Il conflitto
Riadattamenti: tutti d’accordo nel chiudere una guerra che non si ferma. Kiev contesta le concessioni a Mosca e il Mar Nero è un porto sicuro per il petrolio del Cremlino

I tanto attesi colloqui di Riad non hanno per ora permesso di intravedere una tregua dei combattimenti fra russi e ucraini. C’è stato (ma se ne era già parlato) di un vago accordo per rendere sicura la navigazione sul Mar Nero le cui acque sono solcate da contrabbandieri che esportano illegalmente il petrolio russo. Anche lo scambio di prigionieri non è una notizia perché c’è sempre stato, mentre è emerso il vero obiettivo delle estenuanti trattative ed è quello di una nuova e prospera alleanza commerciale fra Stati Uniti e Russia, che non ha nulla a che fare con la guerra in Ucraina. Con un comunicato la Casa Bianca ha annunciato che gli Stati Uniti vogliono “ripristinare l’accesso della Russia al mercato mondiale per le esportazioni di prodotti agricoli e fertilizzanti”. E l’Ucraina? Nulla, salvo un vago impegno americano per favorire lo scambio di prigionieri che già è in atto e il ritorno in Ucraina, questa è una notizia, dei bambini rapiti dai russi per cui Putin è inseguito da un mandato d’arresto della Corte dell’Aja. Il Cremlino ha di nuovo promesso di rispettare gli accordi (subito violati) del 18 marzo con cui si vietano attacchi alle strutture energetiche dei due paesi. Sul campo di battaglia seguitano a morire un migliaio di soldati al giorno ma Kyiv cerca di far valere il peso strategico del suo missile “Long Neptune” con gittata di mille chilometri con cui ha già colpito una base russa in Crimea. Sembra sempre più evidente che la fermezza degli ucraini nel rifiutare la cessione di territori e la perdita di sovranità nello scegliere con chi allearsi, sia potentemente e spalleggiata dal primo ministro del Regno Unito, Starmer il quale ha pubblicamente annunciato, nel corso delle esercitazioni navali a bordo di un sottomarino atomico britannico armato di testate nucleari, di aver preso personalmente cura del Presidente ucraino Volodymyr Zelensky dopo la catastrofica scenata nello Studio Ovale della Casa Bianca lo scorso 28 febbraio.
E la tregua?
Il primo ministro inglese Starmer ha confidato a un giornalista del New York Times presente all’esercitazione, di aver chiesto a Zelensky di prendere alcune lezioni strategiche dal suo “security adviser” Jonathan Powell il quale si trasferì a Kyiv con alcuni collaboratori per addestrare il presidente ucraino a resistere. Sono ripresi i combattimenti anche sull’ultimo lembo dell’oblast russo di Kursk dove la battaglia si è riaccesa perché finalmente i droni possono volare guidati dai satelliti americani. La rovinosa ritirata da Kursk è stata infatti la diretta conseguenza della sospensione delle immagini satellitari inflitta da Trump, dopo la lite con Zelensky del 28 febbraio. Adesso il servizio è ripreso e gli ucraini hanno distrutto una base strategica russa. E la tregua? Dal giorno dell’attesa telefonata fra Donald Trump e Volodymyr Zelensky il mondo si aspettava che per almeno trenta giorni tacessero i cannoni e cominciassero le trattative. Invece è saltato tutto perché Putin chiede di fatto la resa preventiva degli ucraini, i quali tornano a sentirsi forti e non cedono. I russi – secondo fonti di intelligence di Mosca – preferiscono incassare subito un gigantesco accordo commerciale con gli americani perché hanno visto fallire la decantata efficacia di Trump nel costringere l’Ucraina a capitolare.
La voce degli europei
L’SVR (il servizio russo per l’estero) ritiene ha rilasciato valutazioni di fonte diplomatica secondo cui Trump perderà le elezioni di mezzo termine nel 2026 e si chiuderà la finestra dell’idillio russo-americano. Non si era mai vista nella storia recente una situazione in cui due potenze planetarie si dicono d’accordo sul mettere fine a una guerra che invece prosegue, visto che Putin ha a cuore soltanto un accordo strategico con Trump per arrivare, come accadde a Yalta nel 1945, alla divisione del mondo in due sfere d’influenza, cosa apertamente ribadita dall’ideologo Dugin anche alla Cnn. Ieri Mosca accusava gli ucraini di non voler cedere territorio e sovranità e dunque dopo un estenuante tra e molla alla fine non è stato emesso l’atteso comunicato congiunto fra Stati Uniti e Russia. Putin in televisione appare irritato per la crescente intrusione dell’Europa non intende riconoscere alcun accordo che muti i confini europei senza la sua partecipazione e il suo consenso. La voce degli europei costituisce per ora soltanto un elemento di fastidio, ma Vladimir Putin ha ormai dimostrato che il suo interesse non ha a che fare con la sospirata (e negata) tregua in Ucraina. Il Presidente russo dichiara quasi ogni giorno che lo scopo della Russia non è chiudere la guerra in Ucraina se non con una vittoria militare, ma di voler spalancare uno spazio planetario alla nuova vagheggiata diarchia russo-americana fatta di grandi accordi commerciali, al cui interno potrebbe persino aggiungersi come prodotto accessorio la fine della guerra, ma senza alcuna fretta.
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