Leggete qui cosa ha detto, durante un convegno a Napoli sulla camorra, un magistrato importante: “No ai sacramenti per i camorristi, quando sono accertati. È giusto non dare la comunione ai divorziati, ma sarebbe non proporzionato non dare la comunione ai divorziati e dare i sacramenti a chi ha ammazzato, a chi pensa di avere un crocifisso in una mano e la pistola nell’altra. Io ho parlato dei don Abbondio che ci sono: nella chiesa di Marano un don Abbondio ha consentito che per 30 anni ci fossero i quadri donati da Lorenzo Nuvoletta, con la scritta, e lo sanno tutti a Marano che Nuvoletta non è un filosofo emergente. Però ci sono sacerdoti che hanno perso la vita, don Diana e don Puglisi, tanti eroi. Non vogliamo eroi, ma non possiamo prendere le vittime, i nostri eroi, come paraventi insanguinati. Noi magistrati non ci dobbiamo nascondere dietro Falcone e Borsellino per nascondere i disonesti, la Chiesa non si deve nascondere dietro don Diana per nascondere le proprie pagine negative”.
L’autore di queste dichiarazioni è il Procuratore generale di Napoli Luigi Riello. Il quale poi ha aggiunto delle considerazioni di critica a “Nessuno tocchi Caino”. Ha detto che prima bisogna occuparsi di Abele, e che è assurdo che i giornalisti intervistino più ex mafiosi ed ex terroristi che parenti delle vittime. Naturalmente quando critichi “Nessuno tocchi Caino “ chiamando in causa Abele fai una cosa molto semplice: accusi chi difende Caino di essere complice di Caino e dell’uccisione di Abele.
Il dottor Riello può naturalmente avere le idee che vuole, su come deve funzionare la Chiesa cattolica e come si deve fare un giornale. Però non sono sicurissimo che debba pubblicamente esporle, avendo lui un incarico istituzionale importantissimo e delicatissimo. È il capo della magistratura napoletana.
Sicuro che debba dare l’impressione che spetti a lui decidere a chi dare la comunione e a chi no? E che spetti a lui interpretare il Vangelo? E che spetti a lui anche decidere chi debba intervistare e chi no un giornale ben fatto? È il male che sta corrodendo la magistratura. L’esondazione. La tendenza di molti magistrati a considerarsi onniscienti, oltre che onnipotenti, e titolari del diritto dovere di raddrizzare le gambe a una società priva di etica.