Giovane. Ricco. Di bell’aspetto. Sposato bene. Induista. Brexiteer pragmatico. Thatcheriano convinto. Ladies and gentlemen, ecco a voi Rishi Sunak, da ieri nuovo leader Tory e Premier del Regno Unito. Un primato l’ha già conquistato: un patrimonio familiare di 900 milioni di sterline fa di lui l’inquilino più ricco nella storia di Downing Street.

Nato nel 1980 a Southampton, Sunak è il primo di tre figli. I genitori, Yashvir e Usha Sunak, lui medico e lei farmacista, di origine indiana ma nati rispettivamente in Kenya e in Tanzania, si erano trasferiti dall’Africa al Regno Unito negli Anni ‘60. Sunak ha frequentato la Stroud School, una scuola elementare privata nell’Hampshire, ed è poi riuscito a entrare al Winchester College, un collegio privato per soli ragazzi dove è diventato rappresentante d’istituto. Durante le vacanze estive lavorava come cameriere in un ristorante di curry a Southampton ma, appena finite le scuole secondarie, è riuscito ad assicurarsi un posto al Lincoln College presso l’Università di Oxford, dove ha studiato Filosofia, Politica ed Economia laureandosi col massimo dei voti nel 2001.

Non entra subito in politica: prima lavora nella finanza, per Goldman Sachs, e per società di gestione di hedge fund. Poi diventa direttore della società di investimenti Catamaran Ventures di proprietà di Narayana Murthy, uomo d’affari indiano miliardario e padre della moglie di Sunak, Akshata Murthy. La coppia si sposa nel 2009, hanno due figlie. Nel 2014 Rishi Sunak viene selezionato come candidato conservatore per il collegio elettorale di Richmond (Yorks), e nel 2015 viene eletto con il 36,2% dei voti. Entra a far parte della commissione ristretta per l’Ambiente, l’Alimentazione e gli Affari rurali, e due anni dopo viene rieletto con il 40,5% dei voti. Nel secondo governo di Theresa May ottiene la carica di sottosegretario parlamentare per il governo locale.

Nel corso degli anni sostiene sempre la Brexit, l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Dopo le dimissioni di Theresa May, Sunak appoggia Boris Johnson come leader dei Tory e nel 2019 – quando BoJo diventa premier – viene nominato Primo Segretario al Tesoro prendendo il posto di Sajid Javid, nominato Cancelliere dello Scacchiere. Viene rieletto alle elezioni generali del 2019 con il 47,2% dei voti, Sunak aveva mancato il traguardo di Downing Street a inizio settembre, quando, dopo essere risultato il più votato dai colleghi deputati nella corsa seguita alle dimissioni di Johnson sull’onda del Partygate e di altri scandali, era stato sconfitto di misura, nel ballottaggio tra gli iscritti, da Truss: poi a sua volta schiantata dopo solo sei settimane di premiership dal terremoto finanziario e politico scatenato dalle sue prime misure iperliberiste di politica economica.

I suoi messaggi da primo ministro sono già pronti, sintetizzati nell’annuncio ufficiale della sua seconda candidatura al vertice dopo il tentativo andato a vuoto a inizio settembre nel testa a testa finale con Truss: da un lato “attuare il manifesto elettorale Tory del 2019” targato BoJo; dall’altro rimettere “in sesto l’economia” del Regno, “un grande Paese in crisi profonda” sullo sfondo delle gravi turbolenze globali recenti, all’insegna “della competenza, dell’integrità e della responsabilità”. È lui a farsi carico della risposta economica del governo inglese alla pandemia, mettendo a punto un piano di aiuti colossale da 400 milioni di sterline (il più ingente nella storia del Paese). Anche lui, come Liz Truss, si definisce un “Thatcheriano di ferro” e si è espresso a favore di politiche economiche di stampo neoliberista.

Rispetto alla premier uscente, però, Sunak viene considerato di gran lunga più affidabile sulla gestione dei conti pubblici. “Abbassare le tasse ora è un grave azzardo – aveva detto in campagna elettorale qualche settimana fa -. Gli interessi saliranno alle stelle e le famiglie ne pagheranno le conseguenze insieme a un’inflazione più alta”. Il neo premier eredita una delle situazioni più difficili in cui si è mai trovato il Regno Unito. Da una parte le conseguenze reali della Brexit, dall’altra l’inflazione alle stelle, la crescita del Paese in stallo, l’aumento di mutui e bollette e il valore della sterlina ai minimi storici rispetto al dollaro. Come ai minimi storici sono i Tories: i sondaggi attuali li danno sotto di oltre 30 punti rispetto all’opposizione laburista di Keir Starmer. Nel Regno di sua maestà Carlo III si voterà – se si andrà a scadenza naturale, cosa tutt’altro che scontata – nel 2024. Due anni di fuoco per Rishi Sunak.

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Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.