Esteri
Riad, l’unità araba per fermare la guerra: due Stati l’unica soluzione per la pace
Summit straordinario convocato dall’erede al trono saudita, con 57 membri dell’Oic e 22 della Lega Araba. Al centro dei lavori la questione palestinese e l’impegno per raggiungere la stabilità in Medio Oriente
Mentre in Libano si lavora ad una tregua, con la proposta statunitense di cessate il fuoco consegnata al presidente del Parlamento Nabih Berri e la successiva risposta recapitata all’inviato americano Amos Hochstein, a Riad sono state poste le basi per una pace solida e duratura per tutta la regione mediorientale. Non basta infatti che Berri si dica “ottimista sul fatto che un cessate il fuoco sarà raggiunto entro giorni o una settimana”. Dopo la tregua è necessario ripartire dal lavoro svolto dall’amministrazione di Donald Trump con gli Accordi di Abramo, allargandoli a tutti i paesi del mondo arabo e islamico. Per questo è stata quanto mai tempestiva e lungimirante l’operazione condotta dall’erede al trono saudita, principe Mohammed Bin Salman, che l’11 novembre ha convocato a Riad un vertice straordinario arabo islamico per discutere dell’offensiva israeliana sul Libano e su Gaza.
Secondo quanto ha spiegato il noto giornalista saudita Mishary Al-Dhaidi in un editoriale apparso sul giornale “Asharq al-Awsat”, questo summit “ha rappresentato un cambiamento importante nella creazione di una posizione internazionale per porre fine alla guerra e avviare la pace nella regione del Medio Oriente”. L’obiettivo era quello di “creare una posizione araba e islamica e un sostegno africano per porre fine alla guerra e spostare questa stagnazione temporale e evitare un futuro spaventoso”. Si sottolinea infatti come nel suo discorso al vertice arabo-islamico di Riad, il principe ereditario e primo ministro saudita abbia sottolineato “la centralità della questione palestinese” e abbia spiegato come “i paesi amanti della pace sono stati esortati a riconoscere lo Stato della Palestina”.
Mohammed bin Salman ha spiegato che “ci siamo mobilitati per l’incontro internazionale a sostegno dei diritti del popolo palestinese, espressi nelle risoluzioni dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che descrivono la Palestina come idonea a diventare membro a pieno titolo del delle Nazioni Unite e chiedendo la fine dell’occupazione illegale israeliana dei territori palestinesi”, e come “abbiamo lanciato la coalizione internazionale per attuare la soluzione dei due Stati in collaborazione con l’Unione Europea e il Regno di Norvegia, che di recente ha ospitato il suo primo incontro e invitiamo il resto dei paesi a unirsi a questa alleanza”. Per l’analista saudita quindi “non c’è via di fuga dal percorso del dialogo e dal percorso della politica. In fin dei conti, la storia di Palestina, Libano, Iran e Israele è una storia politica e un dilemma culturale. L’israeliano non potrà eliminare il palestinese e il palestinese non potrà cancellare l’israeliano, perché i due popoli sono destinati ad essere vicini”.
Il meeting dell’11 novembre arriva un anno dopo un incontro simile a Riad promosso dalla Lega araba con sede al Cairo e dall’Organizzazione per la cooperazione islamica (Oic) con sede a Gedda, durante il quale i leader hanno condannato le azioni delle forze israeliane a Gaza. Hanno partecipato questa volta al summit i 57 membri dell’Oic e i 22 membri della Lega Araba, inclusi paesi che riconoscono Israele e altri fermamente contrari alla sua integrazione regionale. In sintesi, il vertice ha mostrato una posizione unitaria nel condannare le azioni israeliane e nel chiedere una soluzione pacifica basata sulla creazione di uno Stato palestinese. I leader dei paesi arabi e musulmani che hanno partecipato hanno rilasciato una dichiarazione conclusiva in cui hanno affermato l’importanza della causa palestinese e ai suoi sforzi per ottenere i propri legittimi e inalienabili diritti nazionali.
Nel documento finale si sottolinea in particolare il diritto alla libertà e a uno Stato indipendente e sovrano con la sua capitale che è Gerusalemme Est. Si dice che i rifugiati hanno diritto al ritorno e a un risarcimento nei territori del 1967. Si ribadisce l’identità araba e islamica di Gerusalemme Est, la solidarietà nel tutelare e difendere la santità dei luoghi santi islamici e cristiani ivi contenuti. Si ribadisce anche il sostegno alla Repubblica libanese, alla sua sicurezza e stabilità. Al termine dei lavori del vertice il ministro degli Esteri saudita, il principe Faisal bin Farhan, ha affermato che tenere il summit arabo e islamico a Riad riflette il sincero desiderio dei partecipanti di continuare gli sforzi volti a porre fine alle guerre di Israele a Gaza e in Libano. Ha anche ribadito che il summit sostiene la soluzione dei due stati come unica opzione per raggiungere una pace giusta e duratura per risolvere il conflitto israelo-palestinese.
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