L'intervista a Francesco Paolo Sisto
Rimborso delle spese legali per chi è assolto, la nuova norma che rafforzerà il ruolo del giudice rispetto al Pm

Per Francesco Paolo Sisto, avvocato e parlamentare di Forza Italia, “dopo i tanti provvedimenti che hanno massacrato il processo penale in questi anni, aver previsto la possibilità di rimborsare le spese legali agli imputati assolti è stato un (piccolo) miracolo”.
Lo scorso fine settimana, in Commissione giustizia a Montecitorio è stato approvato un emendamento, presentato da Enrico Costa (Azione) e da Pierantonio Zanettin (Forza Italia), alla legge di Bilancio che stabilisce un risarcimento delle spese legali fino a 10mila e 500 euro per coloro che solo stati assolti in via definitiva. Il capitolo di spesa è al momento stato finanziato con 8 milioni di euro.
Onorevole Sisto, il risarcimento per gli innocenti è una vecchia battaglia di Forza Italia. È soddisfatto?
Certo. Nell’attuale clima pestilenziale che caratterizza la legislatura sui temi della giustizia questa norma ha finalmente rimesso il processo penale nei binari costituzionali.
L’emendamento è stato approvato all’unanimità.
Opporsi ad un emendamento di questo genere era troppo. È un emendamento di “giustizia”.
Ci può spiegare perché risarcendo le spese legali affrontate dagli imputati per la propria difesa si recuperano i cardini del processo di accusatorio?
Glielo spiego subito. La norma punta essenzialmente a recuperare la centralità del giudice, colui che decide, rispetto al pm che accusa. Quindi c’è tutto l’interesse ad avere un accertamento approfondito della verità. E quindi una pronuncia assolutoria al termine di un giusto processo.
È la “valorizzazione” del giudice?
Esatto. È una “clausola” a difesa del giudicante. Con questa disposizione si ribadisce con forza l’importanza del giudice rispetto al pm. Chi giudica “scrive” il processo, chi accusa “partecipa” a scrivere il processo.
Che poi è quanto affermano le Camere penali a proposito della separazione delle carriere dei magistrati.
La separazione delle carriere, ricordo, non è una semplice impuntatura: come può l’arbitro essere della stessa genesi di uno dei calciatori in campo? Il giudice è un altro “mondo” rispetto ad accusa e difesa.
Pensa che questa norma influirà anche sull’azione dei pm?
Credo di si, responsabilizzando il pm nell’esercizio dell’azione penale, obbligatoria ma solo nei casi dove ci sono gli estremi. Bisogna farla finita, ad esempio, con questi processi “satelliti” incardinati solo per dare forza all’accusa principale. Adesso il pm non rischia nulla se incardina processi che andranno a finire nel nulla.
Lei prima ha detto che questa riforma è un (piccolo) miracolo. Come valuta l’operato del ministro della Giustizia?
Alfonso Bonafede è uno dei peggiori ministri della storia della Repubblica.
Giudizio severo….
Allora correggo: è il peggiore. Bonafede, comunque, è perfettamente nella scia di Andrea Orlando, il suo predecessore. Sono ministri vicini alla logica inquisitoria delle Procure della Repubblica, la cd logica pm-centrica. Tutte le riforme (sciagurate) di Bonafede, con la complicità dolosa del Pd, in materia di giustizia vanno in questa direzione.
Cos’è diventato oggi il processo penale?
È un processo che serve ad accertare i colpevoli e non la verità. Per accertare i colpevoli si aumenta a dismisura, come è stato fatto, la potenza di fuoco delle indagini preliminari del pm e quindi si cercano i colpevoli prima della sentenza.
L’imputato è messo all’angolo?
L’imputato, oppresso da misure cautelari di ogni genere, ha solo due vie d’uscita.
Quali?
Si butta sui riti alternativi che inizialmente dovevano snellire il processo e adesso sono diventati il suo “succedaneo”.
Niente processo?
No. Si fa un abbreviato con solo il materiale raccolto dal pm che impedisce ogni approfondimento o un bel patteggiamento. Le Procure vogliono evitare l’accertamento dei fatti nel processo.
Chi è in grado di affrontare il processo penale?
Il processo penale oggi è solo per gente che sa resistere. Non è per tutti. Serve resistenza, sia da parte dell’imputato che, ovviamente, da parte dell’avvocatura, nel cercare il giudizio del giudice.
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