Lo studente egiziano dell'Università di Bologna
“Resisto, grazie a tutti”, il messaggio di Patrick Zaki dall’inferno del carcere
“Ancora resistendo. Grazie per il supporto a tutti tutti”. Questo il messaggio di Patrick George Zaki, lo studente egiziano dell’Università di Bologna che da febbraio 2020 è recluso nel carcere di Tora, Il Cairo, in regime di detenzione preventiva con l’accusa di propaganda sovversiva contro l’Egitto. Ieri l’incontro con la fidanzata. Il messaggio scritto su una copia di Cento anni di solitudine dell’autore Premio Nobel Gabriel Garcia Marquez. Una nota per ringraziare della solidarietà e dell’affetto ricevuti nell’ultimo anno.
“Sembrava stesse bene in generale, ma era confuso riguardo a ciò che è successo nell’ultima sessione – riporta l’account Patrick libero, degli attivisti a favore della liberazione dello studente 29enne – ha detto che sapeva che la sua detenzione era stata rinnovata per altri 45 giorni, ma non era a conoscenza dello stato della richiesta presentata dal suo team legale per cambiare la corte che si occupa del suo caso. Ha anche detto che appena è entrato nell’aula in cui si è tenuto l’ultimo appello, il giudice stava dicendo alle/i avvocate/i di andarsene. La sua ragazza gli ha detto che la richiesta era stata respinta e che il suo processo sarebbe continuato davanti allo stesso giudice”.
Zaki è stato arrestato lo scorso 7 febbraio 2020. Le accuse sono di istigazione al terrorismo per alcuni post su Facebook. Il caso ha spinto Amnesty International a parlare di “accanimento giudiziario” e a chiedere “un’azione diplomatica” italiana “molto forte” sull’Egitto. I post incriminati sarebbero una decina. Tra i reati contestati anche la “diffusione di notizie false”, “incitamento alla protesta” e “istigazione alla violenza e ai crimini terroristici”. Per i capi dei quali è accusato, lo studente rischia 25 anni di carcere. I legali dello studente 29enne insistono su un aspetto: i post sarebbero stati pubblicati da un account quasi omonimo ma diverso dal suo.
Le sue condizioni, sia psicologiche che fisiche, vanno sempre peggiorando. Come confermato dalle comunicazioni della pagina: “Purtroppo, quando la sua ragazza ha cercato di confortarlo dicendogli che si spera che tutto questo finisca presto, lui ha fatto una risata sarcastica e sconsolata. Le ha detto che sta cercando di adattarsi alla vita in prigione, un segnale che indica che ha perso la speranza di essere presto libero e sta rimanendo forte per coloro che ama.
Ha anche menzionato che mentre stava lasciando la sua struttura di detenzione prima della sua ultima udienza, il guardiano della prigione lo ha fermato e gli ha detto che non gli permetterà di entrare di nuovo finché non si sarà tagliato i capelli, mentre rideva con gli altri agenti di polizia intorno a lui. Questo è a dir poco ingiusto, anche i piccoli dettagli vengono controllati, e il suo corpo e il suo aspetto sono soggetti alla loro opinione”.
Lo scorso 7 febbraio, a un anno dall’arresto, è stata organizzata una campagna di sensibilizzazione, una giornata di solidarietà. Al governo è stato lanciato l’appello per conferire al 29enne la cittadinanza italiana e quindi agire con maggior forza anche in virtù di tale iniziativa.
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