La macchinazione
Retroscena sul caso Palamara, tutti i silenzi dei magistrati moralisti
L’accusa è di rivelazione del segreto: avrebbe informato Palamara del deposito di un esposto al Csm da parte del pm romano Stefano Rocco Fava contro il suo capo, Giuseppe Pignatone, e l’aggiunto Paolo Ielo. L’argomento deve essere importante perché Spina ha urgente necessità di parlare “a voce” con Palamara. Quest’ultimo però è impegnato. Spina gli mette fretta perché poi dovrà andare a cena con Francesco Basentini. I due si risentono alle 20.35 successive e fissano di vedersi dietro un’edicola di largo Messico. Spina deve parlargli di due cose “importanti”, prima di andare a cena. Basentini è un magistrato di assoluta fiducia del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Fra i primi atti del Guardasigilli grillino vi è stato quello di promuoverlo a capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) al posto di Santi Consolo. Spina è anche colui che dovrà “agganciare” i laici del M5s al Csm, iniziando dal professore calabrese Fulvio Gigliotti, come dirà in un’altra telefonata Massimo Forciniti, ex togato del Csm, a Luca Palamara. I laici pentastellati a Palazzo dei Marescialli sono tre. I loro voti possono rivelarsi fondamentali in questo piano.
Per essere certi che non ci siano sorprese, Palamara organizza per la settimana successiva una maxi cena di corrente con tutto lo stato maggiore di Unicost. Saranno presenti, oltre a Spina, i consiglieri Gianluigi Morlini e Cochita Grillo, insieme a Mariano Sciacca, futuro n. 1 della corrente di centro, e altri i cui nomi sono stati però omissati dai finanzieri del Gico. Di quella cena non esistono trascrizioni in quanto il trojan sarà attivato solo due mesi più tardi.
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