Editoriali
Riforma Bonafede, diciamo addio al Lodo e facciamola finita con queste follie
Tra il lusco e il brusco, siamo in attesa di questo ormai leggendario lodo sulla prescrizione da almeno un mese. Con tutto il garbo possibile, e con l’autentico rispetto che nutriamo per chi ha il difficile compito di governare un Paese dovendo fare i conti con maggioranze politiche disomogenee, dicemmo subito – allora la riforma Bonafede non era ancora entrata in vigore- che dubitavamo vi fosse una soluzione praticabile all’infuori di un ulteriore rinvio. Le ragioni che avevano convinto il Ministro e la sua parte politica ad accettarlo nel 2019 erano perfettamente immutate nel 2020. Lo chiedemmo anche al Guardasigilli: perché cambiare idea?
Niente da fare, qui la ragione non detta legge. La partita è quella di chi vuole piantare la bandierina ideologica, demagogica, irresponsabile. La legge entra in vigore: chi la votò (ottenendo però almeno quel rinvio condizionato, diamone lealmente atto alla Lega) grida allo scandalo; chi la avversò (il Partito Democratico) inizia un’opera di mediazione, in nome della responsabilità di governo. Ma mediazione tra cosa e cosa? Questo è il punto.
Lo abbiamo ripetuto fino alla nausea: il disegno di legge del PD, che ripropone la “Orlando” leggermente rivisitata, è perciò stesso abrogativo della Bonafede. Non stiamo parlando del prezzo di una merce, ma di principi tra di loro irriducibili, l’uno alternativo all’altro. L’unica dichiarata intenzione comune – e non è poco se ci pensate – è l’obiettivo di ridurre drasticamente i tempi del processo: si lavori a quello, rimuovendo nel frattempo la materia del contendere, anche solo con una sospensione temporanea della sua efficacia.
Invece, impazza il lodo. Ed alla fine, impazzisce. Si annuncia oggi con squilli di tromba che la vituperata abolizione della prescrizione viene confermata per chi è condannato in primo grado, ma non per chi è assolto. Cioè ciò che il PD aveva giudicato insufficiente già due settimane fa. Quale è la novità? Che se il condannato (se e quando vedrà finalmente celebrato l’appello, anche dieci anni dopo per esempio, tanto non c’è più fretta) dovesse essere assolto (succede), recupera la prescrizione perduta. Avete presente la tessera-punti che danno al supermercato? Ecco, una cosa del genere. Domanda, così, solo per curiosità: ma se sono stato assolto, cosa dovrei farmene del recupero della prescrizione?
Complimenti, lei ha vinto una prescrizione! Eventualmente utilizzabile – intuiamo – laddove mai il Procuratore generale (ipotesi invero percentualmente marginale), non pago di averti tenuto prigioniero del processo per molti lustri, volesse ricorrere per Cassazione. Dovrebbe in tal caso calcolare se nel frattempo non fosse maturata la prescrizione dalla data della ingiusta sentenza di condanna di primo grado, tale da rendere inammissibile il suo ricorso. O dovrebbe comunque calcolarla poi la Cassazione al momento del giudizio. A questo punto si impone una seconda domanda: siamo su “Scherzi a parte”, o qualche burlone versa nei caffè del Consiglio dei ministri sostanze allucinogene all’insaputa dei partecipanti?
Tu tieni un povero cristo, ingiustamente imputato e che doveva essere assolto, prigioniero di un processo ingiusto per un tempo indefinito, e quando infine ti decidi ad assolverlo, gli regali la prescrizione che avrebbe maturato se fosse stato assolto in primo grado? E deve dirti anche grazie? Ma lui prende un bastone, e ti insegue fino a quando non ti raggiunge (sto parlando al lucido inventore di questo capolavoro), e noi francamente non sapremmo dargli torto. Anzi, faremmo il tifo.
Diciamo lodo addio (nell’alto dei cieli), e facciamola finita con queste follie, prima che la neurodeliri si porti via tutti. Il limite della decenza lo abbiamo da tempo superato, cerchiamo almeno di non smarrire il senso del ridicolo.
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