Dopo 6 mesi e mezzo di stop e settimane di polemiche, discussioni e frenetici preparativi, finalmente si torna a scuola in 13 regioni italiane. Un terzo degli studenti delle superiori rimarrà a casa con la didattica a distanza, ma gli altri rientrano in aula. Tra le Regioni che ripartono anche il Lazio e a Roma, tra scuole pubbliche e private, c’è ansia, ma anche tanta emozione.

“Paura, tanta” dice ai microfoni de Il Riformista una mamma con la figlia che va alle elementari, un’altra è “felicissima e tranquilla”. C’è chi si è preparato bene. “Ho detto a mia figlia di mantenere le distanze, rispettiamo gli ingressi scaglionati, poi mascherina e scarpette igienizzate ogni giorno: abbiamo tutto il kit completo” ci racconta un genitore. Il coro, d’altronde, è univoco: “nonostante le difficoltà bisogna ripartire tutti insieme, perché la scuola è fondamentale”.

Oltre ai banchi con le rotelle, ultimamente si è discusso molto della decisione del Comitato tecnico scientifico e del Ministero dell’Istruzione sulla misurazione della temperatura a casa. “Lo trovo giusto – si espone un padre – perché ogni genitore deve assumersi la propria responsabilità”. Gli altri, in generale, sono sereni: febbre controllata prima di partire e speranza che le cose vadano bene nei prossimi giorni. Ma non mancano i problemi. “Non c’è abbastanza personale” denuncia una docente, mentre un’insegnante di sostegno parla di “sforzi per fare il possibile”. Tra il personale ATA mascherine e fogli per controllare gli ingressi, con una portiera armata perfino camice e visiera.

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Il preside dell’istituto paritario “De Merode”, frate Alessandro Cacciotti, ha atteso a lungo questo giorno. “I ragazzi entrano a gruppi – racconta – e ogni mattina li accogliamo nel piazzale dell’edificio, dove si mettono su dei punti a terra, a distanza. Poi arrivano scaglionati in aula”. Ci sono tutti i banchi monoposto, le stanze di isolamento per eventuali casi Covid e i dispenser con l’igienizzante. “Ma non so se le mascherine basteranno – denuncia Cacciotti – ne abbiamo circa 7000 e la Regione ci ha promesso uno stock di rifornimento ogni settimana. Ogni giorno però ne servirebbero 800, vedremo”.

Giacomo Andreoli e Chiara Viti

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