Il flop del maggioritario
Riforma elettorale, un ritorno al proporzionale per combattere astensione, populismo e cambi di casacca
Il bipolarismo si è rivelato insicuro, una riforma elettorale potrebbe alleviare la crisi della politica

Si parla con insistenza di riforme elettorali in senso proporzionale, accompagnate dal ritorno delle preferenze, indicazione premier di coalizione e premio di maggioranza. Ma non si tratta di una folgorazione sulla via di Damasco: il miracolo non è teologico, bensì strutturale. Il bipolarismo, a lungo sbandierato come garanzia di stabilità e governabilità, si è incrinato da sé, logorato dalla propria caricatura.
Il flop del maggioritario
I satrapi del sistema maggioritario avevano svuotato il voto, trasformando l’elettore in un semplice ratificatore di liste bloccate, privato della facoltà di scegliere i propri rappresentanti. La forsennata corsa al consenso ha consumato ogni equilibrio interno alle coalizioni, spesso ridotte a simulacri. Gli alleati si sono comportati più da avversari che da partner. Passaggi da un campo all’altro sono diventati la norma, così come i tranelli e gli sgambetti. Il mito della governabilità, costruito attorno al maggioritario, si rivela oggi per ciò che è sempre stato: una pietra filosofale alla Kelly, illusione di trasformare la mediocrità in oro.
La politica chiusa e la sfiducia dei cittadini
I partiti ne sono usciti indeboliti, opachi, guidati da leadership imposte dall’alto tramite fedeltà e cooptazioni, non certo legittimate dal voto di un elettorato sempre più disilluso e assente. Il risultato è una politica chiusa, autoreferenziale, vitale solo nei talk show, incapace di reale mediazione. I partiti personali hanno divorato quelli collettivi. In un tempo segnato da crisi geopolitiche e trasformazioni epocali, questo schema non regge più. È tempo di un taglio netto. Due esigenze si impongono: da un lato, arginare un populismo strumentale, alimentato anche da potenze straniere, che si insinua tanto nel governo quanto nell’opposizione per minare ogni forma di responsabilità democratica; dall’altro, restituire ai cittadini fiducia nella politica attraverso un nuovo patto che unisca forze sociali, culturali e istituzionali, in vista delle sfide future.
Proporzionale unica alternativa credibile
In questo quadro, l’apertura della premier Meloni verso un ritorno al proporzionale con preferenze pare andare oltre la manovra tattica: potrebbe rappresentare l’avvio di una stagione diversa, mirata a riconnettere la politica al Paese reale e a svuotare i ricatti sistemici. Se davvero si vorrà riportare al voto quella metà d’Italia che da anni si tiene alla larga dalle urne, sarà necessario offrire un’alternativa credibile, inclusiva, in grado di ricostruire il senso stesso della rappresentanza, di una politica responsabile e del protagonismo italiano nella trasformazione dell’Unione in un’Europa finalmente federale. Ma attenzione: la riforma elettorale, pur necessaria, non sarà di per sé risolutiva.
Populismo e disfattismo vanno combattuti con cultura e politica, nei territori, nei quartieri, nelle piazze. Solo una nuova pedagogia della cittadinanza potrà restituire senso civico, memoria repubblicana e dovere democratico. Solo in queto modo si potrà restituire centralità ai partiti, intesi come strumenti di partecipazione e di sviluppo, così come li avevano pensati i costituenti.
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