“Far uscire le carceri italiane dallo stato di illegalità”. Rita Bernardini, Presidente di ‘Nessuno Tocchi Caino’, definisce così lo scopo di ‘Memento’, “l’ora d’aria” che da più di tre mesi trascorre davanti al Ministero della Giustizia per riportare l’attenzione su carceri e giustizia. “Cammino avanti e indietro per un’ora, come fanno i detenuti, parlando di questi temi – ha detto Bernardini – Per un giorno lo faccio a Napoli, davanti al carcere di Poggioreale, uno dei più affollati d’Italia”.

“Pannella li definiva ‘delinquenti professionali’ quelli dello Stato perché uno viola una volta, ma quando la violazione è strutturale e dura da decenni tu sei un delinquente professionale perché quello che dovevi fare non lo hai fatto”, ha detto Bernardini camminando davanti al carcere e dialogando con i parenti dei detenuti che possono contattarla via Whatsapp e persone che a vario titolo tutti i giorni lavorano a stretto contatto con il carcere e ben sanno in che condizioni oggi si trovino i detenuti.

“Ci è arrivata la segnalazione di una madre con un figlio autistico, con un marito in carcere a Benevento in custodia cautelare da un anno – ha raccontato Bernardini – Ci ha detto che suo figlio di 10 anni si è chiuso in camera sua e non esce più per la mancanza del padre. Si possono certamente trovare altri sistemi soprattutto se si tratta di custodia cautelare”.

Ne è convinto anche Riccardo Polidoro, Responsabile dell’Osservatorio Carceri dell’Unione Camere Penali, che ha camminato con Bernardini a Poggioreale. “Non bisogna costruire nuove carceri ma fare entrare meno persone e pensare a nuovi tipi di condanna – ha detto – leggo sui giornali che si pensa di costruire un nuovo carcere a Bagnoli poi c’è la polemica sulla costruzione del carcere di Nola di cui non è ancora stata messa la prima pietra. È inutile perdere tempo così, bisogna ripensare alle modalità di esecuzione della pena”.

Qualche giorno fa Bernardini ha incontrato la ministra Marta Cartabia, “mai trovato un Ministro così sensibile al rispetto dei diritti umani dei detenuti”. Durante l’incontro la delegazione composta tra gli altri da Bernardini, Luigi Manconi e Sandro Veronesi, ha sottoposto al ministro tutte le problematiche del carcere con i dati alla mano. “Le abbiamo spiegato che ci sono 5mila posti detentivi non disponibili”, ha detto.

“Cartabia ha espressamente parlato di ristrutturare le carceri ma non di costruirne delle nuove – ha detto Bernardini – Secondo i nostri dati il 70% dei detenuti ha pene inferiori ai 4 anni. Quindi è evidente che le pene alternative sono quelle che devono essere sbloccate in questo paese. In carcere ci devono stare molto meno persone e solo quelle veramente pericolose e su quelle bisogna lavorare perché abbiano degli sbocchi di reinserimento, che quindi possano studiare, lavorare, imparare un mestiere, non passare il tempo nell’isolamento e a far nulla”.

La delegazione di ‘Nessuno Tocchi Caino’ ha portato anche proposte concreto come amnistia e indulto, “ci ha sorriso e ha detto ‘ci vuole la maggioranza dei due terzi’ e sappiamo quali sono le difficoltà” e poi la liberazione anticipata speciale e quella della riforma strutturale.

“Il carcere non è l’unica pena – ha continuato Polidoro – una condanna può essere scontata agli arresti domiciliari o ai servizi sociali. Il carcere deve essere l’estrema ratio e deve mirare a rieducare, non a essere una vendetta sociale. Deve puntare al recupero del condannato nell’interesse di tutti perché un giorno queste persone usciranno dal carcere”.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.