Ressa, insulti e code chilometriche: la metro di Napoli affanna con le misure anti-Covid

Il sole sembra picchiare più forte, in questa estate del Covid, e la mascherina rende ancora più insopportabile l’attesa al caldo per le centinaia di persone che nelle ore di punta prendono la Linea 1 della Metropolitana di Napoli, per lavoro o per tornare a casa. La proverbiale lentezza degli spostamenti in città con le misure anti-covid sembra aver raggiunto il colmo: avendo Anm lasciato in funzione, a partire dal mese di marzo, un singolo tornello per accesso, transennando tutti gli altri, lo scaglionamento atto a garantire di non superare la percentuale consentita di posti occupabili si tramuta inevitabilmente in un lunghissimo serpentone umano, che conta certe volte anche centinaia di persone.

Difficile non parlare di assembramento, dal momento che in certe fasce orarie diventa pressochè impossibile persino rispettare il canonico metro di distanza. C’è chi sbuffa e sommessamente accetta il gramo destino di metterci un’ora per attraversare la città, c’è chi invece esplode, scaricando la frustrazione col primo che passa. Certe volte volano parole grosse, e il rischio di vere e proprie risse è scongiurato solo grazie ad un numeroso e – va detto – attento servizio di sicurezza. I problemi non mancano anche sulle banchine, dove i fortunati passeggeri che hanno varcato la soglia d’accesso, dopo interminabili minuti di attesa, non sembrano curarsi troppo di rispettare il distanziamento.

Nei vagoni la situazione sembra diversa. Partendo dal capolinea di Garibaldi, con un numero di persone sotto la soglia di capienza-covid, i treni si riempiono mano a mano, lungo il tragitto che porta a Piscinola. Ma già all’altezza della fermata “Dante” gli stessi vagoni tendono a riacquisire il loro aspetto di sempre (leggi Ante-Covid), con persone a meno di un metro, assembramenti per uscire, per non parlare di qualche “duro d’orecchie” che spavaldamente non indossa la mascherina. Che solo a settembre avremmo visto i reali effetti del Virus sui trasporti urbani lo sapevamo tutti. A Napoli, nella Linea 1, fin dai decreti di marzo sono stati adottati rigorosissime misure volte a garantire le misure di sicurezza, distanziamento ed igiene dei passeggeri, al fine di scongiurare al meglio ogni possibilità di contagio.

Queste misure tuttavia, applicate in una città in emergenza trasporti quale Napoli, sfociano spesso nel paradossale, se non nel ridicolo, causando ciò che dovrebbero impedire: assembramenti incontrollati, sovraffollamento e quell’inconfondibile malumore del cittadino che vorrebbe poter contare su un servizio di trasporti più efficiente e si trova invece, ahimè, a percorrere pochissimi km impiegando anche 45-50 minuti. Dopo il Mea Culpa del Sindaco Luigi De Magistris, con cui ha ammesso pubblicamente che la sua giunta “avrebbe potuto fare di più soprattutto in campo di trasporti”, nessuno può più negare la crisi dei mezzi pubblici in città. Ma con una pandemia in perenne agguato, secca ancora di più dover affidarsi ancora una volta alle promesse elettorali che rimandano ad un futuro in là da venire, sorvolando su un’emergenza che richiederebbe interventi di urgenza immediata.