Il provvedimento a Palazzo Madama
Riforma del processo penale, via libera del Senato al ddl Cartabia per archiviare Bonafede
La riforma del processo penale è legge. Il Senato ha infatti approvato il testo, già licenziato dalla Camera, con 177 sì e 24 no. Approvazione della riforma del processo penale, così come quella del processo civile, tra le condizioni poste dall’Unione europea per erogare i fondi del Recovery Plan.
Palazzo Madama ieri ha approvato la fiducia ai primi due articoli della riforma: il primo che definisce i contorni della delega al governo; il secondo che modifica il codice penale e quello di procedura penale. Approvati rispettivamente con 208 sì e 28 no e con 200 sì e 27 no. La riforma Marta Cartabia a un momento decisivo dunque, frutto di una lunga mediazione all’interno della maggioranza.
Il provvedimento pone nuovi pilastri al processo penale: con l’Unione Europea che incalza e le nuove norme che dovranno entrare gradualmente in funzione per dare la possibilità agli uffici di adeguarsi e organizzarsi. Si va dalla prescrizione al “regime speciale” per alcuni reati, dal principio di improcedibilità ai criteri di priorità per l’azione penale affidati al Parlamento. L’obiettivo principale è velocizzare i tempi dei processi, attraverso un ricorso maggiore ai riti alternativi, e un’introduzione della “giustizia riparativa”.
Tutto frutto di una lunga e complessa negoziazione all’interno della maggioranza e che andrà a modificare il ddl Bonafede, da oltre un anno in commissione. Sarà immesso anche nuovo personale, oltre 20mila unità, secondo l’ultima intesa raggiunta in Consiglio dei ministri sul meccanismo e improcedibilità inserito nella riforma. L’entrata graduale si baserà su una transizione fino al 2024 e un regime speciale per reati di mafia, terrorismo, droga e violenza sessuale. Con richiesta del ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà sono state poste due questioni di fiducia sui due articoli che riguardano la riforma del processo penale. Protesta in aula con palloncini rossi, blu e gialli gonfiati a elio, con la scritta “vergognatevi”, di Alternativa C’è nel corso della discussione generale sul ddl.
La norma sulla prescrizione dispone che “il corso della prescrizione del reato cessa definitivamente con la pronuncia della sentenza di primo grado. Nondimeno, nel caso di annullamento che comporti la regressione del procedimento al primo grado o a una fase anteriore, la prescrizione riprende il suo corso dalla data della pronunzia definitiva di annullamento”. La riforma riguarda solo i reati commessi dopo l’1 gennaio 2020; entra in vigore dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge.
Andrà a regime nel 2025. In appello, i processi potranno durare fino a 2 anni di base, più una proroga di un anno al massimo. In Cassazione, 1 anno di base, più una proroga di sei mesi. L’improcedibilità avrà tempi più lunghi in un primo momento: per i primi 3 anni, entro il 31 dicembre 2024, i termini saranno più lunghi per tutti i processi (3 anni in appello, un anno e mezzo in Cassazione), con possibilità di proroga fino a 4 anni in appello (3+1 proroga) e fino a 2 anni in Cassazione (un anno e 6 mesi + 6 mesi di proroga) per tutti i processi in via ordinaria. A motivare ogni proroga dovrà essere un’ordinanza del giudice, contro la quale si potrà presentare ricorso in Cassazione.
Il regime diverso, quello per reati di mafia, terrorismo, droga e violenza sessuale non pone un limite massimo di proroghe, sempre da motivare dal giudice. Previste due proroghe ulteriore per l’aggravante mafiosa. Esclusi dalla disciplina dell’improcedibilità i reati puniti con l’ergastolo. Gli uffici del pubblico ministero dovranno individuare priorità trasparenti e predeterminare, da indicare nei progetti organizzativi delle Procure, per selezionare le notizie di reato da trattare con precedenza rispetto alle altre.
Piccola rivoluzione ance per giornali e web: dovranno essere cancellate tutte le notizie dei procedimenti penali instaurati a carico di persone indagate o imputate e quindi assolte attraverso la “deindicizzazione” delle news dopo assoluzione o proscioglimento. Introdotto l’obbligo di arresto in flagranza per i reati di violazione di provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare o di divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati da un ex.
Un apposito Comitato Tecnico Scientifico istituito presso il Ministero di Giustizia si occuperà dei dati sullo smaltimento dell’arretrato pendente e sui tempi dei processi. Risultati del monitoraggio che saranno trasmessi al Consiglio Superiore della Magistratura. Delegato il governo a disciplinare in modo organico la Giustizia riparativa nel rispetto di una direttiva europea nell’interesse sia della vittima che dell’autore del reato. Si prevede l’accesso ai programmi di giustizia riparativa in ogni fase del procedimento, su base volontaria e con il consenso libero e informato della vittima e dell’autore, e della positiva valutazione del giudice sull’utilità del programma in ambito penale.
Alti capitoli riguardano la digitalizzazione della Giustizia penale, il patteggiamento e il giudizio abbreviato.
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