L'attacco del Global Times
Restrizioni in tutto il mondo, la Cina grida al sabotaggio: “Sporco trucco politico, ci diffamano”
Preoccupa in tutto il mondo la fine della strategia Zero covid in Cina e il boom di contagi le cui dimensioni sono impossibili da cogliere. E a correre ai ripari sono Paesi in Asia come in Europa, gli Stati Uniti e l’Italia che ha previsto i tamponi obbligatori per tutti gli arrivi. E Pechino però non ci sta: è una specie di contrattacco quello scagliato dalle pagine del Global Times, il tabloid del partito del Partito Comunista cinese che afferma come “un piccolo numero di Paesi e regioni, come Usa e Giappone, vede la riapertura della Cina come un’altra possibilità per diffamare Pechino”.
Il giornale agita l’accusa di uno “sporco trucco politico” per “sabotare i tre anni di sforzi cinesi nella lotta al covid e per attaccare il sistema”. Dedicato all’Italia un passaggio, l’unico Paese che al momento in Europa ha imposto i tamponi obbligatori all’arrivo. E il Global Times attacca: “Sta imponendo test obbligatori per i viaggiatori che arrivano dalla Cina, eppure il suo governo ha detto che non è stata trovata alcuna nuova mutazione nei recenti arrivi”. Solo questa mattina il ministero della Salute ha diramato una nuova circolare in cui si definiva imprevedibile l’andamento della pandemia e in cui si delineava il piano da adottare in caso di peggioramento della situazione con mascherine al chiuso, smart-working, diminuzione di eventi di massa e accelerazione delle quarte dosi.
L’Unione Europea ha comunque invitato i Paesi membri a restare vigili considerati i pochi datti diffusi da Pechino e la bassa copertura vaccinale che è stata conseguita nel Paese. Sono questi gli aspetti più preoccupanti della situazione a oggi insieme, insieme con il timore della diffusione di nuove varianti. Secondo il Financial Times ci sarebbero stati 250 milioni di nuovi casi nei primi venti giorni di dicembre, il 18% della popolazione avrebbe dunque contratto il Covid. La versione di Pechino parlava di poco più di 60 mila contagiati e di appena otto decessi nell’ultimo mese.
Fuori dall’Europa sono stati diversi i Paesi ad adottare provvedimenti. Come il Giappone, gli Stati Uniti, l’India e Taiwan. A far scattare l’allarme lo stop della quarantena annunciato da Pechino a partire dall’8 gennaio. Preoccupa inoltre la data del 22 gennaio, quando si terrà il Capodanno lunare cinese.
“La maggior parte dei Paesi in tutto il mondo ha accolto con favore l’iniziativa della Cina di aprirsi ai viaggiatori di tutto il mondo e di incoraggiare i cinesi a viaggiare all’estero, dopo che la battaglia contro il Covid-19 è entrata in una nuova fase” e “tuttavia, un piccolo numero di Paesi e regioni hanno imposto restrizioni di viaggio agli arrivi dalla Cina”, continua ancora l’editoriale del Global Times. “La Cina non ha mai smesso di monitorare le varianti prevalenti e non lascerà mai che nuove varianti non vengano segnalate”.
L’articolo inoltre cita le parole di un esperto che ha affermato. “È possibile che un’ondata di infezioni possa portare all’emergere di nuove varianti. Tuttavia, il recente aumento dei casi in Cina è solo una goccia nell’oceano rispetto al conteggio globale, ed è più probabile che la Cina debba affrontare nuove varianti provenienti dall’estero piuttosto che il contrario. Quindi le misure restrittive di quei Paesi, mirate solo agli arrivi dalla Cina, sono discriminatorie”.
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