La vicenda riguardante Silvia Romano va trattata senza ipocrisia e senza strumentalizzazioni propagandistiche. A mio avviso lo Stato deve garantire in tutti i modi la salvezza dei suoi cittadini, anche pagando un riscatto attraverso i servizi che su questo devono mantenere il segreto nei confronti di tutti perché questo è il loro lavoro. L’Italia ha sempre seguito questa linea tranne che in un’occasione, quella del rapimento di Aldo Moro: allora «l’autonoma iniziativa dello Stato» per dirla con Craxi o «la trattativa» per dirla col Vaticano appunto tentata dal Psi e da Paolo VI venne bloccata per ragioni ideologiche dal Pci, fu boicottata da Andreotti per salvare il suo governo, da tutto l’establishment terrorizzato dalle lettere del leader Dc, dai servizi russi e americani che non volevano a nessun costo qualunque tipo di incontro fra la Dc e il Pci.  Sul terreno della scelta dell’uso o meno del riscatto esistono grandi differenze fra gli Stati.

Germania, Israele e Francia hanno sempre avuto un comportamento pragmatico, nel senso che a seconda delle circostanze ricorrono o meno al riscatto.  La Russia di Putin per non sbagliare ammazza tutti, rapitori e ostaggi.
Gli Stati Uniti invece sono sempre stati contrari al pagamento di riscatti.  Su questo nodo ci sono stati durissimi scontri proprio con l’Italia. Il caso più clamoroso fu quello di Sigonella, ma esistono forti dubbi che, quando fu liberata la giornalista Giuliana Sgrena de il Manifesto, l’uccisione di Calipari, comandante dei servizi che aveva guidato l’operazione, avvenne per uno spiacevole incidente o fu un duro ammonimento a smetterla. Allora, a mio avviso, giustamente il governo e conseguentemente i servizi si sono mossi per salvare la vita di Silvia Romano che si era recata in Kenya per svolgere un’azione umanitaria.

Quando ci si misura con questo tipo di situazioni bisogna sempre sapere che ci si inoltra su un terreno assai scivoloso perché in qualche caso si ha a che fare solo con dei criminali, in qualche altro caso con dei terroristi che si muovono secondo logiche ideologiche, politiche e mediatiche. Silvia Romano, a quanto sembra, è stata catturata da criminali che poi l’hanno venduta a un nucleo di terroristi islamici i quali hanno giocato una partita sul terreno politico e mediatico con lei e con il nostro Paese. I terroristi islamici non hanno ucciso Silvia Romano per trarne vantaggi sul piano dell’immagine e sul piano materiale. Nel conto va messa la sua conversione che può essere anche stata indotta dai meccanismi tipici della sindrome di Stoccolma e l’eventuale riscatto.  Ebbene ritengo che il salvataggio di una vita deve andare anche al di là di questi prezzi politici, mediatici e materiali. È facile fare il duro e l’eroe stando in Italia.

Che cosa avrebbero fatto i nostri eroi qualora fossero stati prigionieri per 18 mesi di un nucleo di terroristi che possono anche aver avuto l’astuzia di sottoporre la loro vittima a un gioco di pressioni, di minacce, di promesse?
È chiaro che i terroristi ci hanno riconsegnato una persona diversa da quella che era 18 mesi fa. Bene, in ogni caso meglio così che se da quell’aereo a Ciampino fosse stata calata una bara. Dobbiamo rispettare una persona sottoposta ad una pressione così dura, durata 18 mesi, essendo per di più una giovane donna, quindi anche con la possibilità di essere sottoposta a violenze sessuali. Dopodiché diamo tempo, respiro e spazio a Silvia Romano per riflettere su se stessa, sulla sua vita, sulle sue scelte di ogni tipo, anche quelle religiose.

Se invece su questo salvataggio si scatena l’ennesima rissa politico-giornalistica cadiamo proprio nella trappola che ci hanno teso dei terroristi islamici che evidentemente non sono dei rozzi assassini, ma hanno una sofisticazione politico-mediatica con la quale bisogna misurarsi neutralizzandola non amplificandola. E poi quale avrebbe dovuto essere l’alternativa? Abbandonare Silvia Romano ai suoi rapitori sfidandoli ad ucciderla perché a noi della sua vita non interessava nulla, vista anche la sua eventuale imprudenza iniziale? Non credo che oggi l’Italia avrebbe aumentato il suo prestigio se, insieme alla tragedia in corso per il Coronavirus avessimo dovuto anche riportare a casa un cadavere.

Su tutta questa vicenda chi ha detto cose del tutto condivisibili è in un’intervista a Skytg24 Domenico Quirico, il quale ha vissuto una drammatica vicenda di altro tipo ma con evidenti somiglianze e che ha concluso dicendo «lasciamo che dopo un anno e mezzo Silvia Romano ridiventi totalmente padrona di se stessa e torni a gestire autonomamente la sua vita e le sue scelte».