo si incastrano le soluzioni abitative protette al centro di una rete di servizi sanitari, socio-sanitari, educativi ed assistenziali, inquadrabili appunto come residenzialità leggera. Si tratta di risposte innovative necessarie al bisogno di completamento del percorso riabilitativo per pazienti con un grado di autonomia intermedia che possono essere inseriti in piccoli nuclei comunitari siti in case o appartamenti. Regione Lombardia ha iniziato a parlarne nel 2004, inserendo questa opzione all’interno del Piano Regionale per la Salute Mentale, ma i primi tentativi una volta normati questi servizi sono nati intorno al 2009.
Per residenzialità leggera si intende, quindi, l’insieme di programmi sanitari individuali che – per essere attuati – richiedono l’appoggio di una soluzione abitativa adeguata e di una procedura autorizzativa da parte dell’Azienda Sanitaria di competenza, per consentire ai pazienti psichiatrici adulti, clinicamente stabilizzati, il completamento del percorso riabilitativo ideale possibile. Conducono questi percorsi i soggetti accreditati e contrattualizzati per l’attività psichiatrica.
Gli appartamenti di residenzialità leggera possono ospitare un massimo di 5 persone per unità abitativa, con un massimo di 10 per stabile, e coinvolgono spesso pazienti che non possono ancora vivere da soli e scontano difficoltà nel contesto di rete familiare, relazionale o ambientale. Pertanto questi alloggi sono una sorta di «palestra» per il paziente che deve tornare ad abituarsi alla normalità, garantiti da un’assistenza e una presenza professionale.
Nella città di Milano una delle realtà più attive su questo fronte è la Fondazione Aiutiamoli, nata nel 1989 come associazione di familiari di malati psichici che volevano creare le condizioni per una migliore assistenza, cura e tutela della malattia mentale. Aiutiamoli si occupa della cura, prevenzione e sostegno sia dei pazienti che delle famiglie in un territorio complicato come quello della città di Milano. Il 2003 è l’anno del Centro Diurno La città del Sole ma è nel 2007 che Aiutiamoli, con la sua Fondazione, inizia a lavorare sulla residenzialità leggera.
La Fondazione si occupa – in affiancamento e in modo sussidiario al Servizio Pubblico – della cura, della terapia e della riabilitazione della persona con disagio mentale, con lo scopo di gestire il disturbo fin dal suo insorgere, favorire la progressiva autonomia del malato e il suo graduale reinserimento nella società. L’Associazione parallelamente si prende cura degli aspetti legati alla relazione e alla risocializzazione della persona in difficoltà, con particolare attenzione al sostegno alla famiglia e al rapporto tra la malattia e la società. Aiutiamoli oggi ha in funzione diversi progetti di residenzialità leggera, oltre agli altri servizi che promuove in tutta la città di Milano. Uno è il progetto «Clessidra», tre appartamenti in zone centrali della città con 14 utenti con la supervisione di 10 operatori professionali che garantiscono la presenza sei giorni su sette. Altro progetto è «l’Aquilone» destinato all’accoglienza di 8 persone in 5 monolocali e una struttura residenziale per 3 utenti. L’Aquilone offre la possibilità agli utenti di iniziare a capire proprio come si «abita davvero» una casa, la parte finale e di uscita dal progetto individuale.
Sulla scia di questo lavoro focalizzato sulla residenzialità leggera, Aiutiamoli nel 2021 ha dato vita al progetto «MAuRA Autonomia Ragazze Milano» in rete con il Comune di Milano, Fondazione Cariplo, AGB Onlus e altre realtà del Terzo Settore, per dare vita a un modello abitativo che risponda a bisogni di tipo abitativo, sociale e di salute mentale nell’area critica del passaggio all’età adulta e della transizione NPIA-Psichiatria adulti. Tale modello abitativo al femminile prevede di ospitare neo-maggiorenni tra i 18 e i 24 anni di età in carico ai servizi sociali, e seguite dai servizi di salute mentale, al fine di avviarle alla vita autonoma. Queste risposte ai bisogni sono fondamentali oggi per la salute mentale in quanto completano e riportano alla vita normale molti pazienti fragili e non fanno mai disperdere l’obiettivo ultimo della cura della salute mentale: la riabilitazione.
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