“Devono conoscere e comprendere la Turchia” o “dovranno lasciarla“. Con queste parole il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha motivato la richiesta avanzata al ministro degli Esteri di dichiarare “persone non grate” ben dieci ambasciatori che hanno chiesto il rilascio di Osman Kavala, il filantropo in carcere in Turchia dal novembre 2017.

Si tratta dei diplomatici di Canada, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Olanda, Nuova Zelanda, Norvegia, Svezia e Stati Uniti. “Ho ordinato al nostro ministro degli Esteri di dichiarare al più presto questi dieci ambasciatori persona non grata”, ha detto Erdogan nelle dichiarazioni riportate dai media locali.

Lunedì scorso, 18 ottobre, i diplomatici in questione avevano chiesto con una dichiarazione una “soluzione giusta e rapida” del caso Kavala, accusato di spionaggio e di aver partecipato alle manifestazioni antigovernative del 2013 al Gezi Park di Istanbul. Kavala ha respinto ogni addebito. Martedì gli ambasciatori erano stati convocati al ministero degli Esteri di Ankara.

Parole dure di Erdogan nei confronti della Francia: “Non può dare lezioni di umanità alla Turchia perché ha massacrato un milione di persone in Algeria e un milione di persone in Nigeria”.

Lo scorso aprile 2021, il presidente turco venne definito “dittatore” dal premier italiano Mario Draghi dopo il caso del ‘sofagate’ al palazzo presidenziale di Ankara, in Turchia, dove il presidente turco Erdogan aveva lasciato senza sedia la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

Uno sgarbo al cerimoniale che celava, è l’opinione di molti commentatori (tra cui Emma Bonino), un messaggio politico nei confronti dell’Europa e soprattutto delle donne, sempre più sotto tiro in un Paese che sta virando di anno in anno verso una ‘teocrazia’ islamista.

“Con questi dittatori, chiamiamoli per quello che sono”, sottolineò Draghi, “di cui però si ha bisogno, uno deve essere franco nell’esprimere la propria diversità di vedute e di visioni della società; e deve essere anche pronto a cooperare per assicurare gli interessi del proprio Paese. Bisogna trovare il giusto equilibrio”.

Parole che scatenarono l’immediata reazione da Ankara con l’ambasciatore italiano Massimo Gaiani che venne convocato dal ministero degli esteri di Ankara, lì dove il il capo della diplomazia turca Cavusoglu gli ha espresso tutto il suo disappunto: ”Condanniamo con forza le affermazioni senza controllo del primo ministro italiano nominato Mario Draghi sul nostro presidente eletto”,  riferì Cavusoglu.

 

Redazione

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